Keanu Reeves: il significato del suo nome
Quando ti parla, Keanu Reeves emana quella “brezza leggera che sale dal mare verso i monti” che è il significato del suo nome in dialetto hawaiano. Una profonda calma interiore velata di malinconia e punteggiata di ironia che l’attore canadese, nato a Beirut da madre inglese e padre – appunto – hawaiano, ha raggiunto oggi, alla soglia dei 60 anni, dopo una gioventù da enfant terrible e una vita adulta attraversata da drammatiche perdite.
La morte degli amici e della fidanzata
La notte di Halloween del 1993 muore di overdose uno dei suoi amici più cari, River Phoenix, con cui aveva recitato nei cult Ti amerò fino ad ammazzarti di Lawrence Kasdan e Belli e dannati di Gus Van Sant. La vigilia di Natale del 1999 (l’anno del successo planetario di Matrix) la fidanzata Jennifer Syme dà alla luce Ava Archer, ma la piccola nasce già morta per una malformazione cardiaca. I due non reggono il dolore, si separano dopo poco; ma restano legati da un profondo amore e nel 2001 si riavvicinano. Finché, la notte del 1° aprile, Keanu perde anche Jennifer, che muore in un incidente stradale rientrando da un party a casa di Marilyn Manson. È forse anche per questo che Keanu, uno dei divi più amati di Hollywood, coltiva un estremo riserbo sulla sua vita privata.
Keanu Reeves in John Wick 4 braccato dai killer
Quando lo incontro per parlare di John Wick 4, ora al cinema, è molto generoso nel raccontare il suo nuovo film, ma altrettanto schivo sul resto. L’epopea dell’ex sicario che torna in attività per vendicare l’uccisione della sua cagnolina – ultimo regalo della moglie appena morta – da parte del figlio di un boss della malavita, è iniziata nel 2014 e con i primi 3 capitoli ha incassato oltre 573 milioni di dollari, rendendo Reeves un’icona del cinema d’azione. All’inizio del quarto episodio della saga diretta da Chad Stahelski, John Wick è un morto che cammina: la Gran Tavola, un cartello di super criminali, ha messo una taglia enorme sulla sua testa. Non gli resta che cercare di sopravvivere, braccato da killer su commissione e da un nuovo nemico, il Marchese di Gramont (interpretato da Bill Skarsgård).
Un antieroe tra judo, jujitsu, spade e pistole
«La trama ci porta lontano da New York, dove sono ambientati i film precedenti: a Berlino e a Parigi, in Giordania e in Giappone. Ci sono almeno 15 spettacolari sequenze d’azione, compreso un folle inseguimento per le vie della capitale francese» dice Reeves, che gira senza controfigura la maggior parte delle scene di combattimento, tra judo, jujitsu, spade e pistole. «Ammiro la determinazione di John Wick a non arrendersi mai. Dà importanza a valori come onore e sacrificio: per questo, e perché la maggior parte del film è ambientata in Giappone, mi sono ispirato a Zatoichi, l’eroe cieco nato dalla penna di Kan Shimozawa e diventato protagonista di film e serie tv».
Una volontà ferrea
Mi viene in mente la descrizione di John Wick fatta dal suo primo nemico: «John non era esattamente l’Uomo Nero, era quello che mandavi a uccidere il fottuto Uomo Nero. John è concentrazione pura, impegno totale, volontà ferrea». Quando gliela ricordo, Keanu sorride: «Qualsiasi cosa accada, non aspettatevi un lieto fine. Ha ucciso centinaia di persone, di certo non passerà la vecchiaia seduto in poltrona davanti al caminetto. Dopo la morte dell’amatissima moglie, all’inizio della saga, sa che non sarà mai più una persona normale…». Impossibile non pensare all’analogia tra personaggio e interprete, soprattutto quando chiedo a Reeves quale potrebbe essere il motto di vita di John Wick. «Non importa quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi» risponde senza esitare.
Il motto di Keanu: “Non importa quante volte cadi, ma quante ti rialzi”
«Il leggendario allenatore di football Vince Lombardi lo ripeteva sempre ai suoi giocatori». Anche Keanu – più o meno consapevolmente – l’ha fatto proprio negli ultimi 20 anni. Si definisce una persona spirituale «grazie al Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci, che ho interpretato a 29 anni. Prima di girare ho fatto un viaggio a Kathmandu: dai monaci buddisti ho imparato a meditare. Mi ha aiutato a scoprire aspetti di me che non conoscevo, a percepirmi in relazione agli altri. Ho imparato a identificare, affrontare e superare le mie paure: solo così si può crescere e imparare ad apprezzare il dono della vita».
Alexa Grant, la nuova compagna
Non lo dice, per l’estremo riserbo di cui sopra, ma in quella che negli Usa chiamano “Keanassaince” (la rinascita di Keanu) un ruolo fondamentale l’ha avuto la sua nuova compagna, l’artista 50enne Alexandra Grant. Si sono incontrati nel 2011, sono diventati prima colleghi, collaborando ai libri Ode to Happiness e Shadows – testi di lui, illustrazioni di lei – e fondando la casa editrice X Artists Books, poi amici. Solo nel 2019 hanno ufficializzato la loro relazione, arrivando mano nella mano al Lacma Art + Film Gala di Los Angeles. Da allora, red carpet centellinati, paparazzate sporadiche, dichiarazioni praticamente inesistenti. In una rarissima intervista a Vogue, Alexandra ha raccontato che, appena si era diffusa la notizia della relazione, è stata chiamata da tutta la sua rubrica telefonica. E si è detta: «Cosa può venirne di positivo?».
Keanu in mezzo alle critiche
Le critiche non sono mancate: non è abbastanza bella per lui, con quei capelli bianchi sembra più vecchia… e tutto il catalogo del body shaming. Non a caso, ospite in tv al Drew Barrymore Show, Keanu ha detto: «Se ami qualcuno, devi lottare». Loro lo fanno difendendo la loro privacy e mostrandosi in pubblico solo quando serve, come alla première di John Wick 4 ad Austin, in Texas. Già si lavora al quinto capitolo, sempre diretto da Chad Stahelski. «Se il set è una famiglia, per me Chad occupa sempre il posto a capotavola, fin da quando era il mio stuntman in Matrix: passiamo ore a parlare di film, fumetti, arti marziali e dell’Hagakure, il codice dei samurai» racconta Keanu. «Poi vedremo il film spin off Ballerina con Ana de Armas, in cui farò un cameo, e la serie prequel The Continental, dove ci sarà Mel Gibson, uno dei miei colleghi preferiti». Dalla “casa” del set si porta mai via un ricordo? «Ho il cappotto di Neo dal primo Matrix e l’accendino e l’orologio di Constantine. Avevo la giacca indossata di Belli e dannati, poi l’ho regalata a un amico super fan di Gus Van Sant. Avrei voluto tantissimo la tavola da surf di Point Break, ma è stata venduta per beneficenza. Di John Wick ho giacca e cravatta, che indosso anche ora!».