Isabella Ragonese nella serie tv Solo per passione

Isabella Ragonese recita da più di 20 anni, ha lavorato con registi come Paolo Virzì e Daniele Luchetti, Carlo Mazzacurati e Sergio Rubini, per citarne solo alcuni. Ora interpreta la grande fotografa Letizia Battaglia nella serie tv Solo per passione in onda su Rai Uno il 22 e il 23 maggio. Quando le racconto di averla vista in anteprima si emoziona. È ansiosa di sapere come verrà accolta la “sua” Letizia Battaglia. Un’emozione sincera che sentirò nel suo tono di voce e nelle sue parole per tutta la durata dell’intervista.

Nella serie tv girata dal regista Roberto Andò c’è la parabola di una vita unica, quella della grande fotografa siciliana. Letizia Battaglia ha fatto in tempo a partecipare al film: i suoi occhi che indagano il mondo, il suo viso segnato dagli anni e il suo sorriso intelligente compaiono in alcune delle clip più commoventi. Ma non ne vedrà la messa in onda: ci ha lasciato il 13 aprile, a 87 anni.

Isabella Ragonese: le foto

Isabella Ragonese è la protagonista del servizio di moda che trovi su Donna Moderna in edicola dal 19 maggio:


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Isabella Ragonese indossa un trench plissettato Marina Rinaldi illuminato da un collier di platino e diamanti.

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– Top di taffettà con maniche a sbuffo e pantaloni di lino, tutto Krizia. I gioielli del servizio sono Crivelli.

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– Per la gonna di suède con le frange Luisa Spagnoli, Isabella ha scelto una semplice T-shirt Uniqlo, texani Ibrigu e un anello di platino e diamanti.

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– Sul reggiseno di pizzo ricamato Fendi, l’attrice indossa pantaloni e top di pvc stampa pantera, tutto Krizia.

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– Isabella Ragonese in versione minimal, con canotta a costine Uniqlo.

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– Isabella Ragonese in una scena della miniserie Solo per passione dove interpreta Letizia Battaglia, grande fotografa di donne e di mafia.

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– Isabella Ragonese è anche la protagonista della copertina del numero di Donna Moderna in edicola a partire dal 19 maggio 2022

Intervista a Isabella Ragonese

È stato difficile essere Letizia Battaglia?
«Una delle cose più difficili della mia carriera. Ho recitato con la costante paura di tradire il simbolo che lei è diventata per tutti. Interpretando, noi attori facciamo una specie di traduzione in un’altra lingua, in un altro corpo, e qui stiamo parlando di una persona che è entrata nell’immaginario di molti, anche di chi l’ha conosciuta per un istante soltanto. Arrivavo sul set e il mio pensiero era quello di renderle giustizia».

La prima delle due serate è dedicata alla Letizia più giovane e sconosciuta, al suo matrimonio, la separazione dolorosa, la lotta per trovare un lavoro. Perché tanto spazio a quel periodo?
«La Letizia che conosciamo è il frutto di quella fame di indipendenza che l’ha accompagnata da quando era bambina. Questa serie ci aiuta a ricordare quanto la libertà che abbiamo la dobbiamo a pioniere come lei, che hanno aperto una strada. Oggi le ragazze sono abituate a pensare: “Mi affitto con le amiche un monolocale e vado”. Ma per Letizia e le sue coetanee il luogo della donna era la casa del padre. E l’unica via di fuga era sposarsi: lei lo ha fatto prestissimo, a 16 anni, senza conoscere l’adolescenza, senza passare dalla gioventù. Così quella gioventù negata l’ha portata con sé per tutta la vita. Io non l’ho mai vista lasciarsi andare alla nostalgia del passato. Parlava sempre di futuro, dei progetti che voleva realizzare più che di quello che aveva già fatto».

Cosa lascia una storia come la sua?
«È un percorso che secondo me riaccenderà in tutti, uomini e donne, una luce. È come se dicesse: se vuoi veramente una cosa la puoi fare. Lei, quasi a 40 anni, ha avuto il grandissimo coraggio di rinascere. Lo ha fatto con la fotografia».

Voi siete entrambe palermitane.
«Sì, e per i palermitani Letizia Battaglia è una parte della città, come una strada importante, un monumento. Durante le riprese, quando camminavo per i vicoli con quel caschetto di capelli iconico, le persone pensavano fossi lei e mi chiamavano dentro casa: “Letizia, vieni a prendere un caffè”».

Mi racconta il vostro incontro?
«Il film per me è iniziato lì. Avevo bisogno della sua approvazione ed ero sicura che Letizia non avrebbe finto. È una che dice sempre quello che pensa, pure troppo! Sono andata a casa sua, ho bussato, mi ha aperto e mi ha detto: “Sei troppo magra!” (scoppia a ridere, ndr). Siamo state molto a osservarci, ad “annusarci” e ci siamo riconosciute anche perché lei aveva un passato d’attrice. Forse l’unica cosa che ho dovuto imparare è stato il modo che aveva di approcciare le persone. Lei era una provocatrice: riusciva a cogliere la cosa che poteva metterti in imbarazzo. Perché in quella debolezza trovava la tua anima. E le sue foto nascevano proprio da questo dialogo con la persona che aveva di fronte. Credo di non averla mai vista senza la macchina al collo. Mentre parlavi, ti metteva nel mirino e scattava».

Nella guerra contro la mafia Letizia è stata un soldato al fronte. Lavorando per L’Ora di Palermo ha seguito 20 anni di assassinii. Dove ha trovato la forza?
«Non ci si abitua mai a vedere due omicidi al giorno. Noi conosciamo la fissità delle sue foto in bianco e nero ma, quando sul set venivano ricostruite quelle scene, io cercavo di immaginare cosa significasse sentire l’odore della morte, vedere il sangue e avere la forza di scattare perché c’era solo un attimo per farlo. Solo una manciata di secondi per portare le immagini al giornale e testimoniare quello che stava accadendo. Sono convinta che questo trauma, che poi è stato un trauma dell’intera città, se lo sia tenuto dentro, pur di andare avanti, fino a quando è arrivato il momento in cui quelle foto avrebbe voluto bruciarle tutte! Pensiamo solo cosa deve essere stato veder uccidere Boris Giuliano, il capo della Mobile di Palermo, una persona che lei adorava, l’uomo che l’aveva sostenuta e aiutata nel suo lavoro di fotografa».

Il 23 maggio saranno 30 anni dalla strage di Capaci. Facciamo un bilancio. A cosa è servito il lavoro di persone come Letizia Battaglia?
«La sua testimonianza non ci ha fatto sentire soli. A Palermo, quando ero piccola, sentivo che nell’aria c’era l’idea della mafia come di un problema nostro, di noi siciliani. Noi che siamo nati male, noi che in fondo un po’ ce lo eravamo meritato tutto questo. Le foto di Letizia hanno reso visibile a tutti quello che stavamo vivendo, la realtà di una città sotto assedio, e hanno dato a tanti il coraggio di fare fronte comune per dire no».

Lei ha sempre interpretato donne forti, coraggiose.
«Più che altro ho avuto la fortuna di raccontare donne vere, reali. E la difficoltà che c’è ancora nel percorso di molte, nei contrasti che ognuna vive tra famiglia e affermazione di sé, dà a queste storie, anche alle più piccole, qualcosa di epico. Sono vite che hanno già dentro il romanzo. Quello che mi piacerebbe fare ora è interpretare ruoli in cui non si identifichino solo le donne ma che accendano anche gli uomini. E la storia di Letizia è così: cambiare la propria vita e trovare il proprio posto nel mondo è qualcosa che ci accomuna tutti, al di là del genere».

C’è un personaggio che ama più degli altri?
«È sempre molto difficile questa domanda. Anche perché un film è un pezzetto della tua esistenza, per mesi sei su un set insieme a un gruppo di persone. Accumuli ricordi, leghi quella vicenda a quel periodo della tua vita. Alla fine io non riesco a vedermi sullo schermo con gli stessi occhi di uno spettatore. Anzi, le confesso, non riesco a riguardarmi proprio, per un bel po’ di tempo».

E il futuro?
«Ultimamente ho fatto veramente di tutto, sperimentato personaggi neri come la guardia carceraria spietata della serie Il Re, con Luca Zingaretti, e a breve dovrebbe uscire su Sky arte un mio omaggio a un’altra grande siciliana, la cantante folk Rosa Balistreri. Ma prima o poi mi piacerebbe tornare a scrivere per il teatro. L’ho fatto a 19 anni e ora, chissà, potrei volerci riprovare».

L’intervista è finita. Ci salutiamo. Chiudo il collegamento via Zoom e improvvisamente metto a fuoco una piacevole stranezza di questa conversazione con Isabella Ragonese: quel suo mescolare i tempi verbali al passato e al presente mentre mi parlava di Letizia.
Mi torna in mente il verso di un poeta.
«La morte non è niente, io sono solo andato nella stanza accanto. Ciò che ero per voi lo sono sempre».

Foto di Dirk Vogel – styling di Paolo Lapicca

Make up Chiara Corsaletti @Making Beauty Management. Hair style Eleni Charismoglou Bantoula @ Cotril