«Avevo 7 anni, la mia scuola metteva in scena Il mago di Oz e io ero l’Uomo di latta. Indossavo un costume di cartone e un imbuto legato in testa, grondavo sudore, ma ho capito che la mia strada era quella». Eccolo, l’esordio nel mondo dello spettacolo di Greta Scarano: oggi, a 34 anni, l’attrice romana è una delle interpreti più richieste da cinema e tv, capace di passare dai ruoli drammatici alle commedie brillanti. Ha appena ottenuto un doppio successo: prima, nel ruolo di Antonia, poliziotta della scientifica, ha sedotto il commissario Montalbano nell’ultimo episodio andato in onda su Rai 1, provocando una sommossa tra i fan; poi ha fatto il record di ascolti in Speravo de morì prima, la serie di Sky su Francesco Totti dove interpreta sua moglie Ilary Blasi.
Greta Scarano convive con il regista e produttore Sidney Sibilia, a cui si è legata dopo una relazione con l’attore Michele Alhaique. La nostra chiacchierata in video, ognuna da casa propria come ormai è consuetudine, parte da Chiamami ancora amore, una serie alla Kramer contro Kramer che andrà in onda dal 3 maggio su Rai 1 per la regia di Gianluca Tavarelli. L’attrice interpreta Anna, una moglie e madre che affronta una separazione molto difficile, dal momento che il marito (Simone Liberati) è intenzionato a portarle via il figlio. E il suo ruolo è un’occasione per parlare di donne, relazioni, maternità.
Il tuo personaggio vive una situazione difficile, comune però a tante donne. Come sei riuscita a entrare nella parte?
«Ho attinto alle mie verità personali: io non sono sposata, ma come tutte noi ho lasciato e sono stata lasciata. Non sono madre, ma mi sento una donna accudente e – forse qualcuno sorriderà – ho avuto per tanti anni un cane che per me era come un figlio. Ho anche un nipotino di 1 anno e mezzo che adoro, il bimbo di mia sorella, ed è un po’ come fosse mio. Ho preso ispirazione da tutto questo».
Cominci anche tu a desiderare la maternità?
«Sono arrivata a un’età in cui ovviamente ci penso, ma non è un desiderio pressante. Quando nasce un figlio è sempre la donna a dover rinunciare alla propria vita, ai propri sogni, a dare conto di ogni piccola libertà che si prende. Guardiamoci intorno: c’è il Covid, le scuole chiudono, ed ecco che sono le madri a doversi far carico dei bambini. È quello che succede alla mia protagonista e lo vedo accadere continuamente: forse è uno dei motivi che mi ha più frenato nell’idea di avere un figlio».
Quindi rinuncerai?
«Mi piacerebbe adottare un bambino, ho una cara amica che ci sta provando e la sua storia mi ha toccata parecchio. In qualche modo, l’adozione dà un significato molto più profondo alla decisione di diventare madre».
La serie parla di tanti temi forti: un flashback, per esempio, ci racconta che Anna ha affrontato una interruzione di gravidanza.
«Fortunatamente non mi sono mai trovata in quella situazione: mio padre è medico, mia madre infermiera, sono cresciuta con una coscienza molto precisa delle conseguenze di una relazione sessuale “leggera”. Mamma mi diceva continuamente di stare attenta. Ho fatto di tutto perché non mi capitasse. Quello che però ho capito è che, anche quando sei tu a deciderlo, un aborto comporta sempre un dolore profondissimo da cui hai bisogno di prendere una distanza, per poter continuare a vivere».
«Ho sempre avuto storie con uomini del mio mondo: sono così assorbita dal lavoro che mi sarebbe difficile un incontro casuale»
Un altro tema è la separazione dopo un grande amore. Perché ci si lascia?
«Io credo che uno dei motivi principali sia la mancanza di comunicazione. Non esiste una strategia per stare insieme, ognuno trova la propria strada, ma per esperienza personale penso che parlarsi con sincerità, anche a costo di ferire l’altro, sia la giusta via. Quando le cose non dette diventano troppe, la relazione viene distrutta. Anche se c’è molto amore».
C’è una scena in cui Anna si confronta con un’amica ed elenca una serie di verità popolari sull’amore. Per esempio, la metafora del porcospino: in coppia bisogna trovare la giusta distanza.
«Per me significa essere capaci di parlarsi, perché le relazioni si evolvono anche nello scontro: se ti dico sempre quello che penso, ecco, è lì che trovo la mia giusta distanza».
Poi: in amore ci riconosce subito oppure mai.
«Non sono d’accordo, e sulla base del mio vissuto mi piace dire che a volte bisogna un po’ insistere, uscire dalla propria “comfort zone”».
E ancora: più casuale è l’incontro, meno casuale la coppia.
«Lo pensavo quando ero più giovane, poi mi sono ricreduta. Ho sempre avuto storie con uomini che appartenevano al mio mondo e sono così assorbita dal lavoro che mi sarebbe difficile un incontro totalmente casuale. Nella relazione ho bisogno di uno scambio profondo, il mestiere che faccio mi divora, e non può restarne fuori».
Il matrimonio e la fedeltà sono valori in cui ti riconosci?
«In realtà il sogno dell’abito bianco non ce l’ho mai avuto, neanche da ragazzina: ho sempre desiderato fare l’attrice, non la moglie. E poi sul set mi sono già sposata almeno 3 o 4 volte… Mi sposerò, forse, se sarà necessario per adottare un bambino. Invece credo nella fedeltà, nel senso più ampio del termine: sono fedele in amore, con gli amici, sul lavoro, è la mia principale forma di coerenza».
Sul set invece hai sedotto un uomo già occupato: il tuo bacio con il commissario Montalbano ha sconvolto gli spettatori.
«Girare quella scena è stato buffo, Luca Zingaretti ci teneva molto, anche perché c’era lui alla regia: diceva che lo divertiva tantissimo il fatto che Montalbano per una volta fosse completamente in balia dei sentimenti, e ha lasciato che “pilotassi” io. Però non immaginavo che provocasse tanto clamore».
E a Ilary Blasi sei piaciuta?
«Abbiamo visto Speravo de morì prima insieme, prima che andasse in onda, c’era anche Francesco Totti. Mi ha detto che si è emozionata».