Un grande, meraviglioso affresco della donna nel Novecento, custodito in 150 archivi disseminati per l’Italia e fruibile online dal 5 all’8 giugno. La terza edizione di Archivissima, il Festival degli archivi, quest’anno ci aspetta sul web per guidarci lungo un percorso alla scoperta del patrimonio straordinario dei nostri archivi. Il tema 2020 è #WOMEN, una riflessione che mette al centro le figure femminili, per testimoniare l’importanza del ruolo delle donne nel lavoro, nella politica, nella letteratura, nella medicina e nello sport. E così lo sguardo abbraccia operaie e massaie, artiste e modelle, donne famose e sconosciute, arrivate fino a noi attraverso gli archivi di provenienza: una cavalcata nel costume italiano insieme a Lavazza, Tim, Reale Mutua, Centro Storico Fiat, Fondazione Ansaldo e Dalmine, Intesa San Paolo, solo per citarne alcuni.

Su Facebook e Instagram si alternano eventi e incontri durante tutte le tre giornate e, alla sera, anche il 5 giugno nella Notte degli Archivi. In più, 18 podcast d’autore prodotti da Archivissima e contenuti realizzati dai singoli archivi partecipanti: altri 80 podcast e più di 100 video. I Podcast sono disponibili gratis sul sito di Archivissima nei giorni del Festival (basta cliccare sul singolo podcast dalle 18 del 5 giugno) e verranno distribuiti sulle principali piattaforme di ascolto (Apple Podcasts, Google Podcasts, iHeartMedia, Spotif). Sempre sul sito, un gioiello da tenere con sé e ascoltare nel tempo, fruibile sempre: l’Atlante Sonoro degli Archivi Italiani, una serie di podcast in 10 puntate con 10 voci di donne che hanno lasciato una traccia importante nel campo dell’emancipazione femminile.

Le donne in banca

In particolare l’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, che rappresenta uno dei più importanti archivi bancari a livello europeo (12 km di documentazione con carte che vanno dal 1472 al 2006, migliaia di video e milioni di fotografie, disegni, bozzetti, manifesti) ci fa immergere nella realtà del lavoro delle donne in banca, un contesto ostile dove si è dovuti arrivare agli anni Sessanta per veder tutelato il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro in caso di matrimonio.

Foto Locchi

Fonte: Cassa di Risparmio di Firenze, Archivio fotografico

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– Impiegate della Cassa di Risparmio di Firenze, 1949

Studio fotografico T. Marchetti, Torino Fonte: Archivio Storico Intesa Sanpaolo, sezione fotografica
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– Impiegate della Banca Commerciale Italiana della filiale di Torino, 1916


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– Impiegata nell’archivio delle schede perforate della Cariplo, 1952 (Foto di Farabola, Fonte: Archivio Storico Intesa Sanpaolo, sezione fotografica)


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– Impiegate del Centro meccanografico della Cassa di Risparmio di Venezia, 1962 circa (Fotografia di Ferruzzi, Fonte: Archivio storico di Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Cassa di Risparmio di Venezia)


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– Addetta al centralino telefonico della Cariplo, 1966 (Fotografia di Publifoto, Fonte: Archivio Storico Intesa Sanpaolo, sezione fotografica)


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– Impiegate addette alla registrazione di dati su nastri magnetici al Centro Elettronico della Cariplo, 1969 (Fotografia di Elle2, Fonte: Archivio Storico Intesa Sanpaolo, sezione fotografica)

Fondazione Dalmine – Archivio Storico
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– Anna Gervasoni e Nicoletta Pesenti negli stabilimenti Dalmine nel 1982

Signorina si sposa? È licenziata!

Scopriamo così tante curiosità sulle “signorine”. Lavoravano con regolare contratto generalmente fino alla data del matrimonio. Poi venivano licenziate. Tutto regolare e consentito, finché l’articolo che legittimava questa pratica venne abrogato- In realtà emerge che la consuetudine di licenziare le donne al momento di contrarre matrimonio (seppure non manchino le eccezioni ), mascherata da finte dimissioni, rimane fino alla promulgazione della legge del 9 gennaio 1963 sul “Divieto di licenziamento delle lavoratrici per causa di matrimonio”. Gli istituti stabilivano il licenziamento caso per caso, “con opera personale di persuasione”, magari favorendo l’impiegata in sede di liquidazione o assumendo un familiare, naturalmente di sesso maschile, per evitare interventi esterni di organizzazioni sindacali o di personalità pubbliche.

La divisa anti tentazione

E siccome le “signorine” potevano distrarre, una delle preoccupazioni degli amministratori (tutti, naturalmente, maschi) era che i colleghi uomini non fossero indotti in tentazione, comportandosi in modo moralmente discutibile. Secondo i regolamenti le “signorine” dovevano indossare i grembiuli “di prescrizione” confezionati su misura, preferibilmente neri (in alcuni casi bianchi).

La mostra Epochè

All’interno di Archivissima, una sezione speciale è dedicata alla mostra Epochè, una rassegna tra storia e costume che ci fa fare un balzo all’indietro tra locandine pubblicitarie e manifesti in bianco e nero e a colori con la visione della donna nei decenni passati nella moda, design e pubblicità.

Manifesto pubblicitario anni ’30 illustrato da Mario Bianchi
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– Archivio storico Reale Mutua. La protezione della famiglia impersonata dalla mamma che protegge il bambino

Archivio Storico Città di Lugano, Vincenzo Vicari
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– Modelle ai giardini del Belvedere a
Lugano, 1961

Centro Storico Fiat , Torino
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Immagine pubblicitaria per la campagna di lancio della 500


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