«Non sarò una rockstar, sarò una leggenda». Basterebbe questa dichiarazione di Freddie Mercury per capire che il frontman dei Queen ha sempre avuto le idee chiare. A 27 anni dalla morte, Farrokh Bulsara (questo il suo vero nome: per il cognome d’arte si ispirò a Mercurio, messaggero degli dei) continua a essere celebrato in tutto il mondo. A cominciare dal film“Bohemian Rhapsody”, in uscita il 29 novembre: è il biopic sulla storia dei Queen che ripercorre la loro carriera e si conclude con la ricostruzione del Live Aid del 1985, considerata la migliore esibizione live della storia. Secondo un sondaggio della BBC, i Queen, che hanno venduto 300 milioni di dischi, superano in popolarità sia i Beatles che i Rolling Stones, anche per via di uno stile unico: la loro musica è un ibrido tra hard rock, pop, heavy metal e cabaret con un tocco di opera. Eppure sono stati oggetto di dure critiche: all’inizio la stampa inglese, che non riusciva a inquadrarli, li considerava “rock da supermarket”, mentre la rivista Rolling Stone definì la canzone “Bohemian Rhapsody”, che nel 2004 è entrata nella Grammy Hall of Fame, “un guazzabuglio sfrontato”. Freddie sfuggiva a ogni etichetta e, inimitabile e autentico, non si curava di quei giudizi: sapeva che il suo pubblico era fatto di persone che faticavano a trovare il proprio posto nel mondo. Come lui, nato a Zanzibar nel 1946, cresciuto a Mumbai, in India, con la nonna e la zia, e dai 18 anni in Inghilterra.
Aveva 4 incisivi in più e un’estensione vocale “disumana”
La band, composta anche da Brian May, Roger Taylor e John Deacon, nasce nel 1970 e scrive canzoni che parlano di amore, lotta contro ogni tipo di oppressione e della libertà di essere se stessi. Come in “I want to break free”: nel video il gruppo appare vestito da donna (Freddie è in minigonna di latex e maglia rosa) e fu censurato da MTV per 7 anni. Per Mercury, che sognava un’esistenza di eccessi, la paura più grande era la noia: «Purché la mia vita sia favolosa, non importa quando finirà» diceva. E a chi gli chiedeva dove si immaginava, di lì a 20 anni, rispondeva: «Sarò morto, tesoro!». Aveva un’estensione vocale di quattro ottave e, nel 2016, un gruppo di ricercatori europei ha scoperto che le sue corde vocali si muovevano più velocemente di quelle di chiunque altro. Lui credeva che fosse dovuto alla conformazione della bocca e che quei quattro incisivi in più, causa di grandi insicurezze, contribuissero al suo talento. I concerti dei Queen erano veri e propri fashion show: «Abbiamo più in comune con Liza Minnelli che coi Led Zeppelin» diceva Freddie. Il quale era tanto timido nel privato quanto stravagante sul palco, dove sfoggiava outfit vistosi, come la corona e il mantello di ermellino per “God save the Queen” o la giacca militare gialla indossata nel 1986 durante il “Magic Tour”, così iconica che la statua di bronzo a lui dedicata, esposta in Svizzera, lo ritrae così.
Dai Muse e Lady Gaga: tanti cantanti oggi si ispirano a lui
Il leader dei Queen non discusse mai pubblicamente la propria sessualità e restò un mistero anche per il resto della band. Ebbe 2 grandi amori: Jim Hutton, che fu al suo fianco per 7 anni fino alla morte, avvenuta il 24 novembre 1991 a causa di una broncopolmonite aggravata dall’AIDS. E, prima di lui, Mary Austin, sua fidanzata nella prima metà degli anni ’70, alla quale dedicò “Love of my life”: è la sola a conoscere il luogo in cui sono sepolte le sue ceneri. Freddie è diventato il simbolo della lotta all’Hiv, essendo stato uno dei primi artisti a parlare pubblicamente della malattia. Dopo la sua morte i Queen hanno continuato a esibirsi (anche se Deacon è uscito dal gruppo), prima con Paul Rodgers e, oggi, con Adam Lambert. Sono tanti gli artisti che si sono ispirati a loro: come i Muse, Lady Gaga (che ha preso il nome dal brano “Radio Gaga”), Cesare Cremonini. E la Queen mania non passa: dopo 12 anni a Londra, torna in scena in Italia il musical “We Will Rock You”, con 24 delle loro hit e un tour che si concluderà il 9 aprile. Se passate per Carnaby Street, a Londra, la strada è illuminata dal logo dei Queen (disegnato dallo stesso Mercury) e da luci al neon colorate che riproducono le strofe di “Bohemian Rhapsody”. Inoltre, fino al 6 gennaio, un pop-up store espone costumi, foto, vinili e memorabilia. In “Who wants to live forever” Freddie si domandava: “Chi osa amare per sempre, quando l’amore deve morire?”. Quello per lui, a dispetto del destino, è ancora vivo nei cuori dei fan.