A fine maggio, mentre gradualmente l’Italia emergeva dal primo lockdown e l’industria della moda iniziava a fare i conti con i tre mesi di stop, il direttore creativo di Gucci Alessandro Michele ha annunciato con un post su Instagram che il marchio avrebbe sfilato solo due volte l’anno, al di fuori delle tradizionali settimane della moda. Due sole collezioni l’anno, presentate in luoghi e contesti sempre diversi: un forte segnale di rallentamento e un grande scossone per il mondo della moda, che da anni si interroga sui ritmi e la sostenibilità dell’industria. Dal 16 al 22 novembre, Michele ha tenuto fede alla sua promessa di sperimentare nuovi formati, scegliendo di presentare la nuova collezione, dal titolo Overture of Something that Never Ended, attraverso l’omonima mini-serie in sette episodi durante il GucciFest, un vero e proprio festival di moda e cinema digitale, che si è svolto su svariate piattaforme dal 16 al 22 novembre.
Girata a Roma e co-diretta dal regista americano Gus Van Sant (Belli e dannati, 1990; Genio ribelle, 1997, Elephant, 2003; Paranoid Park, 2007) e lo stesso Michele, la serie in sette puntate ha come protagonista l’attrice, artista e performer italiana Silvia Calderoni, impegnata in una surreale routine quotidiana in diversi scenari della città, mentre incontra una serie di talenti internazionali, fra cui il filosofo transgender Paul B. Preciado, il critico d’arte Achille Bonito Oliva, le popstar Harry Styles, Billie Eilish e Florence Welch tra gli altri. I sette episodi sono stati trasmessi quotidianamente nel corso del festival in esclusiva su YouTube Fashion, Weibo, Gucci YouTube e inseriti nel sito dedicato GucciFest, e hanno gradualmente rivelato la nuova collezione giorno per giorno.
Una serie tv che sostituisce la classica sfilata…
Come ha raccontato il direttore creativo ai giornalisti, l’intento della serie è quello di raccontare «il tempo sospeso» che, soprattutto nell’ultimo anno, moltissime persone nel mondo si sono trovate a vivere a causa dell’emergenza sanitaria. La storia, perciò, non ha un inizio o una fine come siamo abituati a intenderle di solito, e come ci si potrebbe aspettare da una serie tv, ma è piuttosto una serie di momenti quotidiani catturati da una telecamera “invadente” che, e non sarebbe Gucci sennò, sono caratterizzati da un clima surreale che rende possibili incontri altrimenti insperati, come quelli tra un filosofo che parla di rivoluzione sessuale alla tv (Paul B. Preciado) e una donna che fa yoga nel suo salotto e si dichiara all’attore e cantante cinese Lu Han al citofono (la magnetica Calderoni), tra un critico d’arte (Achille Bonito Oliva) e Harry Styles, tra Billie Eilish e i cani robot che sembrano usciti da Black Mirror fino al cameo inaspettato dello stesso Van Sant (in versione Elton John).
La serie è un tentativo di stabilire una nuova narrazione intorno ai vestiti, non più vincolata dalla vecchia nozione di stagionalità, ma che sfrutta diversi codici e linguaggi per esprimersi secondo la regola della “contaminazione”, che è poi il mezzo espressivo preferito dal direttore creativo di Gucci. Grazie all’artificio cinematografico, racconta sempre Michele, i vestiti hanno infatti potuto «liberarsi» e prendere vita al di fuori delle forme in cui la moda tradizionalmente li ha in qualche modo imprigionati.
Niente sfilata classica, insomma, almeno non in tempi di Covid-19: dalla scorsa estate abbiamo assistito a molte fashion week digitali e ai conseguenti esperimenti di marchi e settimane della moda con live streaming, video musicali e perfomance virtuali. La serie di Gucci, tuttavia, è un primo superamento di quegli esperimenti: è un modo di portare il discorso sulla moda su un altro livello e fondere regole e generi, occupando nuovi spazi, codici e piattaforme. E soprattutto unisce popolazioni differenti, dai fan del pop a quelli che si sono incuriositi per i nomi intellettuali in “cartellone”, mescolandoli insieme nel grande calderone di internet.
… e dei fashion film che raccontano 15 giovani designer
Oltre alla serie co-diretta da Gus Van Sant, Gucci ha voluto sfruttare l’occasione del GucciFest per celebrare le creazioni di 15 giovani stilisti indipendenti, scelti da Alessandro Michele, che ha detto di essere rimasto ammirato dal loro lavoro e di aver ritrovato nei suoi colleghi più giovani la stessa passione e le stesse motivazioni che lo spingono, da sempre, a fare il lavoro che fa. Navigando sul canale YouTube del marchio, potrai scoprire la moda di Ahluwalia, Shanel Campbell, Stefan Cooke, Cormio, Charles De Vilmorin, JordanLuca, Mowalola, Yueqi Qi, Rave Review, Gui Rosa, Rui, Bianca Saunders, Collina Strada, Boramy Viguier e Gareth Wrighton. Un modo per farsi conoscere da un pubblico più ampio e mostrare al mondo le proprie collezioni.