«Scusa, Katia viene subito: è andata a prendere Agata a scuola». Incontrare Angelo Pisani, 40 anni, e Katia Follesa, 43, è come entrare nel libro che hanno appena scritto a 4 mani. «Anzi, 2 mani più 2, che poi abbiamo incrociato» scherza lei, quando arriva. Si intitola Diciamoci tutto (al massimo ci lasciamo), è appena uscito per Mondadori e racconta la costruzione (e ricostruzione) di un amore. Il loro. Le rispettive carriere le conosciamo: entrambi lanciati da Zelig in 2 coppie comiche di culto (lui con Marco Silvestri nei Pali e Dispari, lei con Valeria Graci in Katia&Valeria), oggi continuano da brillanti solisti (lui soprattutto come attore di cinema e tv, lei come conduttrice e speaker radiofonica).
La vita privata è già stata alla base di una sit-com (Uno di troppo) e di uno spettacolo che portano in giro per l’Italia (Finché social non ci separi – Live). Questo libro, però, spiega meglio come si sono innamorati, 20 anni fa, diventati genitori di Agata, 8 anni, e quindi separati. Per tornare, oggi, insieme. «È una storia di cui abbiamo già vissuto l’epilogo. Perciò non può che essere più solida di prima» osserva lei.
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«Ci sembrava di aver perso la nostra individualità. Ora ci prendiamo i nostri spazi: se uno dei 2 dice “Stasera non ho voglia di cenare a casa”, non deve essere motivo di scontro. Ci sono cose che è bello non condividere»
Nel libro ogni fatto saliente è osservato da 2 punti di vista diversi: perché questa scelta?
Angelo: «Mi ha colpito la lucidità con cui Katia ricorda la nostra storia: io ho in mente i passaggi fondamentali, ma non tutti i dettagli. Però sulla base ci sono: eravamo alle prove di Zelig, io sul palco e lei, biondissima, in platea. Alla fine, si è avvicinata per chiedermi un autografo».
Katia: «Volevamo dimostrare che si può leggere la stessa storia da punti di vista opposti. Ma che il progetto resta comune».
In cosa siete diversi o, invece, vi incontrate?
Angelo: «Io sono un tipo preciso, ordinato, do peso alle parole. Katia ha una visione più “vivi e lascia vivere”, il che è sempre stato motivo di scontro».
Katia: «L’elemento che ci accomuna è il lavoro. Mentre per alcuni condividerlo è causa di allontanamento, a noi capita il contrario: ci avvicina. E poi sappiamo fare fronte comune sulle questioni importanti, come l’educazione di Agata».
Quali sono i vostri punti fermi?
Angelo: «Quando discutiamo perché abbiamo opinioni diverse, nessuno deve mai delegittimare l’altro davanti alla bambina. I nostri diverbi vengono risolti in separata sede, non con Agata presente».
Avete scelto di scrivere il libro separatamente, a «2 mani più 2». Cosa vi ha stupito di più, quando avete letto la versione dell’altro?
Angelo: «Nella versione di Katia, la persona che ha sempre agito in modo sbagliato sono io» (ride).
Katia: «Vabbè, è vero! Il bello, però, è che i punti fermi sono uguali: la nascita di Agata, certe vacanze indimenticabili».
Angelo: «Ricordo il Madagascar e New York. Il primo era una novità per tutti e 3: avevamo lo stesso stupore negli occhi davanti a quella natura incontaminata. A New York, invece, io non c’ero mai stato: Katia si è portata in viaggio 2 bimbi affascinati da tutto».
Anche il racconto della vostra separazione sembra combaciare.
Katia: «Di fronte a un momento di crisi, la via più facile è stata vivere lontani per 2 anni, invece di capire come avremmo potuto risolverla».
Angelo: «Il motivo vero della rottura è stato che, dopo 13 anni, ci sembrava di aver perso la nostra individualità. Diventare genitori ci ha fatto sentire meno complici, compagni».
Cos’è successo in quei 2 anni?
Katia: «Dovevamo tornare a esistere come individui al di là della coppia. Ora ci prendiamo i nostri spazi. Se abbiamo l’esigenza di andare via per qualche giorno da soli o con degli amici, sappiamo che si può fare. Se uno dei 2 dice “Stasera non ho voglia di cenare a casa”, non deve essere un motivo di scontro».
Angelo: «Anzi: siamo una famiglia ancora più forte di prima. Leggevo di recente un’intervista a Samuel dei Subsonica, in cui diceva: “Non capisco perché per tante persone è strano che un musicista faccia parte di un gruppo e, allo stesso tempo, voglia fare esperienze da solo”. La nostra coppia è proprio questo. Ci sono cose che è bello non condividere non per egoismo, ma perché non piacciono all’altro. Lo stesso vale con Agata».
Cioè?
Katia: «Se facciamo 4 partite a carte con nostra figlia e non abbiamo voglia di farne una quinta, glielo diciamo senza drammi. Quello che deve passare è: “Siamo stati bene, ci siamo divertiti, ora liberi tutti”. Anche di non fare nulla».
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In libreria e a teatro
Il libro Diciamoci tutto (al massimo ci lasciamo), appena uscito per Mondadori. Qui a fianco, Katia Follesa e Angelo Pisani durante il loro spettacolo Finché social non ci separi – Live: la tournée riparte da Padova il 29 novembre.