Gianluca Vialli è morto a Londra, dove era tornato tre settimane fa in seguito a un aggravamento della sue condizioni. L’ex calciatore di Samp e Juve e dirigente della Nazionale, a cui nel 2017 è stato diagnosticato un tumore al pancreas, si era aggravato, come riportava il Corriere della Sera e come lui stesso aveva lasciato intuire quando aveva annunciato di dover sospendere temporaneamente la sua attività di capo delegazione della Nazionale. Il 14 dicembre aveva salutato lo staff spiegando: «Al termine di una lunga e difficoltosa “trattativa” con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri». All’improvviso, però, l’aggravamento al punto da essere ricoverato in una clinica dove lo aveva raggiunto la madre 86enne per stargli vicina in quelle ore difficili.

Dall’aggravamento alla scomparsa

Nessun bollettino medico aveva confermato o fatto trapelare nulla, ma i fan e gli amici di sempre aveva capito che la situazione era peggiorata, tanto da rendere necessario il ricovero .

Gianluca Vialli, 58 anni, era stato ricoverato in una clinica di Londra, la stessa dove aveva ricevuto in passato già due cicli di chemioterapia. Nella capitale inglese, dove vivono anche la moglie Cathryn White Cooper e le figlie Olivia e Sofia, era stato sottoposto alle terapie più idonee a curare la sua malattia. Maria Teresa, la mamma 87enne, l’aveva raggiunto da Cremona con Nino, il fratello di Gianluca, per poi rientrare in Italia. Con lui era rimasto Massimo Mauro, ex giocatore di Juventus e Napoli e creatore con lui della Fondazione Vialli e Mauro contro la Sla. La notizia della sua morte è arrivata a poche settimane da quella di un altro grande ex giocatore della Serie A, Sinisa Mihajlović, scomparso il 16 dicembre a 53 anni e che da tempo combatteva a sua volta con una leucemia.

La Serie A decide un minuto di silenzio

A dare la notizia della scomparsa dell’ex attaccante lombardo originario di Cremona, è stata la famiglia: «Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l’hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori».

Pochi giorni prima scomparso anche un altro grande del calcio come Pelé.

La lettera di Antonio Cabrini all’amico di una vita

Gli amici e compagni di gioco si sono stretti intorno a lui. Antonio Cabrini, campione del mondo 1982 in Spagna, cremonese come lui, ha scritto una lettera commovente alla Provincia di Cremona, il giornale del capoluogo. «Caro Luca, quando giocavo, mi chiamavano Chel che sburla anca quand finìs el camp, quello che corre anche quando finisce il campo. Vale anche per te: continua a correre, continua a spingere. Perché il campo non finisce mai. Te lo dico con il cuore, con l’amicizia che ci lega da sempre: forza, amico mio». La corsa di Vialli, come scriveva Cabrini, proseguiva contro un nemico che gioca sporco, ma – aggiungeva – «Se sei diventato il campione che tutto il mondo ha ammirato lo devi anche alle tue radici, alla tua meravigliosa famiglia, ai valori che ti hanno trasmesso i tuoi genitori, tua sorella Mila e i tuoi fratelli. Ti scrivo per ricordarti che non sei solo: con te, al tuo fianco, ci sono tantissimi amici, e tantissimi tuoi sostenitori».

Il libro del 2018 di Gianluca Vialli

Nel 2018 Vialli ha affidato a un libro, Goals, 98 storie + 1, il racconto di molte imprese sportive (98 per l’esattezza), che si chiudono con l’ultima, la più difficile, la battaglia contro il cancro. Un volume concepito per motivare e condividere esperienze che potrebbero essere utili per affrontare le sfide personali. «Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade. Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: ‘È anche per merito tuo se non ho mollato’», diceva il campione in un’intervista al Corriere della Sera.

Insomma, 360 pagine in cui si era confermato un campione in campo e nella vita.

Il perché del libro di Gianluca Vialli

«Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa», raccontava parlando del cancro Gianluca Vialli, «Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro».

La scoperta choc del tumore

Sì, perché è con queste parole che il mondo (non solo del calcio) aveva scoperto che Gianluca Vialli ha il cancro: prima del libro, subito un intervento, otto mesi di chemioterapia e sei settimane di radioterapia: “Sto bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale», scherzava come sempre, «Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita».

E del suo libro ha detto: «Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. E spero che il
mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli. Un’altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa: ‘Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri’. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade».

Naturalmente il mondo del calcio si èera stretto immediatamente attorno a Gianluca Vialli. L’amico di sempre Ciro Ferrara dice: “Solo tu sapevi quale sarebbe stato il momento giusto di spiegare a tutti, in questi mesi ho sempre rispettato la riservatezza. Ricorda: quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Sei il nostro capitano e leader, non dimenticarlo mai“. Poi era arrivato l’ex compagno della Juventus Alessio Tacchinardi: “Hai sempre vinto tante partite e tante sfide, questa è la più importante della tua vita. Sono sicuro che stai lottando come un leone da grande capitano quale eri. Ti voglio bene, un abbraccio“.