Enzo Avitabile è un cantautore, sassofonista e compositore napoletano con alle spalle 36 anni di carriera e più di 4000 concerti in giro per il mondo. Peppe Servillo è cantante e autore, che nel 2000 ha vinto Sanremo con gli Avion Travel. Al Festival di Sanremo presenteranno insieme Il coraggio di ogni giorno, che il 9 febbraio esce nella raccolta antologica in 2 cd di Avitabile Pelle differente.
Quanto è importante questo brano?
Enzo: Ho scritto la musica e il testo, a quattro mani con Pacifico. È un dialogo. Un omaggio alla vita di tutti i giorni, agli uomini di tutti i giorni. All’uomo comune, alla terra. È un inno per tutti i nessuno. Ai fuori di vista, alle città non frontali, quelle che vengono definite periferie. È dedicata agli outsider per poi scoprire che cantiamo una realtà comune a tutti, perché ogni uomo combatte, nella sua vita.
Il coraggio di ogni giorno, in cosa lo trova?
Da quando ho iniziato a suonare ho fatto 4000 concerti. Facendo musica e girando il mondo, ho creduto tanto nella musicalizzazione dei territori, specialmente in quei luoghi in cui difficilmente si fa un concerto. Ma il coraggio lo trovo anche con il vicino di casa, con cui vivi spalla a spalla ogni giorno, nella gente che frequento. E nella mia terra di origine. Avere una casa da cui partire è importante, quanto avere un punto di ritorno. L’importante è volare tenendo i piedi a terra e un costante rapporto tra infinito e finito.
Com’è nata la collaborazione con Servillo?
Sono il simbolo degli assemblaggi, degli incroci, della musica che gira al di fuori della definizione. Non ho mai costruito qualcosa a tavolino. Ho suonato con Guccini, Battiato, Crosby, Tina Turner. Negli anni 80 la musica ci avvicinava. Proprio per questo, dopo che è stato scelto il brano, ho pensato di non dovere andare a Sanremo da solo, senza un incrocio, un dialogo. Servillo è da sempre bravo con la parola.
L’incontro più importante?
Quello con James Brown. Storico.
Perché andare a Sanremo?
È come se andassi allo Sziget festival o al concerto del Primo Maggio come spirito, ma Sanremo è un luogo importantissimo per la musica, nella forma canzone. E siccome il mio disco è un Best of, un omaggio alla musica in quella forma, non potevo non tentare la partecipazione.
Cantate Io non mi sono mai sentito così vivo. Qual è la cosa che la fa sentire più vivo?
Mi piace il concetto che vivendo nel mondo si possa trovare una dimensione introspettiva della vita. Mi piace ritrovare me stesso nel tumulto di tutti i giorni. Mi piace trovare una coscienza più alta del grossolano quotidiano. Sento forte il rapporto con la parte spirituale e la terra.
La sua antologia si chiama Pelle differente. Quante pelli ha cambiato in 36 anni di carriera?
Diverse. Dall’82, volta per volta, nella forma canzone. Cambia la vita, cambiano i suoni, cambiano gli umori. Anche il percorso spirituale cammina. Ho iniziato da cattolico, poi buddista, poi andai in America e feci meditazione, poi di nuovo cattolico e cristiano. Diciamo che tento di essere un uomo che va oltre le definizioni e la regole.
Dopo Sanremo?
Continuerò il mio percorso di sempre, facendo concerti ovunque e comunque. Bisogna musicalizzare le terre. Vado dove mi manda la vita. Sono molto credente, sia fatta la Sua volontà.
Che Napoli porta sul palco?
Una citta non frontale. Io sono napoletano, ma mi piace portare quella Napoli che non si vede sempre, la città estesa, che combatte con la sua storia. Napoli è molto compatta ma invece di guardala dal mare la voglio vedere dal verde, dalla campagna.
È superstizioso?
No, per niente.
Cosa farà prima di salire sul palco?
Il rosario. Preghiera di azione sempre.
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