«Quando vengo a Roma di solito non mi fermo più di 4 giorni, e vedo solo i parenti e gli amici. Stavolta sono rimasta per 5 settimane e ne ho approfittato per visitare i musei e fare lunghe passeggiate: cose che i romani danno per scontate» racconta Isabella Rossellini, figlia del maestro del Neorealismo Roberto e della diva Ingrid Bergman.
La incontro ai Tiburtina Studios, dove si gira Master of photography, il primo talent dedicato a fotografi amatoriali e professionisti di tutta Europa. I giurati Oliviero Toscani, Rut Blees Luxemburg e Simon Frederick sceglieranno il vincitore tra 12 concorrenti. Isabella Rossellini è la conduttrice: «È un programma affascinante, e una sfida, perché è più difficile valutare il valore di uno scatto rispetto alla voce di un cantante».
Lei di foto se ne intende, visto che ha fatto la modella per tanti anni. Ho iniziato con il maestro Richard Avedon. Da lui ho imparato che i fotografi non cercano la bellezza, ma le emozioni: sono queste a rendere una foto attraente, più di un naso perfetto o un volto levigato. Allo stesso modo tutti i grandi attori sanno che ciò che conta è l’interpretazione.
Eppure in questo campo si bada molto all’estetica, tanto che spesso i giornalisti mi chiedono se pensi mai di sottopormi a un intervento di chirurgia plastica al viso. Che tormento…
Quindi, una volta per tutte: niente ritocco. No. Il fatto che sia modella e attrice non vuol dire automaticamente che mi interessi! Ci si aspetta che chi lavora nello spettacolo prima o poi ricorra alla chirurgia estetica solo perché fa questo mestiere, ma non è vero. È una scelta. Io mi tengo le rughe.
Cosa le è rimasto impresso degli inizi della carriera? Lavorare con Avedon mi ha fatto entrare in contatto con alcune delle persone più talentuose al mondo. Ma è difficile mantenere il successo. Il mio ultimo film, Joy, che ha per protagonista Jennifer Lawrence, parla proprio di questo.
In quella pellicola interpretava l’amante di Robert De Niro. Bob è stato il mio testimone di nozze quando ho sposato Martin Scorsese nel 1979. Sembra scorbutico, in realtà è timidissimo e non ama parlare: non bisogna dargli fastidio con chiacchiere inutili. Alle cene ci fanno sempre sedere accanto. Io non lo disturbo e lui è contento (ride, ndr). Anche sul set ci siamo goduti il silenzio.
A proposito di talent show: lei si considera competitiva? Direi di no, però è vero che non si può avere una grande carriera senza esserlo un po’! Mia figlia Elettra (nata dal matrimonio con l’ex modello Jonathan Wiedemann, ndr), che ha 33 anni, lo è nello sport. A un certo punto voleva cimentarsi con il kickboxing. Io temevo che potesse farsi male. Poi ha preferito il nuoto, per fortuna.
E suo figlio Roberto? Ha 23 anni e, come sua sorella Elettra, vive a New York. Io ho casa a Long Island, a 100 chilometri di distanza. Ogni settimana vado a trovarli e dormo da Elettra, che ha un appartamento grande.
Perche si è trasferita in campagna? Per i miei figli. Quando erano bambini il clima nella casa in città era allegro. Poi Elettra è andata all’università e io e Roberto (che è stato adottato, ndr) siamo rimasti soli: la sera io guardavo la tv e lui giocava ai videogame. Non uscivo mai per assicurarmi che lui, a 16 anni, non sgattaiolasse fuori.
Eravate l’uno il guardiano dell’altra. Esatto. Nei fine settimana andavamo in campagna, dove Roberto prendeva la bicicletta, vedeva gli amici e si sentiva libero. Quando mi ha chiesto di poter frequentare il liceo a Long Island, ci siamo trasferiti.
Il Museo d’arte moderna di Parigi le ha dedicato una mostra, intitolata Ritratto di donna. Era la fine degli anni ’80. Alcune delle foto esposte poi le appesi a casa, su un muro che ribattezzai “Me Wall”, finché qualcuno mi disse di toglierle perché sembravo troppo vanitosa! In quegli scatti però io non vedevo me stessa, bensì lo sguardo dei vari fotografi: c’era chi mi immaginava sofisticata, chi mi preferiva naturale. Il modo in cui ritraevano me era anche quello in cui loro vedevano le donne.
Come mai ha rifiutato di posare nuda per Annie Leibovitz? Nel 1986 avevo girato il film Velluto Blu, diretto da David Lynch, all’epoca mio compagno. Annie pensava che avrei detto sì, visto che nel film apparivo nuda. Rifiutai: lei voleva fotografarmi in quanto musa di David, quindi nel ruolo di una donna che ispira un uomo. Non me l’ha mai perdonata. Ogni volta che ci vediamo mi dice: «Ti ricordi quando hai preferito David Lynch a me?».
Molti la ritengono un’icona. Si sente così? No, ma mi fa piacere! L’icona è un’ idea collettiva, che però non tutti condividono. Una volta una signora mi disse che provava antipatia verso Marilyn Monroe. Il marito guardava le foto di quella diva bella, bionda e così diversa dalla moglie, e lei era invidiosa. Sono sicura che se oggi chiedessi a una donna di 80 anni che cosa pensa di Sophia Loren, potrebbe anche rispondermi che non ha classe!
Cosa fa nel tempo libero? Otto anni fa sono tornata all’università per studiare il comportamento animale, un tema che mi ha sempre interessata. Per dieci anni ho addestrato cani guida per ciechi. E nel 2008 ho girato una serie di corti intitolata Green Porno sulla vita sessuale degli animali.
E dopo Master of photography? Sarò nel cast di una serie tv intitolata Shut eye: interpreterò una zingara chiromante cattivissima.