“Ciao Fanelli, quanto sei brava!” esclama una signora affacciandosi al tavolino del bar dove siamo sedute per l’intervista a Emanuela Fanelli. Lei ringrazia, con un sorriso che cela un lieve imbarazzo. Lontana anni luce dallo stereotipo della diva, Emanuela Fanelli, 38 anni, torna con umiltà e talento sul grande schermo dopo il successo mondiale di C’è ancora domani di Paola Cortellesi, in cui interpretava la memorabile fruttivendola Marisa, un mix di ironia e umanità che le è valso il secondo David di Donatello dopo quello vinto per Siccità di Paolo Virzì.
In FolleMente tutta la comicità di Emanuela Fanelli
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Dal 20 febbraio l’attrice romana è al cinema nella commedia romantica di Paolo Genovese FolleMente, in cui dà sfogo a tutta la sua verve comica calandosi nei panni di un’Afrodite irriverente e dalla battuta pronta. Condivide la “gestione” della mente della protagonista (Pilar Fogliati) con le altre emozioni interpretate da Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini e Maria Chiara Giannetta. A popolare la testa di lui (Edoardo Leo) sono invece Claudio Santamaria, Marco Giallini, Rocco Papaleo e Maurizio Lastrico.
Emanuela Fanelli interpreta Trilli, eros e sensualità nella mente di Pilar Fogliati
Trilli, il suo personaggio, rappresenta l’eros, l’istinto, la sensualità. Lei si sente sexy?
«Io? Ma per niente! Non mi ci sono mai sentita in vita mia. Mi viene spontaneo far ridere, ma non mi sono mai sentita sexy».
Neanche dopo questo film, in cui indossa un abito con lo spacco da femme fatale?
«Non solo tempi comici, ma anche belle gambe? Vorrà dire che metterò il fermo immagine di certe scene su Tinder, zoomando sullo spacco (ride, ndr). “
Le risulta più complicato far ridere o sedurre?
«Sedurre. Far ridere mi viene spontaneo, mentre invidio le donne seduttive senza sforzi».
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È innamorata in questo momento della sua vita?
«No. Mi piacerebbe, ma non sto alla ricerca. Se capita, bene: non sono “a caccia”».
Cosa deve avere un uomo per conquistarla?
«Uno spiccato senso dell’umorismo, intelligenza ed educazione».
Si sente più istintiva o razionale?
«Tendenzialmente razionale, tranne sulle decisioni più importanti. Può sembrare un controsenso, ma quando ho lasciato un lavoro, cambiato casa o preso un cane ho agito d’istinto».
FolleMente: quattro emozioni e quattro attrici nella testa di Pilar Fogliati
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Quale delle quattro emozioni che vediamo in FolleMente tende a prendere il sopravvento su di lei?
«Dominano la razionalità e il romanticismo, interpretate da Claudia Pandolfi e Vittoria Puccini. Tengo più a bada l’istinto, cioè la mia parte. Ma quando poi c’è, esplode».
Cosa la seduce soprattutto?
«Il talento. In qualsiasi ambito m’incanta».
Riesce a riconoscere il suo, di talento?
«Faccio fatica».
Il successo di C’è ancora domani di Paola Cortellesi
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Anche dopo il successo di C’è ancora domani? Era persino nella lista delle attrici candidabili all’Oscar quest’anno…
«Infatti Hollywood è andata a fuoco! (ride ancora, ndr). Quando ho letto il mio nome su quella lista non ci ho creduto neanche un secondo».
Due David di Donatello, però, li ha vinti: è un fatto.
«Sono stata candidata con attrici straordinarie che ho sempre stimato, come Isabella Rossellini, mai avrei pensato di vincere. Ma, ehi, dite a Margherita Buy di tremare: sono arrivata dopo, ma piano piano la batto! Scherzo… Anche perché ormai non me ne assegneranno più, il prossimo premio sarà alla carriera».
L’ha cambiata il successo di C’è ancora domani?
«Mi ha cambiata più che altro sapere che oggi posso vivere solo di questo lavoro, senza l’ansia di come pagare l’affitto a fine mese. E mi hanno fatta felice i messaggi affettuosi della gente. Mi dicevano: “Tutti vorremmo avere una Marisa”. Si vede che l’amore stupendo tra due amiche, come siamo io e Paola nella vita reale, è passato attraverso lo schermo. Considero l’amicizia vera la più alta forma d’amore».
Un circolo di amiche speciali intorno a Emanuela Fanelli
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Con Paola Cortellesi vi sentite per parlare di un prossimo film insieme?
«Ci sentiamo, ma solo per parlare della cose della vita, mai di lavoro».
Quindi amicizie vere nel mondo dello spettacolo si possono stringere?
«Certo. Oltre a Paola, c’è Sabrina Ferilli, sempre presente nella quotidianità e con una sensibilità, una cura e una dolcezza uniche. Il lavoro non c’entra, è solo un impedimento alle cose belle che vogliamo fare insieme».
Pilar Fogliati, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini e Maria Chiara Giannetta tutte in una stanza
Sempre in tema di amicizie femminili: girare tutto FolleMente in una stanza con sole donne è stato claustrofobico o stimolante?
«L’armonia su un set dipende dalle persone e Claudia, Maria Chiara e Vittoria sono davvero belle persone. Mi è andata bene: nessun capriccio, nessuna tirata di capelli, nessuna rivalità. Pranzavamo insieme, anziché ognuna nel proprio camerino, e un giorno, prima di iniziare a girare, ci siamo pure scolate una bottiglia di champagne portata da Vittoria».
Una qualità di Claudia Pandolfi che vorrebbe avere?
«Il totale disinteresse verso il giudizio altrui. Io sto imparando con il tempo ad averlo, prima ero sempre preoccupata di piacere agli altri».
Di Vittoria Puccini?
«La gentilezza d’animo, la delicatezza del suo stare al mondo».
E di Maria Chiara Giannetta?
«La dolcezza, l’assenza di lamentele e l’abitudine di portarsi sempre un libro da leggere al trucco».
Lei cosa fa mentre la truccano?
«Chiacchiero, dico stupidaggini, devo imparare da Chiara».
Con il suo personaggio maschile speculare, l’Eros interpretato da Claudio Santamaria, com’è andata?
«Ci siamo molto divertiti, anche a improvvisare, seguiti dall’occhio attento e complice di Paolo Genovese, che stimavo ancor prima di lavorarci».
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Nell’intervista Emanuela Fanelli racconta una svolta importante
Il complimento più bello che ha ricevuto?
«Prima di lavorare come attrice ho fatto per tanti anni la maestra d’asilo. Un giorno parlavo con un bambino di 3 anni e lui mi disse: “Se i maschi ti guarderebbero, sai che meraviglia vedrebbero”. Non penso lo dimenticherò mai».
Li ha più sentiti i bambini che seguiva da maestra?
«Quello che ha detto questa cosa oggi ha 17 anni ed è diventato il mio nipote d’anima, così come sua sorella. Ci sentiamo, ci vediamo, sono la loro zia».
È riuscita a fare, e bene, il lavoro che sognava. Come si sente oggi?
«Fortunata e grata, anche per il solo fatto di essere considerata per un ruolo. Oggi vivo del lavoro che amo, mi continuano a scegliere, non è scontato».
Cosa la ferisce più di tutto?
«Chi dice cose su di me per farmi del male o rovinare i miei rapporti».
Cosa desidera?
«Oltre alla pace nel mondo, dice? Anni fa avrei risposto: “Che tutti pensino che sono una brava persona”. Oggi sto imparando l’alta filosofia dello sti ca***. Perché non dobbiamo piacere a tutti».
Cosa fa per stare meglio quando è giù?
«Quando facevo la maestra ho seguito una psicoterapia, mi è stata utile anche perché mi rapportavo con esseri umani nella fase più delicata della vita. Per il resto, non ricorro a tecniche di benessere da star, non faccio meditazione trascendentale. Se mi girano, esco e passeggio con il cane».
Abbiamo parlato dei suoi premi e successi, ma che rapporto ha con il fallimento?
«Non buono, essendo stata sin da piccola brava, nel senso che le cose mi riuscivano. Per esempio, ho fatto per tanti anni nuoto, dalle gare riportavo a casa medaglie d’oro, eppure se vincevo quella d’argento per me era un dramma. Mi rabbuiavo e colpevolizzavo per non essere stata abbastanza brava. Mia madre mi diceva: «Dai valore alle cose che conquisti».
L’ha fatto?
«Ci ho provato, ma la paura di non essere abbastanza è rimasta e ogni tanto ancora me la prendo con me stessa»
Foto di Roberta Krasning. Styling Cristina Nava