«Vedere la mia faccia sullo schermo è come visitare un parco nazionale». Frances McDormand è cosciente, pur con l’ironia che la contraddistingue, di essere una forza della natura. Se il 25 aprile vincerà il suo terzo Oscar per Nomadland, storia di una donna che si ritrova “on the road” fra i nuovi nomadi d’America diretta dalla regista cinese Chloé Zhao, non è solo per il suo talento, ma perché ha scelto la libertà di essere se stessa, sempre. E di raccontare donne vere, alle prese con i terremoti della vita, lontane dallo show di chi insegue la bellezza a costo di pietrificarsi a colpi di botulino.

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A quel mondo la 63enne antidiva americana lancia il suo sguardo di sfida su ogni red carpet, arrivando senza trucco e con le Birkenstock sotto l’abito da sera, a stonare volutamente fra i tacchi firmati Jimmy Choo. Così 3 anni fa ha ricevuto l’Oscar per Tre manifesti a Ebbing, Missouri facendo alzare in piedi le signore in sala in una chiamata alle armi di tutte le creative che gli studios non vogliono finanziare. Lei ha risolto il problema scegliendo e producendo le storie da interpretare.

«A Hollywood non ero mai abbastanza carina. Troppo alta, bassa, magra, grassa, bionda… Mai giusta per il ruolo principale» dice. «Così sono diventata l’amica della protagonista o la fidanzata dell’eroe di turno».

Frances McDormand Roma 2019
Frances McDormand alla Festa del cinema di di Roma nel 2019 in sandali Birkenstock.

I ruoli secondari a inizio carriera

Eppure è memorabile in tanti film d’autore e nei titoli diretti dai fratelli Coen, a cominciare dal primo, Blood simple – Sangue facile (1984), che ha fatto anche nascere l’amore tra lei e Joel, sposi quello stesso anno. Nel secondo film dei due fratelli, Arizona Junior (1987), Frances McDormand aveva un ruolo secondario e usava protesi al seno che, a 30 anni, le hanno portato una pioggia di altre offerte. «Donne “con il seno grosso”, diceva ogni sceneggiatura!» ha raccontato. «Andavo ai provini portandomi dietro le tette finte, finché un produttore mi ha proposto di pagarmi l’intervento chirurgico». Rifiutato, ovviamente. Nonostante le lodi sperticate dei critici, non è mai diventata una stella assoluta, neppure per il marito e il cognato Coen.

L’unione con Joel Coen

«Joel mi diceva: “Non è scontato che ci sia sempre un ruolo per te”. È stato un principio della nostra vita di coppia». A unirli, le passioni. «Mi ha sedotto consigliandomi libri come Il postino suona sempre due volte, uno dei più “hot” in assoluto. E io lo invitavo da me a parlarne. Con lui ho scoperto che si può avere una relazione profonda e passionale senza rovinare quella lavorativa» ha rivelato in una delle sue rare interviste.

Frances McDormand Olive Kitterridge Joel Coen
Frances McDormand con il marito, il regista Joel Coen: si sono innamorati sul set di Blood Simple. Lei ha recitato finora in 7 film diretti da lui.

Anche l’ironia è un’affinità. «Il fatto che faccio sesso con il regista potrebbe avermi aiutato ad avere la parte» ha dichiarato ai tempi di Fargo (1997), che le ha portato l’Oscar come migliore attrice per il ruolo della poliziotta che indaga su delitti efferati al gelo e incinta. Il pancione, nel film, era finto ma pure lei stava diventando madre: poco dopo è arrivato Pedro, il figlio adottato in Paraguay.

Frances McDormand Pedro Joel Coen
Frances McDormand con Pedro, il figlio adottivo, e il marito Joel Coen.

Frances McDormand e la maternità

Pochi ricordano che la stessa Frances è stata adottata. Il suo vero nome è Cynthia Ann Smith e aveva 1 anno e mezzo quando è stata affidata a Vernon e Noreen McDormand, un pastore protestante e un’infermiera. Chissà che empatia e umiltà dell’attrice non abbiano radici lì: dicono definisse “white trash”, “spazzatura bianca”, se stessa e la madre biologica, forse una parrocchiana di McDormand. La maternità è poi diventata il suo centro e punto d’orgoglio. Le ha fatto sentire la furia di Mildred in Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017), commedia nera e tragedia dove interpreta una madre che vuole giustizia per la figlia violentata e uccisa. È al suo “clan”, cioè a Joel e Pedro, che l’attrice ha dedicato la seconda statuetta, vinta con quel film: «Due uomini cresciuti da madri femministe, capaci di valorizzare se stessi e gli altri, di sostenermi e sostenersi. So che siete fieri di me».

Le critiche al marito

Al marito non ha risparmiato critiche, sul fronte professionale, nella battaglia per ottenere parità di ruoli e compensi per le attrici. Quando gli ha chiesto perché non scrivesse personaggi femminili più interessanti, lui non ha saputo risponderle. E così, nel 2014, Fran – come la chiamano amici e parenti – ha iniziato a cercarseli da sé, producendo e interpretando i film e affidandone la regia a donne. Ha trasformato la ruvida e poetica Olive Kitteridge creata dalla scrittrice Elizabeth Strout nell’eroina di una miniserie tv che ha vinto 8 Emmy Awards senza avere le proverbiali 3 “s” – sesso, sangue, soldi – dei successi annunciati.


Quando ha vinto il primo oscar per fargo, diretta dal marito Joel Coen, ha detto, con la consueta ironia: «Fare sesso con il regista potrebbe avermi aiutato a ottenere la parte»


Nomadland, candidato a 6 Oscar

Stesso percorso per Nomadland, Leone d’oro all’ultima Mostra di Venezia e ora candidato a 6 Oscar. Acquisiti i diritti del libro-inchiesta di Jessica Bruder (ed. Clichy), McDormand ha affidato la regia a Chloé Zhao. Il risultato è un film che mescola fiction e realtà coinvolgendo i veri nomadi che popolano l’Ovest americano, perché impoveriti o perché attratti dalla vita “on the road” che fa parte del sogno americano.

L’attrice interpreta Fern che, rimasta vedova e persi lavoro e casa, vive di lavori saltuari dormendo in un furgone. «Ho viaggiato 5 mesi come queste persone, che sono una grande comunità negli Usa. Ho lavorato davvero in un centro Amazon, in un bar, in un parco, senza che mi notassero. Volevo rispettare le loro vite, immedesimarmi. Mi hanno lasciato una grande umiltà» racconta lei.

Anni fa aveva detto al marito: «Quando avrò 65 anni partirò sola e vivrò in un van per un po’». Intanto lui l’ha scelta come Lady Macbeth in The tragedy of Macbeth mentre Wes Anderson l’ha voluta in The French Dispatch, che a luglio potrebbe essere al Festival di Cannes. A giugno Frances McDormand compie 64 anni. Riuscirà il cinema a farle rimandare il suo viaggio on the road?