Gigi Proietti era ricoverato nel reparto di terapia intensiva presso la clinica Villa Margherita a Roma da 15 giorni per un grave stato di affaticamento. Le sue condizioni si sono aggravate nel tardo pomeriggio di domenica, in seguito a uno scompenso cardiaco e alle 5.30 del 2 novembre, nel giorno del suo 80esimo compleanno, uno dei più grandi attori di teatro italiani è morto. La famiglia, fino all’ultimo, ha voluto mantenere il massimo riserbo riguardo alle sue condizioni di salute perché Gigi aveva da tempo problemi di cuore. Con queste poche righe ne hanno dato notizia la moglie Sagitta, e le figlie Susanna e Carlotta. «Nelle prime ore del mattino è venuto a mancare all’affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie».

E pensare che proprio nei giorni scorsi, quando le sue gravi condizioni erano emerse e il mondo della cultura era rimasto turbato, erano stati moltissimi i messaggi di incoraggiamento: «Daje Gigi» aveva twittato il direttore di RaiNews24 Andrea Vianello; «Forza Giggi» il commento di Arturo Brachetti; «Gigi nun fa lo stupido stasera» il commento del rapper Frankie Hi-Nrg; mentre Antonello Piroso aveva dichiarato su Virgin Radio «Posso solo sperare che la situazione volga al meglio al più presto, e che ci regali un finale che ci strappi una risata come le sue barzellette».

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Uomo gentile dalle mille facce, Gigi Proietti era capace di passare dalle tragedie di William Shakespeare al Mangiafuoco spaventoso nel suo ultimo «Pinocchio» (quello di Garrone) fino al rassicurante e amatissimo «Maresciallo Rocca» seguito da milioni di italiani. Romano fino al midollo si definiva «Un uomo, non un intellettuale, che racconta l’allegria di allora, impastandola a quella di oggi. Ma senza nostalgia, per l’amor d’iddio. No, semmai con la gioia per un passato che la mente riscrive come vuole, come un sogno ricorrente che, negli anni, abbiamo imparato a controllare». Con ben 55 anni dei suoi 80 anni passati tra palcoscenici, set cinematografici e studi televisivi, Proietti è stato uno dei primi one-man-show: «C’è voluta la mia tigna, come se dice a Roma, soprattutto per non voler fare una stagione di monologhi, ma di spettacoli veri. Speriamo non sia una mandrakata, perché Mandrake era convinto di aver fatto una furbata, ma poi non gli andava mica bene», diceva Proietti riferendosi alla sua famosa interpretazione dello sfortunato scommettitore Bruno Fioretti, detto appunto «Mandrake».

E pensare che tutto ebbe inizio per caso al Centro Universitario Teatrale della Sapienza: «Non ho avuto maestri, non ho fatto l’accademia e non ho finito giurisprudenza all’università perché cantavo nei night club. Non avevo idea di cosa fosse il teatro, poi ho conosciuto Giancarlo Cobelli e da lui ho appreso la disciplina. Chi fa questo mestiere deve amare in modo sacro il proprio lavoro».

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Un uomo tanto generoso e curioso sul palco e nella vita pubblica – solo di recente ricordiamo il suo appello «ai nonni d’Italia» perché non si mettessero a rischio di contagio Covid – quanto riservato e fedelissimo nella vita privata: si era innamorato giovanissimo di Sagitta Alter, guida turistica svedese, e dal primo incontro nel 1962 non si sono mai più lasciati anche se non si sono mai sposati. Le figlie, Susanna e Carlotta lavorano entrambe nel mondo dello spettacolo, la prima come costumista e scenografa, la seconda come cantautrice e attrice. La domanda per lui era sempre la stessa: «Ma quando ti sposi Gigi?». «È una domanda che mi fanno proprio tutti. La verità è che io e Sagitta non ci pensiamo più. Non ci tenevamo particolarmente al matrimonio quando eravamo giovani, ma non lo escludiamo. Chissà, magari un giorno ci guarderemo e ci verrà voglia di compiere anche questo passo, anche se il traguardo più bello, quello di costruire una famiglia unita, siamo già riusciti a realizzarlo».

Addio al grande maestro non solo di teatro ma soprattutto di vita.

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