Chissà cosa pensava Cassandra ogni mattina, accorgendosi che la sorella con la quale condivideva il letto da anni era già sveglia. Jane fissava il soffitto, gli occhi grandi come laghi. Cassandra amava quello sguardo e, nel 1810, le aveva fatto un ritratto. È la sola immagine che abbiamo di Jane Austen, tra le più grandi scrittrici di sempre. Il 18 luglio sono i 200 anni dalla sua scomparsa e il mondo si prepara a commemorare l’autrice inglese di capolavori ancora oggi amatissimi: Ragione e sentimento (1811), Orgoglio e pregiudizio (1813), Mansfield Park (1814), Emma (1816), L’abbazia di Northanger e Persuasione (questi ultimi pubblicati postumi nel 1818).
Anne Hathaway in “Becoming Jane” (2007)
Amava la libertà (anche se non usciva mai)
Dal disegno di Cassandra hanno preso vita i successivi ritratti ufficiali di Jane Austen. I capelli raccolti in una cuffia, l’abito azzurro, la bocca che trattiene la consueta voglia di cantare, le mani sottili che si dice sapessero cucire ma soprattutto giocare con i bastoncini di Shanghai. E poi lo sguardo malinconico, proiettato sempre oltre, in un altro luogo. Per molti anni, quasi nessuno sospettò la sua attività di scrittrice, che divenne più intensa quando – dopo la morte del padre – si trasferì insieme alla madre e alla sorella a Chawton, nel distretto dello Hampshire. Jane amò tantissimo il cottage in cui vivevano, lo considerò la sua prima vera casa. Il giardino, i grandi salotti e il suo angolo preferito, vicino alla finestra. Stava seduta lì tutto il tempo. Non usciva mai: non conosceva il mondo, non le interessava.
Come Fanny Price, la protagonista di Mansfield Park, Jane era riservata, integerrima, osservatrice acuta. Ma soprattutto, esattamente come Fanny, aveva un rifugio tutto suo dove sentirsi davvero se stessa e liberarsi dei confini imposti alle donne. Tra la porta di servizio e quella del salotto, ce n’era una a vento che scricchiolava. Non la fece mai riparare. Amava quello scricchiolio, perché l’avvisava dell’arrivo di qualcuno. Sì, perché quello che faceva Jane Austen tutto il tempo in un angolo, era scrivere. Scriveva su fogli piccolissimi che all’occorrenza si potevano nascondere sotto della carta assorbente. Era riuscita a creare un rifugio invisibile, una stanza tutta per sé. In quella “stanza” preparò talmente tanto materiale che nel giro di 7 anni uscirono tutti i suoi grandi romanzi. Chissà quanta trepidazione in quella inconfessabile libertà, nell’essere continuamente in fuga dal mondo!
Non le importava di essere considerata una zitella
È stata questa la grande audacia di Jane Austen: l’essersi beffata di chi la credeva, e forse la voleva, zitella e donna di casa. La stessa audacia che troviamo in Elizabeth Bennet, protagonista di Orgoglio e pregiudizio. In lei si agita lo spirito di Jane Austen. Un mondo interiore che è come un quadro del grande pittore William Turner: chiaroscuri, lampi di luce, sfumature vertiginose. E noi, ancora oggi, continuiamo ad amare Jane Austen, perché nessuno come lei ha saputo mettere in luce l’animo femminile.
A un certo punto Anne, protagonista di Persuasione, apprende che Frederick, l’uomo che 8 anni prima ha rifiutato pur amandolo, è tornato. D’un tratto è colta da una passione che pensava dimenticata. Chissà se lui vorrà rivederla? Chissà cosa penserà? Dopo un breve incontro in una situazione collettiva, la sorella le riporterà che Fredrick l’ha a stento riconosciuta. Anne si sente scomparire, ma in seguito, quando capirà che ci può essere una seconda occasione, inizierà a rinascere, a risbocciare luminosa come un tempo. Chi di noi non ha provato almeno una volta quelle stesse mutevoli emozioni?
Ha dato il nome a una rosa
Jane Austen scriveva di balli e ricevimenti, di speranze e desideri. Più di tutto scriveva d’amore, facendo innamorare i suoi lettori per più di 2 secoli. È lo stesso “amore” che compare nella motivazione della Royal Mint, che conierà una moneta da 2 sterline con la sua effigie. È sempre l’amore che la faceva accigliare per un errore di stampa o per una lettura che avesse raccolto pochi entusiasmi. L’amore che lei (come Emma, protagonista dell’omonimo romanzo e interpretata da Gwyneth Paltrow nel film del 1996) sapeva ordire a distanza. Proprio perché dall’amore non era mai stata davvero coinvolta in prima persona. Jane aveva avuto una cotta giovanile per un certo Tom. E poi c’era stato un ragazzo conosciuto in vacanza in Devonshire, scomparso tragicamente. Forse da ultimo si era invaghita di un tal Capitano Pasley, di cui leggeva sospirando un saggio sulla politica militare.
Jane doveva sentirsi come Anne, la protagonista di Persuasione, il suo ultimo romanzo. Una donna che aveva vissuto al contrario: cauta in gioventù e con l’età, invece, sempre più romantica. La verità è che Jane l’amore non l’aveva mai conosciuto direttamente, anche se lo sapeva raccontare alla perfezione nei suoi libri. Jane Austen, insomma, è come una rosa che irradia luce e calore, pur nascondendo intorno al cuore della sua bellezza i petali più interni. Non è un caso che a maggio sia stata creata una rosa con il suo nome. La trovate splendente a Chawton, là dove la silenziosa grandissima Jane ha creato tutto il suo fantastico mondo.
I film tratti dai suoi capolavori
In edicola con Donna Moderna trovi i dvd dei film ispirati a Jane Austen e ai suoi libri. Dal 4 luglio c’è Becoming Jane. Seguono Orgoglio e pregiudizio (l’11 luglio), Ragione e sentimento (il 18), Emma (il 25) e Mansfield Park (il 1° agosto).