Kirk Douglas è morto a 103 anni per un ictus. Era l’attore premio Oscar più anziano vivente, aveva raggiunto il traguardo dei 100 anni di età il 9 dicembre 2016. Ma chi era questo magnifico attore, idolo di più di una generazione, che nel corso della sua lunga carriera (ben 93 film!) ha lavorato con i più grandi registi cinematografici del mondo?
Gli inizi di Kirk Douglas nel cinema nel 1946
Un signore che, dopo alcuni ruoli in teatro a Brodway, ha intrattenuto relazioni con la macchina da presa fin da Lo strano amore di Marta Ivers, del 1946. Settant’anni fa. Quando Marylin Monroe, per esempio, posava per i fotografi di riviste a basso costo. O James Dean non aveva ancora accartocciato la sua Porsche e i tormenti di una generazione. E il cinema italiano, in un Paese sbriciolato dalla guerra, riassemblava le macerie della quotidianità nei film del Neorealismo. Un’epoca talmente lontana, che sogni e miti collettivi somigliavano a una pallida maschera di quelli che tutti, oggi, conosciamo e coltiviamo. Eppure Kirk era già lì, viso virile ed espressivo, non certo plasmato sui canoni della perfezione alla Clark Gable, ma sporcato di un fascino spigoloso e diverso.
Le origini bielorusse
Figlio di immigrati bielorussi (suo padre come lavoro vendeva stracci), aveva rinunciato senza rimpianti all’identità di Issur Danielovitch Demsky, il suo vero nome, in favore di una caratterizzazione più yankee. Ben presto, qualcuno capì che grugno e spregiudicatezza lo rendevano perfetto per i ruoli cinici, talvolta algidi o enigmatici, del duro difficile da penetrare: nacquero così L’asso nella manica di Billy Wilder, del 1951, Pietà per i giusti dello stesso anno e, soprattutto, il celeberrimo Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick, del 1957.
Il primo matrimonio di Kirk Douglas nel 1943
Nel frattempo si consumava l’allontanamento da Diana Love Dill, l’attrice britannica sposata nel 1943, e si moltiplicavano assenze e piccole disattenzioni nei confronti dei primi due figli, fra cui Michael. Che, nato nel 1944 e destinato poi a superare la popolarità paterna, svilupperà con lui un rapporto complesso, incastrato fra reciproche fratture e riconciliazioni, però ricompostosi in anni recenti e oggi carico di tenera stima.
Il secondo matrimonio di Kirk Douglas nel ’54
Nel 1954, fra un titolo celebre e l’altro (Il grande cielo, Sfida all’O.K. Corral, Il bruto e la bella), Kirk si risposò con Anne Buydens, ancora un’attrice, con cui ha continuato a concedersi apparizioni pubbliche fino all’anno scorso. Nacquero altri due eredi: uno di loro, Eric, è morto di overdose nel 2004. Una lesione emotiva difficile da cicatrizzare, che non a caso l’anziano padre ha rievocato nel suo libro di poesie del 2014, Life could be verse, in cui sono raccolti oltre sei decenni di piccoli componimenti letterari.
Il capolavoro di Spartacus
Nel 1960, ormai celebre, planò in Italia per Spartacus e s’innamorò di Roma, oltre a consacrarsi in una delle sue interpretazioni più iconiche. In seguito i ruoli si sono fatti meno interessanti (anche se nel 1978 va annoverata la partecipazione a Fury di Brian de Palma), ma sempre regolari: il suo curriculum ha continuato a inanellare nuovi tasselli fino all’Oscar alla carriera, del 1996, e oltre.
La modernità di Kirk Douglas
Fino alla fine questo gigante del cinema, nonostante la sovrabbondanza di primavere e un vecchio infarto, ha frequentato sempre con gusto la scena internazionale. Non si è mai lasciato spaventare dalla modernità, come quando, già nel 2014, affermò che gli sarebbe piaciuto un Presidente degli Stati Uniti donna. Addio, Kirk Douglas.