Nell’ultima puntata di Grace and Frankie, la 13esima della sesta stagione, Grace confessa al neo marito Nick di aver avuto difficoltà ad alzarsi dalla tazza del water. Elegante, ironica, battagliera, la protagonista della serie cult sulla coppia di amiche over 70 non ha paura di mostrare, e affrontare, le sue fragilità. Come quando appare in scena con un tutore alla mano destra, rivela di avere l’artrite e per questo inventa insieme all’amica Frankie un vibratore per donne che hanno superato gli anta.
Il personaggio di Grace è “tagliato” sulla meravigliosa attrice che lo interpreta: Jane Fonda. Senza di lei (e la sua sparring partner Lily Tomlin), con la sua storia passata e presente di attivista, i suoi Oscar, gli affascinanti ex mariti, gli indimenticabili video di aerobica in tutina e scaldamuscoli, forse Grace and Frankie non sarebbe quel successo che è. E la quarta età non sarebbe diventata così glamour se non ci fosse questa donna, 82 anni di fascino e coraggio, capace di manifestare per il clima davanti al Campidoglio a Washington – con un cappottino rosso comprato in saldo ai magazzini di lusso Neiman Marcus – e di farsi arrestare col sorriso sulle labbra.
Jane Fonda e la staffetta dell’impegno
«Da giovane pensavo che l’attivismo fosse come i 100 metri, e mi davo da fare giorno e notte sperando che le cose cambiassero in fretta. Da grande ho imparato che è una maratona, e ho rallentato il passo. A 82 anni ho capito che non è come i 100 metri, e nemmeno come una maratona: è una staffetta. La cosa più importante che possiamo fare oggi noi adulti è affiancare e sostenere le nuove generazioni di ambientalisti pronti a prendere le redini del movimento».
Così scrive Jane Fonda all’inizio di Salviamo il nostro futuro! Il mio impegno per l’ambiente, l’equità e la salute (Aboca). Il libro racconta del suo ultimo anno. Quello dei 5 arresti – compreso uno, il 20 dicembre, alla vigilia del suo compleanno – e dei 14 Fire Drill Fridays, i “venerdì delle esercitazioni antincendio” che ha messo in piedi coinvolgendo ambientalisti, studenti, indiani, neri, femministe e gruppi per la parità di genere.
Il nome di questi venerdì arriva da Il mondo in fiamme, il saggio che Naomi Klein, sua amica, ha scritto contro il cambiamento climatico. L’organizzazione è stata complicata ma, si scopre leggendo, Jane Fonda è una persona pratica: all’inizio pensava addirittura di campeggiare sulla piazza del Campidoglio. «Di notte, a letto, cercavo di ricordare dove avessi messo il sacco a pelo che mi aveva accompagnato sotto acquazzoni e bufere di neve a più di 4.000 metri di altezza» scrive. «Sono stata moltissime volte in campeggio e ho tutta l’attrezzatura necessaria, ma non mi ero mai accampata in una città. “Come farò ad andare in bagno?” mi chiedevo». Aneddoti a parte, il campeggio davanti alla sede del Parlamento Usa non si è potuto fare (è vietato dai tempi di Occupy Wall Street), ma la Fonda non ci ha pensato due volte ad abbandonare la sua comfort zone per seguire le orme di Greta Thunberg e battersi per qualcosa in cui crede.
Il soprannome “Hanoi Jane”
Del resto, di ambiente Jane Fonda si interessa da molti anni. «Nel 1978 ho installato una pala eolica nel mio ranch e dal 1981 l’elettricità e il riscaldamento nella mia casa di Santa Monica sono alimentati dall’energia solare. Ho tenuto discorsi a molte manifestazioni, ho partecipato alle marce di Greenpeace negli Stati Uniti e in Canada, ho comprato un’auto elettrica, ho smesso di usare plastica usa-e-getta, riciclo e ho ridotto il consumo di carne rossa. Ma continuavo a sentirmi a disagio». Inquieta e mai ferma.
Negli anni ’70 l’impegno contro la guerra del Vietnam le valse il soprannome di “Hanoi Jane”. Anche allora fu arrestata: nel 1970 all’aeroporto di Cleveland, di ritorno da un ciclo di comizi in Canada, nella borsa appunti, agende e vitamine. «Il poliziotto incaricato del mio arresto mi disse che l’ordine arrivava direttamente da Nixon, dalla Casa Bianca» scrive. «Fui accusata di traffico di droga e messa in cella insieme a una donna in preda agli spasmi per una crisi di astinenza».
Jane Fonda e il coraggio di non accontentarsi
All’epoca Jane Fonda era ancora sposata con Roger Vadim, che l’aveva trasformata nella sensuale Barbarella e con cui ha avuto Vanessa, oggi regista. Aveva vinto un Oscar per Una squillo per l’ispettore Klute, ma il ruolo da sex symbol le andava stretto. La causa antimilitarista e la disobbedienza civile la gettarono nelle braccia di Tom Hayden, affascinante attivista e scrittore con cui ebbe Troy Garity, attore, e una figlia adottiva, Mary Luana Williams. Le foto che li ritraggono insieme sono bellissime.
E bellissima è lei in Tornando a casa, film sui reduci della guerra in Vietnam che le valse il secondo Oscar. La sua carriera è fatta di capolavori, accanto ad attori come Robert Redford e Jon Voight e diretta dai più grandi registi, da Sydney Pollack ad Alan J. Pakula.
Poi la pausa, fino quasi a cancellare le sue apparizioni sullo schermo per dedicarsi negli anni ’80 all’aerobica con manuali e video popolarissimi (alzi la mano chi in quegli anni non abbia almeno una volta saltellato davanti alla tv in calzamaglia) e sposare nel 1991 il tycoon Ted Turner, lasciato nel 2000: pare che all’origine della rottura ci sia stata la conversione cristiana di Jane.
Per fortuna il cinema e la tv l’hanno chiamata ancora. Per essere sempre se stessa: tra gli ultimi film, Le nostre anime di notte, tratto dal romanzo cult di Kent Haruf, e il delizioso Book club – Tutto può succedere. Poi è arrivato Grace and Frankie, nel 2017 un Leone d’oro alla carriera e adesso le marce di protesta. Senza fine. In attesa dell’ennesima avventura di una donna straordinaria, che non ha mai voluto fare la brava ragazza.
Il libro di Jane Fonda per il pianeta
In Salviamo il nostro futuro! (uscito per Aboca, healthcare company che pubblica libri e organizza incontri sulla salvaguardia del Pianeta) Jane Fonda racconta il suo impegno per l’ambiente e l’equità sociale. Nel volume ci sono contributi di altri attivisti, dati e una parte dedicata al piano di riforme Green New Deal.