La vicequestora Marò Pajno, a capo della sezione antifemminicidio di Palermo, è tornata. In Il sanguinaccio dell’Immacolata (Mondadori), terzo episodio della saga che Giuseppina Torregrossa dedica alla sua “eroina”, siamo nei giorni intorno a Natale e Capodanno, dal 7 dicembre al 7 gennaio, quando il capoluogo siciliano è in preda al demone del gioco e ci si prepara a festeggiare le ricorrenze con dolci e altre golosità.
Una nuova indagine per Marò Pajno
Marò è sola, la relazione con Sasà è arrivata al capolinea e a 40 anni attraversa un periodo di crisi che la porta a ingozzarsi e a trascurarsi. Ma non ha perso il suo “naso” per smascherare i criminali, ora deve indagare sull’omicidio di una pasticciera figlia di un boss. La sua vicenda personale si mescola con l’indagine fino a scoprire altre verità. E, come i precedenti romanzi di Giuseppina Torregrossa, con la passione per la cucina.
Il sanguinaccio dell’Immacolata è diviso in 3 parti: L’immacolata, Santa Lucia, Natale, più una introduzione. Ognuna è anticipata da una ricetta antica siciliana. Troviamo gli ingredienti del sanguinaccio, che ora non si fa più, del buccellato, della cuccia e dei cannoli (cannola in siciliano) che si fondono con la storia e la musicalità della lingua siciliana (in fondo c’è anche un glossario se servisse). Così Torregrossa ci regala un romanzo dove prevalgono i sensi, i profumi, la femminilità. E il gallo della copertina? A voi scoprirlo.