Oggi siamo tutti profondamente addolorati dalla morte del cantautore Franco Battiato, artista colto e raffinato e grande maestro di vita per molti. Con il suo inconfondibile stile musicale, «frutto di un intenso studio e di febbrile sperimentazione», come ha scritto il presidente Mattarella sull’account Twitter del Quirinale, Battiato ha affascinato un vasto pubblico, anche al di là dei confini nazionali. Se ne è andato in una mattina di sole di maggio nella sua residenza, l’ex castello della famiglia Moncada a Milo, in Sicilia, ai piedi dell’Etna.
Fin dagli anni Sessanta la sua grandezza musicale è stata affiancata al mix perfetto di stili quali il pop, il rock progressivo (forse non tutti ricordano che è stato il primo ad utilizzare il termine nel nostro Paese), l’etnico, la lirica e perfino suoni elettronici.
Dopo quasi vent’anni di grandi sperimentazioni sonore, Franco Battiato raggiunge il successo negli anni Ottanta: il brano cofirmato con Alice Per Elisa gli fa vincere il Festival di Sanremo e per lui arriva la consacrazione. L’album La voce del padrone, con le mitiche canzoni Centro di gravità permanente e Cuccurucucu, ha fatto il resto. Un giorno raccontò: «Ho passato gli anni 70 a fare vocalizzi ed esperimenti. Poi ho deciso di avere successo. Mi sono chiuso un mese in un garage a Milano, e ne sono uscito con La voce del padrone». Forse il disco più bello, certo quello di maggior successo mai inciso da un cantautore italiano.
Ma è con la “poesia” La cura, arrivata a metà degli anni Novanta, che gli si riconosce il vero valore letterario del suo lavoro. E nel giorno della sua dipartita è proprio questo il brano che abbiamo voglia di continuare ad ascoltare per ricordare il suo genio.
Franco Battiato si è spento dopo una lunga malattia e tanta sofferenza. Tutti sapevano che era malato ma in pochi possono dire con certezza di conoscere il male contro il quale lottava da ormai tre anni. I tantissimi fan e colleghi del cantautore catanese ricordano sui social la sua ultima apparizione del 2019 in concomitanza con l’uscita del disco Torneremo ancora: in quell’occasione era stato diffuso un video senza audio perché «Non sta sufficientemente bene da poter essere qui a parlare con tutti noi», aveva detto il suo manager, Franz Cattini. Ma il padre della musica colta aveva già cantato il suo ultimo, grande messaggio d’amore per la vita che «non finisce, è come il sonno» in una «terra senza confini».
Un vero filosofo rivoluzionario, nei suoi ultimi lavori, che lo hanno reso uno degli artisti pop più colti di sempre, così come nel lento e silenzioso addio.