«Da tempo cercavo una storia che parlasse di donne e dignità. Grazie a Paolo Virzì quel momento è arrivato». L’attrice inglese Helen Mirren, 72 anni e innumerevoli premi tra Oscar, Emmy e Tony Award, indossa un abito lungo nero di stelle e scintille. Ha il sorriso dolce di chi sa entrare in contatto con tutti. La incontro tra Toronto e Los Angeles, nel tour di promozione di Ella & John, il primo film in inglese di Virzì, dal 18 gennaio al cinema. Al centro, una coppia di 80enni: John (Donald Sutherland), ex insegnante di inglese affetto da Alzheimer, ed Ella (Mirren), la moglie malata di cancro. Insieme «formano una persona intera» e decidono di mettersi in viaggio on the road, per fuggire da figli e medici che li separerebbero per sempre. A bordo del vecchio camper con cui andavano in vacanza quand’erano hippie negli anni ’70, da Boston puntano verso Key West, in Florida, alla volta della casa-museo dello scrittore preferito di John: Ernest Hemingway.
Ha detto che Ella & John è un film che mette le donne di fronte alla loro dignità. Perché?
Vorrei poter parlare a nome di tutte le donne, ma poi mi domando: chi sono io per impartire lezioni di vita? È qui che Ella & John mi viene in soccorso. Alla mia età, mi propongono ormai ruoli di donne malate. Malate di demenza. Malate di cancro. O semplicemente malate. Io rispondo con garbo: «Grazie, passo». Poi spunta il copione di Paolo Virzì, un’altra storia di demenza e cancro (ride, ndr). La differenza è che è scritto così bene da convincermi a guardare tutti i suoi film. Il capitale umano, per esempio, è meraviglioso: mette in scena tutto il tragico e il comico dell’esistenza umana. Ci vuole un tocco naturale e delicato per accompagnare gli attori, e il pubblico, su questa scia. Portando a spasso il marito per l’America, nell’ultimo dei loro viaggi romantici, la mia Ella mantiene alta la dignità di donna, moglie, amante e avventuriera.
Una scelta coraggiosa. Ella le somiglia?
No! Io sono l’opposto. Mi fa paura tutto e non mi fido di chi è troppo sicuro di sé.
Ha paura di invecchiare?
La vecchiaia porta saggezza. Forse “saggezza” non è la parola che cerco… Meglio “comprensione”. Con l’età ho imparato a lasciar andare alcune cose, dai rimorsi alle ambizioni, che quand’ero adolescente sembravano dominanti. C’è una certa gioia nell’avanzare degli anni ed è un sentimento che investe sia donne sia uomini. Quello che invece trovo raggelante è non essere più padrona del mio corpo, ma soprattutto della mente e della memoria. Diventare un guscio, uno scafandro. Se dovesse accadermi, la vedrei come una prova, affrontandola con coraggio. A un certo punto della nostra vita non possiamo che affidarci al fato.
Ha mai fatto un viaggio on the road?
Certo, con mio marito (il regista statunitense Taylor Hackford, a cui è legata dal 1986, ndr). Non in camper, però. Abbiamo preferito dei comodi bed and breakfast. Siamo partiti da New Orleans, sulla costa meridionale degli Usa, e siamo arrivati su quella Est, fino a Charleston e Savannah. Mi piace guidare, lo facevo spesso da ragazza con la mia prima compagnia teatrale. Ero la prima del gruppo a mettersi al volante, ma ho capito il vero senso dell’America prendendo un treno da San Francisco a Detroit. Sembrava di essere a bordo di un libro di letteratura.
In Ella & John c’è una scena di sesso tra lei e Donald Sutherland. Le ha creato imbarazzo girarla?
Devo dire che ero piuttosto riluttante all’inizio. Non volevo farla, nonostante un partner, Donald, che mi mettesse a mio agio. Mi sentivo mortificata. Nella prima stesura la scena era scritta in maniera differente, quasi brutale. Era una specie di “bang bang”. Insieme l’abbiamo addolcita. È un momento di grande connessione tra due persone che si guardano fisse negli occhi e finalmente tornano a sentire i propri corpi. Il momento più alto dell’amore.
Si è definita una “contadina salentina” per il suo amore per la Puglia.
Anche se ho ricevuto il titolo di Dama di commedia dall’Ordine dell’Impero Britannico resto una donna che ama la terra, gli ulivi, l’empatia, il contatto umano. Io vivo e lavoro usando l’istinto. Per me “credibile” è la parola chiave. Devo esserlo sempre. Sono una donna istintiva sullo schermo e nel quotidiano.
Se avesse un camper, adesso dove andrebbe?
Sarei già diretta in India! Sento molte affinità con lo spiritualismo indiano.
Si impegna da sempre per la parità di genere. Da inglese, crede sia possibile un James Bond donna?
Penso che una donna potrebbe interpretare un personaggio simile a quello di Bond, anche se stiamo parlando di un mito, un’icona inscalfibile. Sono stata Prospera, versione femminile di Prospero nell’opera teatrale di Shakespeare La tempesta. Perché? Be’, volevo far sapere agli uomini che non ci sono regole e che tutto, d’ora in poi, è possibile.