Fantozzi, il più grande “perditore” di tutti i tempi. Se lo dice da solo, con una voce che è uno sfiato, non un suono: «Ho perso sempre tutto» si sfoga con la moglie. «Ho perso due guerre, un impero coloniale, otto campionati mondiali di calcio consecutivi, la capacità d’acquisto della lira, la fiducia in chi mi governa… E poi anche la testa per un mostr… per una donna come te». Questo il segreto che lo rende indistruttibile: perditore come lui, nessuno. Se ti capita di fronte, non puoi non ridergli in faccia e, al tempo stesso, non provare tenerezza, ieri come oggi. Ha qualcosa di tutti noi. A 50 anni dalla sua apparizione, ci dice chi eravamo, chi siamo e, probabilmente, chi saremo ancora.
Come è nato il ragionier Ugo Fantozzi
Il ragionier Ugo Fantozzi, storpiato da colleghi e conoscenti in Fantocci, talvolta in Bambocci o Mortacci, perfino in Merdaccia, è un perdente invincibile. Inesauribile. Come un fumetto. Un misto di Paperino e Willy il Coyote, catalizzatore di tutte le sfighe e le miserie umane. Solo che non è un fumetto. È di più: è una maschera della commedia italiana, fratello di Arlecchino e Pantalone, la più grande maschera del nostro ’900 dopo Totò. Tragicomica, di una comicità feroce.
L’ha disegnata così Paolo Villaggio, in libri e film. Villaggio, classe 1932, sceglie come data di nascita dell’arcitaliano Fantozzi il 17 luglio 1934. Comincia a scrivere le storie di questo servile impiegato di nessun talento nel 1968. Le racconta in televisione e le pubblica sul settimanale L’Europeo. Il povero tapino diventa subito popolare e in poco tempo sbaraglia la concorrenza di altri due personaggi dell’attore genovese: il professor Kranz, quello del «Chi viene a voi adesso?», e Giandomenico Fracchia, quello che sprofonda nella poltrona sussurrando «Come è umano lei!».
Fantozzi: il primo libro e il primo film
Nell’agosto del 1971 Rizzoli pubblica il primo libro delle sue avventure d’ufficio, di famiglia, di innamorato e sfigato di successo. Si intitola Fantozzi: più di 20 ristampe e 1 milione di copie vendute. Dopo 3 anni esce Il secondo tragico libro di Fantozzi. Nel 1975 il ragionier Ugo arriva al cinema, sempre con il cognome per titolo e la regia di Luciano Salce. L’anno successivo, una nuova pellicola: Il secondo tragico Fantozzi.
La chiave del successo di Fantozzi
Il personaggio spiazza ma accoglie lo spettatore, non lo fa sentire solo. Rischia anche di mangiarsi il proprio autore. Come Sherlock Holmes con Conan Doyle e Arsène Lupin con Maurice Leblanc. La chiave del successo è nella presa in giro sfrontata e anarchica, quasi di sadica derisione, della società del consumo, dei ricchi potenti e dei piccoli borghesi con tutto il loro conformismo e perbenismo. Coniugando teatro dell’assurdo e sventure di un uomo ridicolo, ha messo a fuoco l’identità da nerd dell’italiano medio. Ma la forza del personaggio, giacca improbabile, mutandoni ascellari, basco in testa, movimenti goffi, aumenta grazie al contesto in cui si muove, grazie a tutto il suo mondo: la moglie premurosa, la figlia brutta come una bertuccia, il Megadirettore Galattico, il ragionier Filini, la signorina Silvani, la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, l’ufficio, il cineclub, la partita a tennis, le ferie, l’indistruttibile Bianchina Fiat. Cambiano le epoche, gli stili, le mode, non le motivazioni di un modo di essere.
Fantozzi è un modo di essere
E Fantozzi è un modo di essere, senza tempo. Per questo resiste contemporaneo. Come resistono Amleto e il suo dubbio amletico, Don Giovanni e il suo dongiovannismo, Don Chisciotte e la sua inclinazione donchisciottesca. Personaggi capaci di attraversare le epoche, perché svelano uno o più caratteri connaturati all’essere umano. Non per niente la lingua italiana ha accolto l’aggettivo fantozziano per definire «l’uomo incapace, goffo e servile, che patisce continui fallimenti e umiliazioni, portato a fare gaffe e a sottomettersi ai potenti». E fantozziana è ogni «situazione ridicola e penosa».
Infine, cosa c’è di più contemporaneo della scena che nel Secondo tragico Fantozzi comincia con una voce fuori campo enfatica: «Sabato 18, in telecronaca diretta da Wembley, Inghilterra-Italia…». Fantozzi ha un programma formidabile: in poltrona davanti alla tv con calze, mutande, vestaglione di flanella, frittatona di cipolle, birra gelata, tifo indiavolato e rutto libero. Rispetto ad allora, oggi cambierebbero soltanto il vestaglione e la frittatona di cipolla. Per il resto, uguale. E però il suo capo, che lo ha sempre chiamato Fantocci o Merdaccia, gli rovina la festa. È uno spocchioso arrogante patito di cinema muto. La sera della partita ha fissato la visione obbligatoria della Corazzata Potëmkin (per questione di diritti internazionali ribattezzata Corazzata Kotiomkin). L’ennesima umiliazione. Ma Fantozzi questa volta ne esce con un colpo di genio, uno scatto liberatorio, gridando in pubblico: “Per me La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca!”. Un trionfo. Applausi, ovazione, euforia dei colleghi in sala e del pubblico a casa.
In ogni sua storia ci sono un paio di scene simili. È in queste occasioni preziose, quando libera il coraggio, che il ragionier Ugo, l’uomo-massa bastonato, si lascia alle spalle i suoi anni ’70 e si rivela eterno. È per questo scatto di dignità che oggi si sorride. E gli si vuole bene. È rimasto un’iperbole di personaggio, ma con il passare degli anni la sua fragilità è più evidente, sotto la maschera. Più evidente la sua umanità, oltre l’apparenza. E in questa umanità si specchia la nostra.
Fantozzi: 8 romanzi e 10 film
Si intitola Fantozzi ed esce nel 1971 il primo libro sul ragioniere sfigato: raccoglie i racconti firmati da Paolo Villaggio su L’Europeo. Nel 1975
arriva il film omonimo interpretato dallo stesso Villaggio. L’ultimo dei 10 film, Fantozzi 2000 – La clonazione, è del 1999; l’ultimo degli 8 libri, Tragica vita del ragionier Fantozzi, è del 2012.
L’ultimo libro di Gian Luca Favetto è Attraverso persone e cose (Add)