Il Festival di Sanremo che non ti aspetti
Avrebbe dovuto essere il Festival di Nicole Kidman e di Elton John e invece, almeno mercoledì sera, è stato quello di Ezio Bosso, musicista che a 44 anni ha già lavorato con la London Symphony Orchestra, la London Strings, l’ Orchestra del Teatro Regio di Torino, la Filarmonica ‘900 e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Il perché del suo successo
La standing ovation dell’Ariston più commossa l’ha trascinata lui. E non tanto per quella sclerosi laterale amiotrofica che lo sta consumando, ma per quello che ha detto. Quindici minuti di pensieri, parole e musica che hanno segnato la storia del Festival trasformando la sua “Following a bird” in un bestseller su iTunes. La sua è stata una lezione di vita, capace di ricordare che “la musica siamo noi”, “la musica è una fortuna e soprattutto, come diceva il grande maestro Claudio Abbado, è la nostra terapia”.
La carriera di Ezio Bosso
Nel paese in cui tutti parlano infischiandosene delle opinioni altrui, è stata una lezione di vita sentir dire che “ascoltare è la cosa più importante che esista” e “noi uomini siamo buffi perché tendiamo a dare per scontate le cose belle”. Ezio Bosso ha scritto musica per coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela e per registi teatrali come James Thierrèe. Mentre nel cinema la lavorato con registi quali Gabriele Salvatores, firmando le colonne sonore di “Io non ho paura” e “Quo vadis baby?”, oltre a quella del più recente “Il ragazzo invisibile”.
Il suo disco: “The 12th Room”
Paradossale che l’ex “enfant prodige” torinese sia arrivato al suo primo disco solo ora. Ma grazie a questa “follia” del Festival, il suo “The 12th Room“, registrato quasi interamente live lo scorso settembre al Teatro Sociale di Gualtieri (Reggio Emilia), sembra destinato a regalargli l’attenzione faticosamente ricercata per quattro mesi. Sanremo era il suo sogno, quello che cullava fin da ragazzo davanti alla richiesta della portinaia “quando suonerai a Sanremo?”.
Le sue risposte alle provocazioni
La disarmante semplicità di un disco importante è la stessa messa nel rispondere alle provocazioni sulla sua malattia, come quella avanzata tempo fa su Twitter da Spinoza che scriveva: “è davvero commovente vedere come anche una persona con una grave disabilità possa avere una pettinatura da coglione”. “È perché cerco di pettinarmi da solo”: questa fu la risposta, semplice, ma definitiva di Ezio Bosso. Proprio come la “Following a bird”, traduzione di “seguendo un uccellino” (perché usare titoli inglesi “fa più fighetto”) eseguita dal compositore piemontese all’Ariston. “Seguendo il volo di un uccellino, infatti, mi sono perso e mi sono messo a ragionare sull’importanza di perdersi per imparare a seguire” assicura. “Noi diciamo che perdere è brutto, invece no: perché a volte perdere i pregiudizi, le paure, il dolore ci avvicina”.