Tiberio Fazioli, Fasma, è nato nel 1996 ed era tra i giovani della scorsa edizione dove non ha vinto in termini di podio, ma di numeri. Il rapper romano canta Parlami, un brano intenso di sofferenza e amore. Nella serata delle cover ha cantato La fine, con Nesli. Quando parla della sua musica, del suo essere a Sanremo e delle sue canzoni, parla sempre al plurale, perché non c’è niente di quello che fa che considera solo suo. È la sua crew, la WFK, fondata insieme al produttore GG (Luigi Zammarano). La consapevolezza: non bisogna dare nulla per scontato.

Torni tra i Big.

Quest’anno il mondo si è fermato, ma noi abbiamo cercato di prendere il meglio da questo periodo e ci siamo messi in dubbio, arrivando a una crescita personale fortissima. Siamo maturati e questo ha influenzato anche l’aspetto musicale. Essere qui è una grandissime emozione. È un anno che non salivo su nessun palco. Ho voglia di dimostrare chi sono.

Sei soddisfatto delle tue esibizioni?

Tengo la testa bassa. Ma sì, ne avevo tanto bisogno.

Perché cantare La Fine con Nesli nella serata delle cover?

È un brano che ha segnato la nostra adolescenza. Personalmente non avevo mai cantato il testo di qualcun altro, volevo farlo con una traccia che amo. Nesli è una persona a modo, molto bella. Guarda negli occhi e per me è una cosa importante.

Quando è nata Parlami?

È nata qualche mese fa, di getto. Avevo questo ritornello, GG si è messo a suonare il piano,  p nata questa traccia. Come sempre all’inizio le canzoni non mi convincono mai. Ma poi ci ho riflettuto e qualche giorno dopo l’abbiamo presentata.

Sei stato scelto tra i giovani della scorsa edizione. Mentre il vincitore Leo Gassman è rimasto escluso. Che effetto ti ha fatto?

Essere scelto è stato inaspettato. Leo è una persona fantastica. È stata una bellissima emozione, in generale sono una persona che si aspetta poco, nel momento in cui ci hanno accettato è stato bello.

Quanto conta l’arte per te?

È fondamentale. L’arte comunica sempre qualcosa in maniera impersonale, che è la cosa più bella. Non ha età, è di tutti e di nessuno. Perché non ha regole. Abbiamo creato sistemi per ogni cosa, cerchiamo di prevedere il futuro, studiamo il meteo, calcoliamo le conseguenze delle nostre azioni. L’arte invece agli occhi di tutti è imprevedibile. Noi, il nostro progetto, ne siamo un esempio palese.

Per scrivere canzoni hai bisogno di soffrire?

Io ho bisogno di esprimermi, racconto poco i miei problemi, mi piace farlo con la musica, soprattutto per esprimere concetti su cui trascorro ore, quando riguadano me. All’interno di sei parole messe in fila sotto una nota riesco a esprimermi senza problemi.

“Parlami parlami dai ti prego guardami perché dentro i tuoi occhi già vedo come mi immagini”. Come ti vedono è così diverso da come sei?

Diprende da quale parte di me conosci

La tua consapevolezza?

Non bisogna dare nulla per scontato.

Hai scritto tanto in questi mesi?

Sinceramente sì, siamo stati in studio, ci sono entrato ad agosto e non ho più voluto lasciarlo. Avevo troppe cose da dire, volevo sfruttare al massimo ogni momento. Quello che posso anticipare è che il rock sta trovando un suo spazio nella nostra musica, spero potrà piacere a tutti.

Scrivi solo canzoni?

Io scrivo molto in studio, lo scrivo di getto, ma anche idee e disegni. Tutto quello che mi capita.

Cosa porti con te a Sanremo, che non puoi proprio lasciare a casa?

Un elastico, che mi porto sempre con me. Ha dietro un motivo importante.

Cosa ti fa ridere?

Stare con la mia famiglia, i miei amici, le cose demenziali.

Cosa non può mancare nella tua dispensa?

Acqua frizzante, che più frizzante non esiste. E roba salata, col dolce non vado d’accordo.

Una verità su di te

Sono permaloso.

Cosa ti aspetti da questo Sanremo?

Che questa canzone possa davvero preparare a un nuovo punto di vista per il nostro nuovo progetto. Abbiamo davvero tante cose da dire.