Dopo l’imbarazzante siparietto di John Travolta e le conseguenti polemiche, Teresa Mannino ha riportato al Festival di Sanremo una ventata di leggerezza e intelligente ironia. La comica siciliana è stata travolgente nel suo ruolo di co-conduttrice accanto ad Amadeus e a tarda sera ha regalato ai telespettatori un monologo irresistibile che ha toccato gli argomenti del potere, dell’ambiente e della parità di genere.
L’energia di Teresa Mannino contagia l’Ariston
Da quando sale sul palco dell’Ariston, Teresa Mannino inizia a sfoderare tutta la sua energia, la sua ironia contagiosa e spontanea, il gusto per la battuta dissacrante. Demolisce la liturgia della scala (“è inutile, ci sono altri otto ingressi”), entra in stile diva di Broadway e ironizza sul proprio abito piumato: “È lo stilista di Jennifer Lopez, Taylor Swift, Michelle Obama e Teresa Mannino – dice -. Ha iniziato con Witney Houston e ha finito con me. Questo vestito ce l’ha uguale J-Lo, ma lei ci va a fare la spesa. Se vado dal macellaio vestita così mi spenna e mi butta nel banco frigo. Non ho ammazzato nessun uccello”.
Teresa Mannino ironizza sui giornalisti
La comica è incontenibile, si stende in braccio a Il Volo, sferza la sovraesposizione mediatica del Festival: “I giornalisti stanno tutti qua, se succede un fatto nel mondo non lo sapremo mai: è un mese di incoscienza. Sanremo è un grande carnevale. L’unica cosa negativa è che stasera non mi posso vedere Sanremo”.
L’abbraccio fra la Mannino e Russell Crowe
Non manca il siparietto con Russell Crowe, che abbraccia Mannino urlando “Teresa” e quando l’attrice cita le altre star con origini italiane, suggerisce “Travolta, what that fuck!” e mima la ‘chicken dance’. E sui ripetuti cambi d’abito durante la serata spiega: “Non so se avete notato che continuo a cambiare vestiti. Una volta che sono a Sanremo che faccio, non mi cambio i vestiti?”.
“Uomo ricco, bianco e occidentale è misura delle cose”
“Siamo nel 2024 ma ragioniamo come 2524 anni fa – ha riflettuto Teresa Mannino nel suo monologo recitato attorno a mezzanotte –. Il filosofo greco Protagora diceva che l’uomo è misura di tutte le cose, e per noi l’uomo ricco, bianco e occidentale è misura di tutte le cose, solo che l’ha persa, pensa che tutto il resto del mondo sia a sua disposizione e quello che non serve viene eliminato. E le donne? Che fanno? Eppure sono indaffarate. Parliamo allora di essere umano, ancora meglio di animale umano. Il 60% del nostro patrimonio genetico è uguale alle banane, per quello – scherza – si dice ‘mi sono sbucciata le ginocchia’, con le scimmie è uguale al 98%, solo che l’informazione non è molto diffusa, gli scimpanzè ci tengono a non farlo sapere. Ci sentiamo superiori perché parliamo, in realtà gli animali e le piante lo fanno in altro modo. I babbuini, per esempio, si salutano strizzandosi il pene”.
“Anche a me piace il potere, ma quello di farvi ridere”
La comica siciliana utilizza la metafora della differenza tra gli umani e gli animali e la natura, per spiegare le incongruenze della nostra specie nel rispetto reciproco tra generi. La Mannino tesse l’elogio delle formiche tagliafoglia, che hanno creato un perfetto sistema agricolo (“fanno agricoltura da 50 milioni di anni e non hanno rovinato niente, noi facciamo agricoltura solo da 10 mila anni e abbiamo sfinito il pianeta”) in cui i maschi servono solo a procreare: “Non gli fanno neanche buttare la spazzatura, l’unico compito è fornire gli spermatozoi, che stanno nella spermateca della regina, me la devo fare pure io la spermateca… il loro compito è il volo nuziale, si accoppiano e dopo muoiono perché non servono più. Ma quanto sono avanti! Non hanno problemi a gestire gli ex e i maschi sono felici perché la loro vita è un’unica grande scopata”. “Gli animali umani invece – chiosa la comica – preferiscono il potere sugli altri uomini, sulle donne, sui bambini, sulla natura. Anche a me piace il potere, ma il potere di, che ha un’altra energia, il potere di ridere e far ridere, di vestirmi con le piume, di cantare stonata, di ballare per strada. Non sono disposta a ignorare le storie non ancora passate, se non è passato non è il momento di passare oltre”.