“Parlarne tra amici” di Sally Rooney (Einaudi), letto da Isabella Fava
«Vedere l’interno delle case degli altri era una mia grande passione». Sarà per questa frase, che appare di colpo nella prima pagina di Parlarne tra amici (Einaudi), che mi sono sentita attratta dal romanzo di Sally Rooney, 27enne irlandese già considerata un fenomeno letterario. Per questa passione, che condivido con lei, e per il linguaggio fresco, pulito e misurato. La protagonista, e io narrante, è Frances, 21 anni, colta e profonda abbastanza per scrivere poesie (che però non vuole pubblicare ma solo recitare nei locali) e consapevole abbastanza per non avere ancora deciso cosa fare della sua vita. Frances ha un’amica del cuore, Bobbi, che è stata anche la sua amante. Insieme incontrano una coppia di 30enni: Melissa, fotografa, e suo marito Nick, attore un po’ depresso. In questa atmosfera bohémienne (anche se siamo nella Dublino di oggi) si intrecciano le loro vite. Frances non è mai stata con un uomo eppure si innamora, forse, di Nick. Bobbi, bella, sensuale e spregiudicata (almeno così la vede la timida Frances) flirta con Melissa. Sally Rooney racconta attraverso Frances la giovinezza e il senso di spaesamento che si prova a 20 anni, quando vuoi cambiare il mondo ma non sai come fare, quando quello che impari non è mai abbastanza, quando hai sete di esperienze e conoscenza. Descrive passioni, ambizioni, voglia di emanciparsi. Narra di differenze generazionali e di classe sociale. Nel suo romanzo il “parlare tra amici” ricorda le conversazioni tra i protagonisti dei romanzi di Jane Austen nel 1700. Però trasportate ai tempi delle email e di Internet.
“La montagna rossa” di Olivier Truc (Marsilio), letto da Alessandra Appiano
Siamo nella Lapponia svedese: gli allevatori stanno operando la soppressione annuale del bestiame, prima che la tundra si copra di ghiaccio. Ma il ritrovamento di uno scheletro umano cambia i piani: i rilievi del corpo speciale della Polizia delle Renne mostrano che le ossa risalgono al 17° secolo, e forse appartengono a un membro del popolo Sami. Un romanzo antropologico tinto di giallo, immerso nell’atmosfera magica del Grande Nord.
“Le case del malcontento” di Sacha Naspini (Edizioni E/O), letto da Gianluca Ferraris
Il borgo immaginario ficcato in mezzo alla maremma toscana si chiama “Le Case”, ma le abitazioni sono 17 in tutto. Sanno di brodo e legno, parlano al passato come chi le abita. Poi ci sono 2 bar, 1 tabaccheria, 2 chiese e parecchi sentieri che si inerpicano per la collina. Isolando dal mondo gli individui e le loro sconfitte. Fino a quando un figlio doc di quel luogo fuggito in giro per il mondo, Samuele, ritorna portando con sé qualche peccato da scontare. Il suo arrivo scatenerà una serie di eventi traumatici costringendo una comunità intera a fare i conti con la sua zona grigia. Grazie a una scrittura piena e riflessiva e a un finale in crescendo, Le case del malcontento di Sacha Naspini (Edizioni E/O) gioca con un classico della letteratura neorealista italiana, da Verga a Sciascia: la provincia che ci fa più paura della città. Perché della seconda diamo per scontato il male. Mentre nella prima dobbiamo accettare che le ombre, a volte palesi e a volte nascoste persino dietro una storia d’amore, risiedano in chi abbiamo accanto: il medico, il bottegaio, il maestro, la prostituta, il contadino. Più che la trama (comunque costruita benissimo) e i colpi di scena (tanti, forse addirittura troppi), sono i loro ritratti a colpire: storie di gente incattivita che «ha la pelle dura come la cotenna delle bestie» e vive «aggrappandosi a una lacrima di speranza» da difendere fino alle estreme conseguenze. Nonostante sia appena uscito, i bene informati danno già il libro di Naspini tra i possibili finalisti per il Premio Strega: lo meriterebbe.
“Lealtà” Letizia Pezzali (Einaudi), letto da Alessandra Appiano
Giulia lavora a Londra in una banca d’affari: molto denaro e poco tempo libero per i rapporti veri. In quel mondo si muoveva anche Michele, un uomo sposato che lei ha conosciuto a Milano. E che è diventato la sua ossessione erotica. Tra flashback e analisi finanziarie, Giulia si interroga sulla natura del suo desiderio. Un romanzo raffinato che racconta con sapienza i nuovi codici delle relazioni sentimentali.
“Hotel Silence” di Audur Ava Ólafsdóttir (Einaudi), letto da Gaia Manzini
Si intitola Hotel Silence l’ultimo romanzo di Audur Ava Ólafsdóttir (Einaudi). Il silenzio del titolo è quello di chi vuole scomparire. Perché poi scomparire non ha in sé nulla di tragico: lo si può fare in tanti modi, e senza farsi del male. Ambire a un altrove migliore è un atto di libertà e di affermazione. Sottrarci di tanto in tanto allo sguardo del mondo fa bene alla vita. È il modo più adatto per rinascere. Jónas, il protagonista, ha 49 anni e una vita rotta: «Io non so chi sono. Non sono niente, non possiedo niente». Un matrimonio finito, una madre affetta da demenza senile; una figlia che, dopo tanti anni, ha saputo non essere sua. E allora pensa al suicidio: non si può che pensare a quello, quando non si riesce più a vedere l’orizzonte. Pensa al come, al dove, al quando. Ma la fine non la si può dire a parole. La corda, il gancio, il trapano: i dettagli diventano grotteschi. Non c’è nulla di più comico dell’infelicità. Meglio allora «svanire nel nulla», andarsene, e poi semmai farla finita, lontano da tutto e da tutti. Eppure, sarà questo svanire a riavvolgere il nastro. Jónas arriva in un paese dove non vorrebbe andare nessuno. Un paese devastato dalla guerra, slabbrato dal dolore. Un posto che sembra un luogo interiore, dove vortica il silenzio. Ed è in quel tipo di silenzio che ritroviamo noi stessi: gesti nuovi, parole che aggiustano. Jónas che sa riparare tutto, dalle porte alle tubature, in quel paese in pezzi, tra i ragazzi che gestiscono l’Hotel Silence e portano nel cuore le cicatrici della guerra, trova il suo ruolo. Una nuova ragione di vivere, una pienezza che gli consente di tornare a casa. «Il silenzio salverà il mondo» recita l’insegna dell’hotel.
“Nient’altro al mondo” di Laura Martinetti e Manuela Perugini (Garzanti), letto da Alessandra Appiano
Alma e Maria, amiche dal liceo, scoprono entrambe di aspettare un figlio. Il destino le ha spesso separate con esperienze diverse, eppure loro sono sempre state unite. Questa volta succede un fatto tragico: mentre il sogno di Alma procede spedito, quello di Maria viene interrotto da un aborto spontaneo. Cercando il difficile equilibrio tra rispetto del dolore e diritto alla felicità, le due donne troveranno la strada maestra dell’Amicizia.
“Anna Magnani” di Matilde Hochkofler (Bompiani), letto da Alessandra Appiano
Una biografia appassionante che ricostruisce la vita della grande attrice attraverso i suoi ricordi e quelli del figlio Luca, le lettere degli amici e le testimonianze dei compagni di lavoro. Un affresco vivido del cinema tra Cinecittà e Hollywood, partendo dalle comparsate nei film per arrivare all’Oscar con La rosa tatuata. Ma Anna non si sentirà mai una diva, lei è solo una donna libera, orgogliosa della sua forza e della sua fragilità.
“Bestia da latte” (Sem) di Gian Mario Villalta, letto da Paolo Armelli
Ha un sapore antico e struggente il nuovo romanzo di Gian Mario Villalta: Bestia da latte (Sem). Parla di un mondo perduto, quello di una terra del Nordest operosa e rurale, dove la vita è fatica, umiltà e brutalità. Il narratore, che vi è cresciuto, si guarda indietro con rimpianto (era il tempo in cui «il sapone e il letame maturo, i gerani e le canne del mais, il pelo dei cani e il pane, tutto sapeva di buono»). Ma anche con terrore: perché, dopo essere stato lasciato dalla madre a crescere con i nonni, veniva perseguitato dal cugino Giuseppe. Il romanzo, con l’andamento lento e profondo dei ricordi più cari, è scandito da elementi contrastanti: la storia della famiglia, per esempio, è distinta fra il prima e il dopo la morte di un nonno violento e autoritario. Poi c’è l’opposizione fra due tipologie di persone fra loro inconciliabili: da una parte quelle come Giuseppe, le “bestie da carne”, che «si ingozzavano di lavoro, di sogni erotici, di soldi, di bere e di mangiare», e dall’altra le “bestie da latte”. Così si sente il narratore, attratto dai libri più che dai campi, dalla riflessione intellettuale più che dall’impulso contadino. Ma «dovevo adoperarmi per risarcire in futuro il costo del mio allevamento, battere record, eccellere in qualità». Sullo sfondo di una famiglia dominata – come tante – da amori, ruggini, debiti e affronti, c’è un bambino troppo precoce, sensibile, estraneo a una realtà che ricorda però con amara nostalgia: «Ancora oggi, quando vedo un bimbo che corre, ride, grida felice, non riesco a fare a meno di chiedermi quale infelicità sa nascondere agli altri e a se stesso».
Storia della mia ansia di Daria Bignardi (Mondadori), letto da Isabella Fava
Nella vita, a volte, affrontiamo la fine di un amore, la nascita di un’amicizia, una malattia che cambia obiettivi e punti di riferimento. Storia della mia ansia di Daria Bignardi (Mondadori) parla di questo attraverso ciò che accade a Lea, 49enne ansiosa. L’ansia che «le morde il petto» Lea l’ha ereditata dalla madre, e adesso è in crisi. Perché l’amore con il marito si è un po’ spento e perché il destino le ha regalato una batosta: un tumore al seno e il fastidio e il dolore della chemioterapia. Sembra essere a un punto fermo. Ma la svolta arriva con Luca, 32enne conosciuto in ospedale. Lea e Luca sono accomunati dallo stesso destino e dalla stessa esperienza. Si intendono e la loro visione del mondo è uguale: segnata dallo scandire delle cure, dal malessere, dalla nausea. E dalla ricerca dell’amore. Perché «la paura più grande non è la malattia, né la morte, ma è la paura di perdere l’amore». Luca, rispetto al marito Shlomo, è giovinezza e risate, e a poco a poco Lea riprende in mano la sua vita: sente la leggerezza, il profumo del bosco, il cielo azzurro e i tramonti, il batticuore delle emozioni (come finirà, lo scoprirai leggendo). La sofferenza diventa materia per costruire qualcosa di differente, ritrovare rapporti e apprezzare anche piccoli gesti: una moka che bolle, il rumore dei passi, una carezza… Scrive Daria Bignardi: «Una malattia importante costringe a cercare di risolvere i problemi con più urgenza, senza sconti». Niente di più vero.
“Fai piano quando torni” di Silvia Truzzi (Longanesi), letto da Alessandra Appiano
Margherita ha tutto dalla vita, ma non ha più voglia di vivere: la morte del padre e l’abbandono del fidanzato le hanno congelato il cuore. Dopo un incidente d’auto, si risveglia in ospedale: la compagna di stanza, Anna, è anziana, impicciona e poco chic. Nata povera e senza cultura, sa però trasmettere la forza di una “felicità militante”. Un romanzo poetico che racconta le mille vie della rinascita.
“La posta del cuore della señorita Leo” di Ángeles Doñate (Feltrinelli), letto da Alessandra Appiano
La timida Aurora conduce uno dei programmi radio più seguiti nella Spagna degli anni ’70: La posta della señorita Leo. Riceve migliaia di lettere, tutte belle, ma quando scopre che l’emittente censura le più tristi perché deve prevalere un tono brioso, decide di agire in maniera autonoma. La sua missione sarà quella di dar voce alle storie del cuore, che hanno tutte il diritto di essere ascoltate.
“Storie della buonanotte per bambine ribelli 2” (Mondadori) di Francesca Cavallo e Elena Favilli, letto da Isabella Fava
Billie Jean King. Aisholpan Nurgaiv. Anne Bonny. Ti dicono qualcosa questi nomi? La prima è la tennista che il 20 settembre 1973 sconfisse il collega Bobby Riggs nella celeberrima “battaglia dei sessi” (così fu battezzato il match che è diventato un film con Emma Stone nel 2017). La seconda è una ragazza della Mongolia che addestra aquile (su di lei è uscito un documentario nel 2016). La terza è una piratessa che solcava i mari nel 1700. Sono le protagoniste di 3 delle 100 Storie della buonanotte per bambine ribelli 2 (Mondadori), sequel del volume cult del 2017 di Francesca Cavallo e Elena Favilli. Come le eroine del primo libro, sono donne forti che combattono per affermare se stesse, per gli ideali in cui credono. Spesso controcorrente, e proprio perciò capaci di spalancare porte e abbattere barriere. Come l’astronauta Samantha Cristoforetti e la mamma di Harry Potter J.K. Rowling, le popstar Madonna e Beyoncé, la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie e l’attivista yazida scampata all’Isis Nadia Murad. Le storie sono accompagnate da ritratti disegnati che colgono l’essenza “ribelle” di queste donne e da loro frasi che diventano fonte d’ispirazione per le bambine di oggi. Il primo volume delle Storie della buonanotte per bambine ribelli è finito sui comodini di 1 milione di ragazzine in tutto il mondo, ha inaugurato un genere e ora è in traduzione in 40 Paesi. Il segreto? «Mostra a milioni di persone che ci sono storie dove prima non riuscivano a vederle» scrivono le autrici. Storie di talento, di sogni, di avventura. Che insegnano a ognuno di noi a non tirarsi indietro perché tutti facciano un passo avanti.
“La prima ora del giorno” di Anna Martellato (Giunti), letto da Alessandra Appiano
Zoe desidera affermarsi nel mondo del lavoro, dopo anni di sfiancante gavetta. Così, quando una mattina scopre di essere incinta, crolla ogni sua certezza. Per ritrovare il bandolo della matassa interiore, Zoe parte per l’isola di Rodi, dove vive nonna Anna, a cui confida tutto da sempre. In quella terra selvaggia l’ambiziosa ragazza moderna scoprirà antiche e inaspettate risposte. Un romanzo che parla delle priorità dell’anima.
“La vita in un istante” Gabrielle Zevin (Nord), letto da Alessandra Appiano
Colpevole di amare un uomo politico potente, Aviva Grossman viene massacrata dai media e dall’opinione pubblica. Così dalla Florida si trasferisce nel Maine, cambia identità e ricomincia una nuova vita. 13 anni dopo la figlia Ruby inizia a fare ricerche sul padre e scopre un passato sconcertante: perché sua madre le ha mentito? Con grazia e intelligenza la Zevin racconta un mondo dove le donne sono ancora giudicate senza pietà.
“Sono sempre io” di Jojo Moyes (Mondadori), letto da Alessandra Appiano
Lou possiede molte certezze, per esempio che la coppia di milionari per cui lavora a New York si colloca a distanze siderali dal suo mondo di riferimento e dal suo Sam, rimasto a Londra. Ma nell’ambiente elegante che deve frequentare incontrerà un uomo affascinante che assomiglia troppo a una persona del passato. E che le cambierà il futuro. Un romanzo frizzante sugli scherzi che il destino combina in amore.
“Un giorno solo” di Felicia Yap (Piemme), letto da Alessandra Appiano
Claire ogni mattina è costretta a leggere il suo diario per ricordare che vive vicino a Cambridge ed è sposata con un romanziere. Ogni giorno reimpara il suo passato: appartiene ai Mono, persone il cui cervello non accumula i ricordi. Quando suo marito è accusato dell’omicidio di una donna, la sua vita diventa una gara contro il tempo. Un esordio potente, con tutti gli elementi della narrativa di suspense.