Ci sono i piccoli NO, quelli che noi genitori diciamo ai nostri figli, e i grandi NO, quelli che la società ci cuce addosso e che si chiamano tabù. I piccoli NO fanno crescere, i grandi sono lì per essere sgretolati. E a crescere è la società tutta. Giovanna Botteri, corrispondente Rai che ha raccontato guerre, pandemie, conflitti, è una picconatrice di NO. È stata la prima donna inviata di guerra Rai. Sua figlia Sara aveva quattro anni quando lei, con l’elmetto e il giubbotto antiproiettile, era in Afghanistan. Tra lei e la sua bimba, sempre migliaia di chilometri, eppure la Giovanna Botteri che tutti conosciamo, ironica e appassionata, ha detto sempre SÌ al suo lavoro. Si racconta così a Caterina Balivo nel nuovo episodio della serie podcast Ricomincio dal NO (disponibile dal 26 aprile, gratis su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast e Spreaker).
Il tabù delle giornaliste-attrici
Mentre la ascoltiamo, ci sembra di vederla con il suo viso ormai così familiare quando ci parlava da Pechino con i capelli senza piega e senza tinta, con le sue maglie tutte uguali e senza trucco perché i tempi della vita, con 6 ore di fuso orario in avanti, mal si sposavano con quelli delle dirette in Italia. Per questo è stata attaccata sui social, ma anche tanto difesa. Perché con la classe vera (quella di chi ignora e in silenzio va avanti per la sua strada) ha abbattuto il tabù delle giornaliste televisive con trucco, parrucco e look da film. Ma soprattutto ha buttato giù il muro dei lavori vietati alle donne, quei grandi NO che non ci hanno lasciato accedere alla magistratura fino al 1969 o non ci hanno fatto correre la maratona alle olimpiadi fino al 1984.
Il tabù dei lavoro vietato alle donne
Nel podcast Giovanna racconta: «Tutti quanti mi chiedevano: “Tu come fai con una figlia?”. A nessun collega maschio, nessuno avrebbe mai chiesto “Come fai a fare questo lavoro con dei figli”. E allora, se non lo chiedi a loro, non lo devi chiedere neanche a me, oppure lo chiedi a tutti e due. Eppure – prosegue Giovanna – anche i colleghi uomini hanno nostalgia dei loro figli se stanno lontani per lavoro. Perché noi donne non dovremmo mettere in conto la lontananza dai nostri bambini?». Giovanna è partita da poco per ritornare in Cina, sua figlia ha 30 anni e quando lei fu attaccata sui social, fu Sara a intercettare i commenti e riferirli alla madre, che sui social non ci sta. Da allora però Giovanna, il suo viso e i suoi capelli sono diventati un’icona di normalità, quella leggerezza che poi è la forza della femminilità: poter essere sempre se stesse – nel look e nella scelta di come realizzarsi.