Lady Gaga è unica. In tutto ciò che fa. Come cantante e come attrice. E nessuno può permettersi di dirle cosa o come fare. Nemmeno la donna che sta portando sul grande schermo: Patrizia Reggiani.
Ormai è iniziato il conto alla rovescia per quello che è uno degli appuntamenti più attesi dell’anno: l’uscita del film House of Gucci è infatti fissato, nelle sale americane, per il 24 novembre (a dicembre in Italia) ma la curiosità di vedere Miss Germanotta nei panni dell’ex signora Gucci è ormai salita alle stelle tra anticipazioni social da parte degli attori – nel cast stellare ci sono Adam Driver Al Pacino, Jeremy Irons, Jared Leto e Salma Hayek – e trailer.
La storia di House of Gucci, la cui première londinese è stato un vero successo, parla di potere, di soldi, dell’industria della moda, di Italia, di un crimine ma, soprattutto, di una storia vera. La pellicola di di Ridley Scott, come saprete, racconta la storia di Patrizia Reggiani, l’ex moglie di Maurizio Gucci, accusata di aver organizzato l’omicidio del marito nel 1995 dopo essere stata lasciata per una donna più giovane. Condannata a ventinove anni di carcere, ridotti poi a ventisei in appello, la Reggiani è tornata in libertà nel 2017 per buona condotta dopo soli 17 anni trascorsi a San Vittore, il carcere che la famosa vedova ha sempre chiamato, provocatoriamente, “Victor’s Residence“.
Ma House of Gucci parla anche della sete di vendetta di una donna ambiziosa che, una volta toccato con mano il lusso, la ricchezza e il potere, non aveva alcuna intenzione di fare un passo indietro.
Ricoprire un ruolo del genere non è stata una cosa semplice per Lady Gaga che racconta dei molti sacrifici fatti in un’intervista a British Vogue: «Sono passati tre anni da quando ho iniziato a lavorare al ruolo. E ad essere del tutto onesti e trasparenti ho vissuto come Patrizia Reggiani per quasi un anno e mezzo. E ho parlato con il suo accento per nove mesi. Fuori campo, non mi sono fermata. Sono rimasta con lei. Sempre».
La star di Bad Romance ha sottolineato la difficoltà di riuscire a esprimersi nel dialetto di Vignola, la cittadina di nascita della Reggiani, in provincia di Modena, e poi passare a un linguaggio più altolocato adatto alle città di Milano e Firenze. Il tutto in inglese. O meglio, americano. Sì, perché il regista ha preteso che tutti gli attori recitassero nella loro lingua originale ma con un forte accento italiano. «Per me è stata un’esperienza di vita questo film, perché ogni minuto di ogni giorno pensavo ai miei antenati in Italia e ciò che hanno fatto affinché io avessi una vita migliore. Ho cercato di renderli orgogliosi ed è per questa ragione che ho basato la mia performance su una donna vera e non sull’idea di una donna cattiva».
Arrivata a Milano per la promozione del film, Lady Gaga racconta come sia stato «Difficile provare empatia per Patrizia Reggiani, ma ho imparato ad amarla mentre la interpretavo».
«Mi intimidiva interpretare un’assassina. Lei ha commissionato l’omicidio del marito, per cui non ci chiedevamo se fosse colpevole o meno, ma io ho fatto molte ricerche e ho scoperto che, quando si sono sposati, non aveva soldi. E quando lei ha deciso di ucciderlo, avevano già divorziato, quindi non era una questione di soldi, ma di amore. Questa è una storia di amore e affari italiani», spiega la star che si commuove pensando alle sue radici, al suo successo e a quanto sia importante per lei che i suoi genitori e la sua famiglia siano orgogliosi.
Ma sul metodo di lavoro di Lady Gaga, che l’ha portata nell’Olimpo del cinema con la nomination all’Oscar come migliore attrice per A Star is Born, la diretta interessata, Patrizia Reggiani, ha già avuto da ridire: «Sono alquanto infastidita dal fatto che Lady Gaga mi stia interpretando senza neppure avere avuto l’accortezza e la sensibilità di incontrarmi. Non è per una questione economica, ma di buon senso e rispetto. Ogni bravo attore deve prima conoscere dal vivo il personaggio che va a interpretare». E, in effetti, da sempre gli attori che interpretano storie vere – sono tanti gli esempi, da Erin Brockovich a The terminal, da The butler ad American Sniper fino a The blind side – costruiscono i loro personaggi attraverso incontri, confronti diretti e registrazioni audio e video con i diretti interessati per vivere a pieno e “respirare” almeno parte della vita del personaggio che si accingono a interpretare.
Lady Gaga invece no. Nessuno poteva influenzarla. Nessuno doveva dirle come interpretare quel ruolo. La cantante e attrice è stata chiara: «Nessuno mi doveva dire chi fosse Patrizia Gucci. Nemmeno Patrizia Gucci».
Lady Gaga ricorda infine come la storia della famiglia Gucci sia una “lezione di vita” importante per tutti: «Per le donne che a volte sono viste in maniera stereotipata, come arrampicatrici sociali che hanno un doppio fine. Ma anche per gli uomini che mettono troppo spesso al primo posto il denaro e la carriera. Quando penso a Patrizia (Reggiani, ndr) penso a questo: a una donna cresciuta in una famiglia di ceto medio, in una classe diversa rispetto a Gucci, che voleva solo essere importante ma per quanto ci provasse non riusciva ad essere apprezzata dalla società».
«Non dovrebbe mai accadere», sentenzia la diva che durante la trasmissione Che tempo che fa si commuove ripensando al suo primo film con Bradley Cooper, A star is born, che le ha regalato la possibilità di far conoscere la vera Lady Gaga, o meglio, Stefani Joanne Angelina Germanotta al mondo.