C’è Britt-Mari, un’adolescente che scrive lettere all’amica di città che non ha mai visto, confidandole la sua vita di ragazza di provincia: sì, c’è lei per prima, protagonista del primo romanzo pubblicato da Astrid Lindgren nel 1944, Le confidenze di Britt-Mari. E poi ci sono tutte le altre: Ronja, figlia di un brigante, che vive nella rocca di famiglia e scorrazza selvatica, libera nella foresta. Lotta, felice ogni volta che combina guai; ama la gazzosa, le frittelle e l’aria aperta e anche se ha solo 4 anni sa come fare la rivoluzione tutti i giorni. Greta Grintosa, che a 7 anni organizza da sola la festa di Natale per sé e per la nonna che si è rotta una gamba: sarà talmente brava che il giardino si riempirà di angeli. Petra, sorella di Peter, che abita dentro una tana in un parco ma vuole imparare a leggere e scrivere. Sono tutte le creature di una scrittrice, ma sarebbe più giusto dire incantatrice, svedese che ha conquistato il mondo con la grazia irriverente, furiosa e scorretta dell’infanzia e molte declinazioni dell’espressione “ragazzina terribile e irresistibile”. La più famosa di queste declinazioni, quella il cui nome ne è diventato sinonimo è Pippi Calzelunghe. Lindgren, in realtà, aveva steso una versione artigianale delle storie della sua eroina già prima di esordire con “Le confidenze di Britt-Mari”. 

Dietro Pippi c’è l’infanzia della sua autrice

Per creare Pippi e assecondare quel desiderio, aveva cercato dentro sé. Cos’altro vogliono conoscere i figli se non il mistero dei genitori prima della loro nascita, esplorare il territorio sconosciuto in cui c’è e sempre ci sarà un bambino coetaneo che un giorno diventerà grande e li metterà al mondo. La proiezione che facciamo sui nostri genitori bambini, quando siamo bambini noi stessi, ipotizza un gemello invisibile e presente che attraversa il tempo per sorriderci in modo enigmatico, somigliarci, indicarci la via.

Il successo delle bambine anticonvenzionali

Qual è il segreto delle bambine di Astrid Lindgren, che Pippi racchiude e rappresenta così bene? Innanzitutto, sono anticonvenzionali in modo temerario e spudorato, portatrici di una sbadata impertinenza. Sono felici con poco, si stancano moltissimo, sono l’elemento chiassoso nell’eleganza del mondo; fresche, capaci di meravigliarsi e di meravigliare, femminili nel senso più dionisiaco e turbolento del termine, incarnano le parole che una volta pronunciò la loro autrice: «I bambini fanno miracoli quando leggono, prendono le nostre frasi e danno loro una vita che di per sé non hanno». A trasformare il mondo attraverso le storie sono sempre i bambini, insieme a certi illuminati adulti che non hanno paura di inventarle insieme a loro.