Tutto come previsto. La voce, i colori, la simpatia e il messaggio di Netta, la ragazza dallo stile giapponese che ha fatto scatenare a suon di versi del gallo tutto il pubblico dell’Eurovision Song Contest, hanno conquistato paesi, giurie e televoto d’Europa nella finale di sabato 12 maggio. La sua canzone si intitola Toy ed è un ritorno alle origini dello spettacolo esuberante dopo la vittoria di Salvador Sobral dell’anno scorso, che ha portato la 63esima edizione della manifestazione in Portogallo.

Dentro all’Altice Arena di Lisbona, infatti, si è svolta la serata finale dello spettacolo canoro più seguito al mondo, ancora una volta di più punto di incontro per paesi e nazionalità diverse che qui portano da sempre lo stesso messaggio. La musica unisce tutte le differenze, nella musica siamo tutti uguali. Tutti a bordo #allaboard, il claim scelto per quest’edizione. Anche lo spettatore non previsto che sale sul palco durante l’esibizione della Gran Bretagna, evidentemente.

26 paesi, 26 spettacoli diversi

Ogni paese ha messo in scena uno spettacolo unico. Chi in un’esplosione di colori e suoni e il bel messaggio femminista, come la meravigliosa Netta, che con le sue forme e i suoi colori stravince in quest’edizione. Chi con fuochi d’artificio e fuoco sul palco, come la bellissima Eleni Fourera di Cipro (nata in realtà a Fier, in Albania, come Ermal Meta) che mette il fuoco anche nel titolo della sua canzone Fuego. Chi con coreografia ingegnosa come la Moldavia che, grazie a un gioco di porte che si aprono, si diverte a mettere in scena doppioni su un ritmo che fa ballare tutti. Chi semplicemente con un abito da sessantacinque mila euro che fa da solo tutta la scenografia, per un’Estonia che canta in italiano e mostra un’estensione vocale invidiabile (e incredibile).

C’è chi porta divertimento, come la Norvegia con un delizioso Alexander Rybak che gioca con strumenti disegnati sullo schermo o chi, come  l’Irlanda porta invece l’amore, con due ballerini che mettono in scena il loro rapporto o la lituana Leva Zasimauskaite con marito che arriva a sorpresa sulle ultime note della canzone. C’è la Germania che canta la canzone di un papà che non c’è più, con la voce di un futuro papà che ricorda molto Ed Sheeran nelle tonalità (proprio nella seconda semifinale Michael Shulte ha rivelato che il bimbo sta arrivando e sarà maschio). Arrivano poi i fortissimi (e apprezzatissimi dal pubblico femminile eurovisivo) vichinghi danesi, con le vele delle navi sul palco a sottolineare l’orgoglio e le origini di una nazione. E poi c’è chi, come la Francia, porta la storia di un bambina che viene dal mare, con una delle canzoni più belle e emozionanti di questa edizione.

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Ermal Meta e Fabrizio Moro

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La vincitrice Netta Barzilai, israeliana

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 Eleni Foureira, Cipro

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Cesar Sampson, Austria

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Benjamin Ingrosso, Svezia

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MELOVIN, Ucraina

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Lea Sirk, Slovenia

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Elina Nechayeva, Estonia

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 Sanja Ilic & Balkanika, Serbia

Ermal Meta e Fabrizio Moro, premiati dal televoto

O chi con estrema semplicità, lancia il grande messaggio contro la paura e il terrorismo come i nostri Ermal Meta e Fabrizio Moro, i rappresentanti dell’Italia che hanno cantato la loro Non mi avete fatto niente, il brano vincitore a Sanremo, così come ci avevano già abituato. Niente fronzoli. Niente fuochi o effetti speciali. Con la grande differenza di parole tradotte sullo schermo, in 15 lingue diverse, per far arrivare il messaggio a tutti. Ha funzionato. Sono propri loro gli ultimi a esibirsi, prima che inizi il momento dei voti in cui tutti i 43 paesi coinvolti nella manifestazione siano chiamati a dare i loro 12 punti al paese preferito (dall’1 al 10 ai successivi). Quindi il televoto, tenendo conto che dal proprio paese non si può votare per la propria canzone.

Il colpo di scena finale

È sempre divertente cercare di capire quel che succede sullo schermo che somma i punteggi. Tutto va veloce, tutto diventa imprevedibile. E in quest’edizione ancora di più. All’improvviso la favorita sembra l’Austria, di cui nessuno si era accorto. E l’Italia laggiù in fondo, votata pochissimo dalle giurie. Poi la sorpresa, anzi, la realizzazione della speranza. Il messaggio è arrivato. Ed è arrivato a casa. Terzi classificati al televoto, quinti nella classifica generale, rimontano così di gran passo, mentre Netta si prende il posto che era stato dell’Austria. E così diventa ancora più vero. Conta solo la musica che parla al cuore, non i giochi politici, le simpatie tra paesi, le tradizioni di alleanze eurovisive. E alla fine, neanche i fuochi d’artificio. Non mi avete fatto niente è arrivata. Ed è arrivata forte.