Ho visto Frozen II – Il segreto di Arendelle in un pomeriggio piovoso, uno di quelli in cui vorresti restare sotto le coperte con la cioccolata calda, avere la mamma che ti fa le coccole e possibilmente anche sette anni e, come unico problema, la maestra fissata con la tabellina del nove. Io di anni ne ho 37, conosco a memoria le canzoni del primo film e ho già deciso mesi e mesi fa che io, tra me e mia sorella, sono Anna, mentre lei è senza dubbio Elsa.
Il secondo film inizia con un mistero e un richiamo, si capisce immediatamente che la quiete faticosamente raggiunta dopo lo scioglimento del ghiaccio non è destinata a durare, e che il regno, e ancora di più le sue sorelle regine, saranno di fronte a nuovi cambiamenti, nuove sfide, nuove scoperte. In una parola: cresceranno. Conosceranno, e noi con loro, un pezzetto in più della loro storia condivisa e anche di quella individuale, quella che più che dai genitori e dal Dna dipende dal carattere, dal coraggio, dall’ambizione personale.
Quando io ero piccola le principesse delle favole avevano una famiglia disastrata: la madre assente, spesso morta, non aveva lasciato troppi insegnamenti e eredità morali, quanto al padre, di solito era un re pasticcione incapace di scegliere una compagna buona e che non avesse mire espansionistiche, o peggio ancora, passioni omicide. In mancanza di altri parenti utili, intorno alle protagoniste delle storie gravitavano amici magici, fatine, animaletti, spiriti benevoli che le avrebbero tirate fuori dai guai, spesso con l’aiuto, in chiusura di trama, di un giovane soprattutto abile a baciare. Ma in generale, erano sole, non particolarmente brillanti, di certo non potenti, anzi, piuttosto smarrite.
Negli anni, sull’autodeterminazione femminile abbiamo fatto diversi passi in avanti (grazie Pocahontas! grazie Mulan!), e poi è arrivato Frozen e per la prima volta le sorelle minori come me hanno vissuto sul grande schermo il racconto di quell’avventura straordinaria che è essere in due. Tra Elsa e Anna le capacità non sono equamente distribuite, lo sappiamo, una è magica e altera, l’altra terrena e adorabilmente maldestra, una perfetta sorella minore. Questo ha creato non pochi problemi tra le due, mettiamola così, c’è stata una certa…ehm… freddezza nell’aria. Nel secondo film ancora di più, il potere di Elsa sarà messo alla prova, e così la sua audacia e la dura decisione di differenziarsi da Anna, di allontanarsi se serve, per esercitare la propria natura e trovare il proprio posto nel mondo. Questa è una delle cose più difficili da fare, nella sorellanza.
Una sorella è un tuo doppio, che ti somiglia in tutto e per tutto, che è “identico” a te per storia e crescita, ma che è anche specchio delle tue diversità, cartina tornasole delle proprie caratteristiche uniche, in una parola, dei propri superpoteri. Se il legame di sangue riflette quello reale, sentimentale, una sorella è quell’essere mitico capace di abitare in te e contemporaneamente esserti a debita distanza per guardarti le spalle, quell’entità soprannaturale verso cui roteare gli occhi quando non sopporti più i tuoi genitori e solo lei capisce perché, l’unica a cui chiedere aiuto in silenzio, senza timore di essere giudicata per una mancanza o un fallimento. Una sorella è quella che promette di proteggerti a ogni costo e che pur di non rinunciare alla propria missione si fa cacciare via, come succede a Anna. Ma, ed è qui che Frozen II emoziona e commuove, una sorella è anche quella che pur nel momento della rivelazione di sé, dell’affermazione e della maturità, sa gridare aiuto, senza paura di sentir tremare la propria dignità, come succede a Elsa.
Le due ragazze si scambiano i ruoli, una predestinata alla salvezza e l’altra votata alla protezione, una pragmatica e coraggiosa e l’altra intuitiva e concreta: c’è un esatto momento nel film in cui non si sa chi stia salvando chi, e bastano a se stesse e l’una all’altra, non ci sono principi a cavallo, non ci sono maghi, non c’è nessuna diavoleria e nessuno stereotipo da onorare, ognuna mette in campo le proprie risorse e tutela il proprio regno, senza rivalità e senza un maschio deus ex machina. Ora, io non so cosa potrà insegnare Frozen II alle bambine del 2019, ma a me, una sorella minore del 1982 ha ricordato che meraviglia e che privilegio è nella vita, poter a volte essere Elsa, a volte essere Anna.
Questo film racconta anche una delle cose più difficili da fare tra sorelle: l’allontanarsi l’una dall’altra per trovare il proprio posto nel mondo
UN CARTONE DA OSCAR
Squadra che vince non si cambia. Così Frozen II-Il segreto di Arendelle arriva in sala con gli stessi registi che hanno fatto entrare il primo lungometraggio nella storia del cinema, aggiudicandosi due Oscar. Nella nuova avventura Elsa e Anna, con l’impacciato Kristoff e gli irresistibili Olaf (il pupazzo di neve) e Sven (la renna più amata dei cartoon) partono per un viaggio verso l’ignoto. Ultima sorpresa, il pezzo rock sui titoli di coda è Nell’ignoto di Giuliano Sangiorgi. «Sono diventato padre e proprio in questi giorni, mentre esce il film, mia figlia compie un anno. Ho pensato: le devo fare un regalo, devo cantare Frozen» ha detto la voce dei Negramaro su Instagram.
Daniela Collu, l’autrice di questo articolo, è una conduttrice televisiva e radiofonica: puoi sentirla tutti i giorni su RTL 102.5 nel programma Viva l’Italia. In libreria è arrivato il suo Volevo solo camminare, racconto emozionante del Cammino di Santiago.