In redazione abbiamo votato i nostri Oscar, aspettando la notte del 12 marzo e la cerimonia in diretta su Sky e Tv8.

Il podcast sugli Oscar nella rubrica di Giornale Radio

Puoi ascoltare l’articolo nel racconto della nostra direttrice Maria Elena Viola durante la diretta nella rubrica di Giornale radio 12 minuti con Donna Moderna.

E tu, per chi tifi?

Attrice protagonista: Cate Blanchett

In Tár di Todd Field Cate Blanchett è una direttrice d’orchestra che deve lottare per affermarsi in un mondo, quello della musica classica, che non dà spazio alle donne. Ma, una volta raggiunto il potere, usa le stesse logiche distorte per dominare gli altri (e molestare le sue giovani musiciste). Un ruolo scomodo che solo un’attrice eccezionale come lei poteva interpretare. Al cinema.

Attore protagonista: Austin Butler

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Se la dovrà vedere con due big come Colin Farrell e Brendan Fraser, candidati rispettivamente per Gli spiriti dell’isola e The Whale, ma Austin Butler ha tutte le carte in regola per giocarsela fino alla fine. In Elvis di Baz Luhrmann è super sexy, oltre che bravissimo nei panni di Elvis Presley, re del rock’n’roll e mito senza tempo. Butler ci crede, e si vede. È energia pura. Al cinema, su Sky, su Prime Video.

Il grande escluso: Babylon

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Ci ha colpito al cuore Babylon di Damien Chazelle. “Storiona” di ambizione ed eccessi nella Hollywood anni ’20, durante la transizione dal cinema muto al sonoro, con un cast di prim’ordine: Brad Pitt, Margot Robbie, Tobey Maguire, Diego Calva. È in gara per i costumi, la colonna sonora e la scenografia. Ma secondo noi meritava anche come miglior film. Al cinema.

Attore non protagonista: Brendan Gleeson

Nessun dubbio: per noi è Brendan Gleeson, il burbero amico di Colin Farrell in Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh (lo stesso trio del film del 2008 In Bruges: recuperatelo). Da un giorno all’altro decide che non vuole più parlare con lui: lo trova noioso, vuole dedicarsi al suo violino e stare in pace. Il volto solcato dal tempo, la sua mole imponente, la ruvidezza e la dolcezza insieme… In lui c’è tutto lo spirito della sua terra, l’Irlanda, che ama l’essenzialità. Al cinema.

Attrice non protagonista: Angela Bassett

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Ruba la scena ogni volta che appare sullo schermo Angela Bassett nei panni di Ramona, la regina madre di Black Panther: Wakanda Forever. Il kolossal Marvel è un’esplosione di supereroi hi-tech e antichi miti, voglia di riscatto e orgoglio di un popolo… Ma la vera pantera è lei. Su Disney +.

Sceneggiatura originale: Triangle of sadness

La bellezza, i soldi, l’invidia… Triangle of sadness di Ruben Östlund, che ha vinto la Palma d’oro a Cannes nel 2022, è un ritratto grottesco, dissacrante e spietato della società occidentale. Ci sono due fidanzati modelli e influencer, una crociera di lusso con ospiti un po’ pazzi, un naufragio, un’isola dove viene fuori il peggio di ognuno. Dialoghi da ricordare. On demand sulle principali piattaforme.

Documentario: Tutta la bellezza e il dolore

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Già vincitore del Leone d’oro all’ultimo Festival di Venezia nel 2022, Tutta la bellezza e il dolore di Laura Poitras racconta la vita della fotografa e attivista Nan Goldin, tra l’infanzia ai margini, il suicidio della sorella, la droga. Soprattutto, si concentra sulla sua lotta contro la casa farmaceutica ritenuta responsabile dell’epidemia di oppioidi negli Usa. Dolorosissimo, bellissimo. Al cinema.

Film internazionale: Argentina 1985

Una storia di eroismo quotidiano che ha fatto la storia. Argentina 1985 di Santiago Mitre ripercorre le indagini dei procuratori Julio Stassera e Luis Moreno-Ocampo che, con un gruppo di giovani avvocati battaglieri, portarono a processo il dittatore Videla e la giunta militare. E li fecero condannare per il rapimento, la tortura, l’omicidio di migliaia di desaparecidos tra il 1976 e il 1983. Mini spoiler: tenetevi pronti all’arringa finale. Da vedere almeno 2 volte. Su Prime Video.

Trucco: The Whale

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Per trasformarsi in un professore di 300 chili affetto da disturbi alimentari in The Whale di Darren Aronofsky, Brendan Fraser si è sottoposto a 6 ore di trucco al giorno e ha indossato una tuta da 130 chili. Al cinema.

Effetti visivi: Top Gun: Maverick

36 anni e non sentirli. Le missioni spericolate e l’adrenalina a mille, le rivalità e il cameratismo. Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski è il degno sequel del cult del 1986. Le scene di volo meritano da sole l’Oscar per gli effetti visivi. Ma contribuisce anche il fisico da urlo di Tom Cruise. Nel film lo chiamano “anziano” ma lui sì, nonostante le rughe, 60 anni e non sentirli… Su Paramount +.

Regia: Steven Spielberg

Chi altri potrebbe ricevere l’Oscar per la miglior regia se non lui, il regista per eccellenza? A 76 anni ci ha regalato un film in cui parla della propria infanzia e adolescenza, della magia del cinema e di come si realizzano i sogni: The Fabelmans. Ai tre Oscar vinti – due per Schindler’s List e uno per Salvate il soldato Ryan – se ne potrebbe aggiungere un altro. Noi ci speriamo. Al cinema.

Sceneggiatura non originale

È tratto da un bellissimo libro di Miriam Toews Women Talking – Il diritto di scegliere di Sarah Polley, con Claire Foy, Rooney Mara e Frances McDormand. E, come non sempre succede, gli rende giustizia. Le donne di una piccola comunità religiosa vengono narcotizzate e stuprate dai loro uomini. Devono scegliere: non fare niente, restare e combattere, andarsene. Al cinema.

La carica orientale

Per Michelle Yeoh in 40 anni di carriera è la prima candidatura agli Oscar come migliore attrice: l’ha avuta per Everything everywhere all at once, il film ora nelle sale che ha il maggior numero di nomination, 11. L’attrice malese di origini cinesi è la seconda asiatica candidata nella categoria (la prima fu Merle Oberon nel 1936 per L’angelo delle tenebre). Ma sul red carpet non sarà sola: candidati per lo stesso film sfileranno anche l’americana di origini cinesi Stephanie Hsu (attrice non protagonista) e il vietnamita Jonathan Ke Quan (attore non protagonista). E poi Hong Chau, vietnamita naturalizzata statunitense, in gara come migliore attrice non protagonista per The Whale. L’onda lunga dell’Oriente-mania continua: nel 2020 Parasite del sudcoreano Bong Joon-ho ha vinto 4 Oscar, tra cui miglior film, senza contare il successo di Squid Game, la serie distopica sudcoreana del 2021 tra le più viste di sempre su Netflix (la seconda stagione arriverà nel 2024). Nelle sale è appena uscito Decision to leave di Park Chan-wook (sempre sudcoreano), che ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes. E il 30 marzo arriverà Terra e polvere del cinese Li Ruijun, che ha incantato gli spettatori dell’ultima Berlinale. (Roberto Croci)