La scomparsa di Giampiero Galeazzi, uno dei volti più noti della storia della televisione italiana ha generato molta tristezza e tanta malinconia, rinverdendo le sensazioni di un tempo in cui il calcio, e la sua atmosfera nella Serie A degli anni Ottanta, regalavano sensazioni straordinarie anche a chi appassionato non era. Giampiero è deceduto a 75 anni dopo una lunga malattia ma oggi, colleghi e amici, soprattutto sui social, ricordano solo le imprese storiche (soprattutto olimpiche) amplificate dal suo grande entusiasmo e dal suo timbro inconfondibile.
Indimenticabile la telecronaca dell’oro dei fratelli Abbagnale nel canottaggio di Seul del 1988. E nessun amante del calcio può dimenticare come l’anno prima Galeazzi sia stato un tutt’uno con Diego Armando Maradona dal fischio d’inizio di una partita che è valsa al Napoli lo scudetto: il suo botta-risposta con il Pibe de oro nello spogliatoio è un pezzo della storia del piccolo schermo. Con lui i campioni si sono messi letteralmente a nudo svelando lati umani che fino ad allora erano stati tenuti ben nascosti. Prima con la Domenica Sportiva, poi, per tutti gli anni Novanta, con la trasmissione 90° minuto della domenica alle 18 che tutti attendevano con ansia e trepidazione: perché a quei (bei) tempi tutte le partite si giocavano il pomeriggio di festa e se non andavi allo stadio potevi ascoltare i risultati solo in radio o direttamente da Giampiero Galezzi.
Eppure Galeazzi non nasce come giornalista sportivo. Dopo la laurea in Economia, ha lavorato per un breve periodo nell’ufficio marketing e pubblicità della Fiat, a Torino. Ma la passione per lo sport è sempre stata più grande di tutto. Prima come protagonista nel mondo del canottaggio – ha vinto il campionato italiano del singolo nel 1967 e nel doppio con Giuliano Spingardi l’anno seguente partecipando alle selezioni per le Olimpiadi del 1968 a Città del Messico – poi prestando la voce e il volto alle più importanti imprese sportive del nostro Paese.
A dare l‘annuncio della scomparsa di Galeazzi è stata la figlia Susanna, giornalista del Tg5, su Facebook: «Papà ora è felice, è in barca, sta remando sul suo Tevere», scrive sul suo profilo dando il via a un tam-tam di messaggi di cordoglio di tanti amici e colleghi, a cominciare da Peppiniello Di Capua, timoniere dei fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale che ha detto «Ci ha seguiti da sempre, quante cene assieme, era come un fratello per noi: lo stimavamo e gli volevamo bene» e di Giuseppe Abbagnale che ha raccontato all’Ansa «Giampiero ha accompagnato non solo la nostra vita sportiva in maniera intensa e totalizzante, ma nel tempo è diventato anche una persona di famiglia, con cui si era creato questo connubio. Un personaggio anche sui generis se vogliamo, ma con lui voce e impresa sportiva diventavano una cosa sola».
E poi l’addio dell’amica di sempre Mara Venier: «Bisteccone mio …se ne va un pezzo importante della mia vita…». Quello del sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali «Ciao Giampiero! Grazie per aver vissuto lo sport da atleta prima e da giornalista poi. Alla tua voce, carica di entusiasmo e passione, sono legati i ricordi di tante emozioni azzurre». E ancora Giovanni Malagò, presidente del Coni: «Le tue telecronache erano poesia, superavano le immagini» e Roberto Mancini, Ct della Nazionale che lo ricorda come inviato ma soprattutto come uomo. E infine il ricordo del presidente biancoceleste Claudio Lotito: «La fede laziale di Giampiero era nota a tutti, ma mai è stata fuori dalle righe. In una recente intervista alla Rai, stanco ma mai arreso alla malattia, disse una frase semplice e straordinaria: “Sotto lo stesso cielo, sotto la stessa bandiera. Forza Lazio”. In quel cielo brilla una stella in più».