Gianmarco Tamberi vola in cima al mondo. Nella magica serata di Budapest, “Gimbo” si regala e ci regala un’altra meraviglia nel salto in alto. Non bastavano l’oro alle Olimpiadi, ai Mondiali indoor, all’Europeo al chiuso e all’aperto. Ecco l’unico titolo che gli mancava: ora è anche campione iridato. “Mi sento come un umano che batte i supereroi”, commenta il marchigiano 31enne al termine di una gara pazzesca.
Il volo iridato di Gianmarco Tamberi
Sono cinque i salti che lo consacrano nella leggenda dello sport italiano. Tamberi sbaglia la misura di ingresso a 2.25, poi quattro capolavori fino a quota 2.36. È lassù che si prende la medaglia tanto desiderata, tra l’estasi del pubblico che lo acclama. La passa al primo colpo mentre il 24enne statunitense JuVaughn Harrison ci riesce soltanto al secondo tentativo ed è argento. Dietro di loro, con 2,33, il qatarino Mutaz Barshim, l’amico di Tamberi che con l’italiano aveva condiviso l’oro olimpico a Tokyo.
Il bacio alla moglie Chiara e la festa scatenata
Dopo la vittoria, scatta la festa. E anche in questo, l’anconetano è un vero maestro. Corre verso la tribuna e raggiunge la moglie Chiara. La bacia e le porge la medaglia d’oro, “è il mio regalo di compleanno, me l’aveva promessa”, dirà lei commossa. Poi l’abbraccio della “curva azzurra” e lo show in pedana con il tuffo nella vasca dei 3mila siepi insieme al vincitore della gara, il marocchino Soufiane el Bakkali.
Primo oro ai Mondiali di Budapest
Il capitano degli azzurri regala all’Italia il primo oro ai Mondiali di Budapest, dopo l’argento di Leo Fabbri nel peso e il bronzo di Antonella Palmisano nella 20km di marcia. Per capire la grandezza dell’impresa, si tratta del primo titolo iridato in assoluto della specialità al maschile e il tredicesimo della storia dell’atletica italiana. Tamberi è l’unico dei cinque ori di Tokyo fin qui capace di riconfermarsi due anni dopo.
La dedica al padre
In questi due anni, Gimbo ha deciso di cambiare allenatore. Si è creato un suo team guidato dall’ex collega Giulio Ciotti e si è separato piuttosto rumorosamente dal padre Marco che lo aveva avviato fin da bambino al salto in alto, strappandolo all’amato basket, e ha costruito, passo dopo passo, tutta la sua carriera da fuoriclasse assoluto. Ma il primo pensiero oggi è per lui: “Dedico la medaglia a mio padre con cui non parlo da un po’. Mi sono caricato di tante responsabilità, non è stato facile separarmi da lui. Ho vinto una nuova sfida, è stato un percorso che mi dà energia ma se sono qui è anche merito suo”.
Dalla barba a metà al gesso portafortuna
Oltre a essere un formidabile atleta, Gianmarco Tamberi è uno showman nato. Per la finale di Budapest che lo ha consacrato campione del mondo, si è presentato con un taglio di barba che è un richiamo al passato. La rasatura a metà l’aveva reso celebre tanto da essere chiamato “Half Shave” e per l’occasione l’ha rispolverata. “La barba a metà la uso solo in gara, dal 2009, dal giorno in cui in una garetta saltai 10 centimetri più su di dove pensavo di arrivare”, aveva spiegato l’azzurro tempo fa.
Tra amuleti e oggetti scaramantici, Gimbo ne ha uno speciale che porta sempre con sé: il gambaletto di gesso, conseguenza del terribile infortunio di Montecarlo nel 2016 che gli costò la partecipazione da favorito alle Olimpiadi di Rio. Tamberi ci aveva scritto con un pennarello: “Road to Tokyo”. Ma la sua strabiliante strada l’ha portato ancora più in là, fino all’oro di Budapest.