Kristen Stewart è l’interprete più interessante della sua generazione. A 31 anni l’attrice americana – cresciuta sotto i riflettori da quando a 11 anni David Fincher l’ha voluta accanto a Jodie Foster in Panic Room e diventata una star con la saga di Twilight e con film d’autore come Still Alice con Julianne Moore che ne hanno certificato il talento – è una giovane donna sicura di sé.
Kristen Stewart e il coming out
Basti pensare al modo in cui ha gestito la fama: mentre a Hollywood molti nascondono il proprio orientamento sessuale per paura di ripercussioni sulla carriera, Kristen Stewart ha fatto coming out in tv al Saturday Night Live 5 anni fa. La relazione con la sceneggiatrice Dylan Meyer, iniziata nel 2019, va talmente bene che presto si sposeranno. «È stata lei a chiedere la mia mano, la proposta di matrimonio è stata semplicemente perfetta» esclama Kristen Stewart con occhi pieni d’amore. Già pianificata la cerimonia? «Non ancora, devo iniziare a pensarci» ammette.
Kristen Stewart è Lady Diana al cinema
C’è da dire che, fino a questo momento, è stata particolarmente impegnata: il suo ultimo ruolo, quello di Lady Diana nel film Spencer, l’ha portata in giro per il mondo e le è valso la prima nomination all’Oscar come migliore attrice. Il film è una favola nera ambientata a Natale del 1991: tre giorni da incubo durante i quali la fragile e infelice Diana, intrappolata nella residenza di Sandringham con i reali, decide di lasciare Carlo. «È la storia universale di una persona che vuole liberarsi: quando non abbiamo la possibilità di esprimerci finiamo per implodere, come accade a lei».
Intervista a Kristen Stewart
Come hanno reagito i suoi genitori all’annuncio della nomination agli Oscar?
«Mio padre mi ha abbracciata, con mia madre ho parlato al telefono. Si era appena svegliata e ha detto: “Brava, tesoro, ma ricorda che i premi non sono la parte più importante di questo lavoro”. Poi ha fatto una pausa, ha realizzato l’enormità della cosa e ha commentato: “Forse sono ancora sotto shock, non mi rendo conto!” (ride, ndr). Ero una bambina molto timida e un giorno le dissi che mi sarebbe piaciuto recitare: è stata lei a sostenermi sin dall’inizio, a portarmi in giro per provini e a credere in me. Le sono grata».
Girare questo film ha avuto un impatto sulla sua opinione della famiglia reale?
«Non conoscevo bene la loro storia: sono nata a Los Angeles e avevo 7 anni quando Diana è morta. Ricordo l’emozione che c’era nell’aria il giorno del suo funerale e ci sono immagini radicate nella mia memoria, come i mazzi di fiori depositati davanti a Buckingham Palace. L’ho sempre ammirata: era una donna normale e meravigliosa, dotata di una luce che faceva stare bene gli altri. Interpretarla è stato bellissimo, ha lasciato il segno su di me».
Non sarà stata una passeggiata, però…
«A pochi giorni dalle riprese è successa una cosa strana. Mi ero preparata per 5 mesi e avevo studiato tanto, tra libri, interviste e documentari: mi ero fatta una mia idea e poi avevo cercato di dimenticare ciò che sapevo per fidarmi solo del processo creativo. All’improvviso ho iniziato a soffrire di un disordine temporomandibolare, perciò non riuscivo ad aprire la bocca: volevo convincermi di non avere paura, ma il mio corpo mi stava dicendo il contrario. Poi, per fortuna, i sintomi sono scomparsi».
Pensa che sareste andate d’accordo?
«Mi sarebbe piaciuto essere sua amica e sedermi con lei a chiacchierare, ridere e spettegolare. Mi chiedo come mai non avesse una migliore amica, un affetto stretto sempre al suo fianco. C’era una vasta cerchia di persone intorno a lei, ma Diana viveva in uno stato di isolamento costante. Credo che sia stato anche questo a spingerla a cercare una connessione forte con la gente, a sviluppare tanto la capacità di essere empatica. Avrebbe sentito lo stesso bisogno se avesse avuto una vita familiare più normale? Non lo sapremo mai».
Come si sarebbe comportata al suo posto?
«C’è chi nella vita è bravo a indossare delle maschere, anche se non credo che alla lunga sia salutare, perché finisce per logorarti. Io non sarei in grado di fingere, tanto che cerco sempre di mostrarmi per come sono, a prescindere dalle opinioni altrui».
Avevo 7 anni quando diana è morta. Ricordo le foto dei fiori davanti a Buckingham Palace. Aveva un sacco di GENTE intorno, ma si sentiva sola. Mi chiedo come mai non avesse una migliore AMICA.
È così che ha fatto i conti con la popolarità?
«Il film sostiene che le donne vengono trattate in modo diverso dai media rispetto agli uomini: Diana era un animale in gabbia, non appena usciva di casa c’erano orde di paparazzi ad attenderla. Conosco la sensazione di quando tutti ti stanno guardando: talvolta è una paranoia, ma spesso è la realtà. Rispetto a lei ho sempre sentito di avere un certo controllo nel mio rapporto col pubblico, ma non posso paragonare la mia fama alla sua: nessuno si aspetta qualcosa da me, non devo incarnare gli ideali di un’intera Nazione».
Anche lei, però, è stata nel mirino di paparazzi e tabloid.
«Sono fortunata perché amo il mio lavoro, ma penso che la soluzione stia nel non pensare troppo a certe attenzioni effimere e nel concentrarmi su altro. Non posso controllare il modo in cui mi percepisce il resto del mondo, ma in fondo non sento il bisogno di piacere a tutti: perciò va bene così. I paparazzi non li tollero, però non sto scappando da qualcosa come faceva Diana».
Diana viveva in un mondo pieno di regole da cui voleva liberarsi. Lei ha delle regole importanti che segue nella vita?
«Sì, cerco di tenere a mente che devo fidarmi dell’istinto. Ho un buon fiuto e so quello che voglio, mi piace mettermi alla prova. Ricordando sempre che è importante muoversi con grazia, senza fare del male a noi stessi e agli altri».