Giubbotto di pelle nera, T-shirt grigia, jeans e capelli biondi dritti in testa, Ewan McGregor entra nella hall dell’hotel per l’intervista ma sembra appena tornato da un’avventura con la sua moto Bmw 1150 Gs. Si guarda intorno e incrocio il suo sguardo: due bellissimi occhi azzurri. Sfodera un sorriso. Simpatico. Certo non è tenebroso come Brad Pitt né elegante come George Clooney, ma ha fascino da vendere.
Anche nell’ultimo film di Woody Allen, “Sogni e delitti”, ora nelle sale, è un bel vedere. Interpreta un bravo ragazzo sempre in lite con il portafoglio che, insieme al fratello (Colin Farrell), si trasforma in un assassino imbranato e cinico. Nelle scene iniziali, Ewan è impegnato in un acrobatico amplesso, quasi senza veli. Non proprio una novità: dai tempi di Trainspotting, l’attore scozzese è un habitué del nudo al cinema e a teatro. Nel 1992 ha fatto scandalo esibendosi completamente svestito sul palco nella commedia What the butler saw. Eppure, anche se si è mostrato in tutto il suo splendore non è uno di quei divi che lasciano il segno. Se provate a chiedervi che film ha fatto, i titoli si riducono a due o tre.
Il motivo?
“Forse è per i film che interpreto” dice l’attore. “Non mi interessano i kolossal che promettono di sfondare al botteghino. Io scelgo i personaggi: se mi attirano li faccio, anche se in pellicole a basso budget”.
Però ha accettato di lavorare in tre episodi di Guerre stellari.
“Potevo dire di no? Rinunciare alla parte che era stata di Alec Guinness? Mia moglie avrebbe chiesto il divorzio”.
Lei è uno degli attori che più facilmente si vede nudo e in scene “hard”. Non la disturba spogliarsi in pubblico?
“Anzi. La prima volta a teatro è stato eccitante: ero svestito davanti a centinaia di persone, l’idea mi divertiva tantissimo. E poi in fondo così rendo giustizia a quelle donne che, tra gli anni Ottanta e i Novanta, hanno dovuto spogliarsi sullo schermo mentre i loro partner erano sempre vestiti”.
Lei ama i viaggi in moto. Com’è nata questa passione?
“Da ragazzo con i miei in vacanza andavamo al massimo in Francia. Quando ho finito di girare “Big Fish” in Alabama ho fatto un viaggio fino in California. E ho scoperto quanto mi piace. Da allora, appena termino un film, prendo la moto e vado: mi disintossico dalla vita da caserma che c’è sui set”.
Ha fatto anche viaggi lunghissimi.
“Sì, con il mio amico Charlie Boorman (attore anche lui, ndr) tre anni fa siamo andati da Londra a New York, passando per la Russia, la Mongolia, l’Alaska e il Canada. Ne abbiamo poi fatto il documentario “Long way round”. L’anno scorso invece siamo andati a Città del Capo, attraversando tutta l’Africa”.
E in Mongolia ha adottato una bambina. Va molto di moda tra le star diventare genitori di bimbi “esotici”.
“Io però non ne parlo. Non voglio che le mie figlie siano nel mirino dei paparazzi, è per questo che non le porto alle première: Clara, Esther e Jamiyan devono avere tutta la privacy che meritano”.
Parliamo del film di Woody Allen, “Sogni e delitti”: come lo definirebbe, una dark comedy o un dramma?
“Parte come una commedia, con le tipiche battute di Woody Allen, ma poi finisce male. Mi piaceva l’idea di fare un giovane perbene che per avidità diventa un criminale”.
Con Colin Farrell, suo partner, come è andata?
“Benissimo. Ci sono scene dove per colpa dei dialoghi surreali non riuscivamo a stare seri”.
Com’è stato lavorare con Allen?
“Fantastico. La prima volta che l’ho incontrato a New York ero terrorizzato: mi avevano detto che non ti chiama mai per nome, che non ti parla, che è scorbutico. Sono atterrato all’aeroporto JFK all’una, l’appuntamento era alle tre, ho passato il tempo a Central Park per rilassarmi. Poi mi sono presentato in un albergo sulla Quinta, nella saletta proiezioni”.
E cosa è successo?
“Non c’era nessuno e io stavo diventando sempre più nervoso. Dopo pochi minuti è arrivato Woody. Mi ha detto (Ewan imita alla perfezione la voce di Allen, ndr): “Non importa quanto veloce io cammini: arrivo sempre in ritardo, sempre. Scusami, scusami. Volevo venire io a Londra per incontrarti, ma visto che eri a Los Angeles, ho preferito che venissi tu qui. Allora vuoi fare il mio film?”. Certo, gli ho risposto. “Bene, domani ti mando la sceneggiatura. Scusa ancora ma ora devo scappare”. Ed era già fuori dalla porta”.
Caspita, che velocità.
“Ero allibito, in 45 secondi avevo avuto la parte. Che uomo Woody: gentilissimo e timido”.
Quando ha scelto di recitare?
“A 9 anni. E tutti mi prendevano in giro. A 16 ho lasciato gli studi per andare a Londra. Ero troppo giovane per iscrivermi a una scuola di recitazione, così mio zio, attore anche lui, mi ha aiutato a lavorare come comparsa. Mi prendevo molto sul serio: annoiavo tutti dicendo che non avrei mai fatto una soap opera o lavorato per un film di cassetta”.
Oggi, a distanza di 16 anni dal suo esordio, che bilancio può fare?
“Che ero un cavallo matto. E che sono rimasto un cavallo matto. Non sono poi cambiato molto”.
Ewan Gordon McGregor nasce a Crieff, in Scozia, il 31 marzo 1971. A 16 anni lascia gli studi per diventare attore e si trasferisce a Londra dallo zio Denis Lawson, che lo introduce nel mondo del teatro. Nel 1989 si iscrive alla scuola di recitazione, dove conosce Daniel Craig e Jude Law. Nel 1992 Ewan debutta sulle scene. Tre anni dopo sposa la scenografa francese Eve Mavrakis. Hanno tre figlie: Clara Mathilde, 11 anni, Esther Rose, 6, e Jamiyan, 6, adottata nel 2006. McGregor è ambasciatore dell’Unicef e ha una passione per le motociclette.
I suoi successi
Nel 1996, quando esce “Trainspotting”, il mondo dello spettacolo si accorge di Ewan McGregor. E i registi iniziano a corteggiarlo. Nel 1998 l’attore è una rockstar nel film “Velvet Goldmine”. Ma il successo per lui arriva con i primi tre episodi di “Guerre stellari” (1999, 2002 e 2005), dove interpreta il giovane Obi Wan Kenobi. Nel 2001 recita, canta e balla in “Moulin Rouge!” al fianco di Nicole Kidman. Nel 2003 Tim Burton gli affida la parte da protagonista in “Big Fish”. Ewan è ora nelle sale insieme a Colin Farrell in “Sogni e delitti” di Woody Allen.