«Piacere, Tiberio». La voce è tranquilla, anche nel bel mezzo di un tour, in movimento tra Roma e Milano. Chiama da una strada trafficata per non rischiare di non farsi sentire: in ufficio c’è poca connessione, e noi dobbiamo capirci. È così che Fasma, cantautore romano che ha conquistato il pubblico già nel 2017 con il primo EP WFK.1, rapisce ancora oggi. Con tre album (e un Sanremo) alle spalle, è pronto a ripartire e lo fa senza la fretta dell’arrogante né la paura del principiante: la sua è la serena consapevolezza di essere sulla strada giusta.

Con il Bisco Tour, appuntamento il tre date che l’ha portato a Roma lo scorso 15 aprile, a Milano il 24 aprile e venerdì 2 maggio a Bari, ha scelto di incontrare quanti più fan possibili rendendo ogni tappa gratuita. Le regole, gli schemi, e le nuove aspettative dell’industria musicale non lo riguardano più: «Quando scrivo, mi convinco solo se quello che faccio piace a me, parla di me», mi racconta, «tutto il resto non lo considero».

Intervista a Fasma: Vacci piano!

La cover di Vacci piano!, il nuovo singolo di Fasma

L’uscita di un nuovo singolo è sempre un momento importante: tu come la stai vivendo?

«Molto, molto bene! Sento che stiamo facendo cose belle, quindi sono davvero carico».

Com’è nata Vacci piano!, e di cosa parla?

«Avevamo registrato qualche anno fa il brano, perciò dopo anni è stato molto difficile riprenderlo in mano e lavorarci, sia per me che per GG (il produttore, ndr). Però è stata una sfida nel senso buono del termine, perché era un brano in cui credevamo troppo per lasciare che potesse “prendere polvere”. È un pezzo che ha un’intimità unica, e non volevamo rimanesse chiuso in un computer o tenercelo per noi».

Rispetto alla versione originale, avete fatto tanti cambiamenti?

«No, anzi, non è cambiato quasi nulla. La seconda strofa è stata quella su cui abbiamo lavorato di più, abbiamo davvero creato mille versioni diverse, ma solo perché volevamo a tutti i costi che fosse onesta, che io la potessi sentire mia ancora oggi. Ho cercato di sfidarmi, cercando di raccontare quello che sono oggi grazie alle esperienze del mio passato, di quello che ero due anni fa. Perciò è stata una bellissima esperienza: l’ho riscritta con un altro cuore, un’altra testa, un’altra mano e un altro cuore».

Nel brano c’è una metafora importante, quella del ghiacciaio, che ti racconta molto bene…

«Sì, e quella è una delle frasi più belle perché mi dà la possibilità di dimostrare che è cambiato tutto, ma anche niente, perché poi la radice è sempre la stessa. Quella del ghiacciaio è un’immagine a cui tengo tantissimo, racconta il bisogno che soprattutto adesso sentiamo tutti di scaldarci a vicenda, di starci vicini. In un mondo in cui siamo immersi in plastica, circondati e soffocati da oggetti, ci sembra di toccare anche le persone come se fossero oggetti come altri».

Il fatto che un abbraccio possa riuscire a scaldare e a tirar fuori la luce da un mondo al buio è una cosa in cui credo, ma anche un augurio che faccio a chiunque.

È con l’idea di scaldare un mondo buio e freddo che hai scelto di fare questo tour gratuito?

«Sì, devo dire è stata una scelta molto naturale. Io credo che le cose si debbano fare solo quando le sentiamo dentro, come quando siamo innamorati: ti è mai capitato di essere innamorata e fare quella cosa che non ti aspetteresti mai da te stessa? Per poi risponderti che l’hai fatto solo perché in quel momento ti faceva stare bene? Ecco per me questo tour è nato così. Avevamo dei pezzi giusti e il tour era un’esigenza naturale, non dettata dal mercato né altre costrizioni del marketing che spesso mi fanno sentire davvero in prigione: oggi volevo libertà e volevo esprimermi, e sento di starlo facendo nel modo giusto».

Intervista a Fasma, tra ieri e oggi

Hai cominciato a suonare quando avevi solo 13 anni (oggi ne ha 29, ndr): ti sei mai fermato?

«A volte sì, ma mai del tutto. Io credo nel movimento: non nella corsa, né nelle gare, ma credo nel muoversi con un perché. Oggi spesso, soprattutto nel mondo della musica, siamo spinti a muoverci solo per il gusto di farlo, senza una direzione: per me è meglio scegliere la calma, fare un centimetro al giorno, ma farlo tutti i giorni, e crederci davvero».

Vacci piano! sarà solo l’inizio di un progetto più ampio: cosa puoi spoilerarci?

«Zero aspettative, ma musica bella, musica lenta».

A che punto ti senti della tua carriera?

«Non ci ho mai pensato, cerco di pensare che la musica sia sempre una cosa che cresce nel tempo. Penso sempre alle canzoni che farò domani più a che a quelle che ho fatto prima, mi sento davvero come un falegname, un allenamento costante che ti migliora col tempo. Anche scrivere è così, è il lavoro che amo e so di avere ancora spazio per crescere e continuare a migliorarmi».

Il potere della musica, e quello che conta davvero

La musica oggi, oltre alle costrizioni del marketing, è sempre più legata al concetto di viralità. Tu hai già avuto un successo virale, Mille pare, come hai vissuto quest’esperienza? Ti ha influenzato nella scrittura dei nuovi progetti?

«C’è un lato positivo di queste nuove regole della musica, ovvero che ti fanno conoscere a un pubblico veramente ampio. E questo non si può negare. Mi fa sorridere che ti sei confusa, il mio brano si chiama Mille notti: questo secondo me è il perfetto esempio del lato negativo, ovvero che poi in quel mare di proposte è difficile andare in profondità, e si rischia di perdersi tra i nomi. Io non ci penso proprio quando scrivo e lavoro ai pezzi, l’importante è che un brano piaccia a me. Anzi, se proprio penso a qualcosa, penso a come sarà live!»

Il tuo tour è iniziato in questi giorni, com’è stato tornare a suonare?

«Roma è stata un esperienza magnifica, non vedo l’ora di suonare a Milano, ma è sempre qualcosa di magico. Avevamo uno spettacolo organizzato, credo anche il pubblico non avesse aspettative, ma siamo stati accolti a braccia aperte, è stato un momento di scambio che porterò nel cuore».

Ti sorprende ancora la musica, dopo tutti questi anni?

«A me la musica sorprende tutti i giorni, come la vita! Solo sorprendendomi per la vita posso riuscire a trasformare i suoi messaggi in musica. Il giorno in cui smetterò di sorprendermi per la vita, sicuramente smetterà di sorprendermi anche la musica».