«Non volevo parlare della fama, della notorietà e di cose così, ma raccontare il mio viaggio interiore, parlare delle persone che ho incontrato e dei rapporti con i miei genitori». Con queste parole Lenny Kravitz, il 56enne rocker più sexy del mondo, testimonial del brand Yves Saint Laurent a un’età in cui i coetanei hanno la pancetta e i trigliceridi fuori controllo, ha annunciato la sua biografia, Let love rule, pubblicata da Henry Holt and Company negli Stati Uniti lo scorso 6 ottobre.
È cresciuto «profondamente ambivalente» nell’America degli anni ’60
Intitolata come il suo primo album, Let love rule, uscito nel 1989, la biografia riassume gli anni dall’infanzia alla celebrità, mentre finirà in un secondo volume, da pubblicarsi nel 2021, la narrazione degli anni in cui Lenny Kravitz ha venduto più di 40 milioni di dischi in tutto il mondo, e vinto 4 Grammy consecutivi per la migliore performance vocale rock maschile, dal 1999 al 2002.
Eppure non mancano i passaggi rilevanti: come lo squarcio sulla condizione di un bambino figlio di due persone di razze e religioni diverse, nell’America degli anni ’60. «Mi sento tuttora profondamente ambivalente» rivela il musicista. «Bianco e nero, ebreo e cristiano. Crescendo, ricordo di aver visto tante persone dall’aspetto diverso. La mia famiglia è andata in Chiesa e in Sinagoga, abbiamo festeggiato Natale e Hanukkah. Così, quando sono andato in prima elementare e un ragazzo ha trovato strano che i miei genitori non fossero come gli altri, sono rimasto un po’ sorpreso. Fu allora che iniziarono le mie conversazioni più profonde con mia madre che mi spiegava perché questo ragazzo ci aveva chiamati in un modo offensivo».
Rievocare il padre fedifrago è servito come terapia
La madre di Lenny è Roxie Roker, co-protagonista della serie tv The Jeffersons; ed è proprio lei, divenuta celebre per il suo ruolo tv, ad avergli insegnato a non inseguire il successo: «Fin da piccolo mia madre mi ha insegnato a non misurare il successo in base al denaro, alle lodi della gente o ai premi ottenuti. L’importante è essere fieri del proprio lavoro ed esprimersi con onestà».
«Fin da piccolo mia madre mi ha insegnato a non misurare il successo in base al denaro, alle lodi della gente o ai premi ottenuti. L’importante è esprimersi con onestà»
Per quanto scritta con il ghostwriter David Ritz, già biografo di BB King e Janet Jackson, la biografia di Lenny Kravitz esprime la sua personale visione del rapporto tra i sessi: una versione in cui sono le donne il sesso forte, oltre che il migliore. La superiorità balza agli occhi quando entrano in scena i personaggi maschili: in primo luogo il padre di Lenny, il producer televisivo e promoter di jazz Sy Kravitz, una figura la cui rievocazione su carta è servita al musicista come una terapia.
Il cuore della biografia, infatti, è la scena in cui sua madre scopre che il marito l’ha tradita, lo mette alle strette davanti al figlio e lui, anziché difendersi attacca: «Lo farai anche tu un giorno», dice al figlioletto prima di uscire. Una profezia con cui Lenny impiega anni a venire a patti. «Pensavo che fosse un problema generazionale e che anch’io lo avrei ripetuto. E non ho capito il suo potere fino a quando non sono diventato più grande, e ho dovuto lavorarci, cosa che ha richiesto (tutta) la mia energia e il mio impegno per tutta la vita» confessa Lenny Kravitz.
La moglie Lisa Bonet sembrava la sua versione al femminile
La seconda donna forte della vita del cantante è l’ex moglie, Lisa Bonet, la figlia grande del telefilm I Robinson. È merito suo se lui incide il suo primo disco. È lei quella famosa, quella che finanzia le demo perché crede in lui. Lenny la vede un giorno su una rivista e si convince che sia la donna giusta per lui. In effetti è così: anche lei birazziale e figlia di genitori noti, “sembrava la mia versione al femminile”. Ma quando i due si conoscono nel backstage di un concerto dei New Edition, lui (che è fidanzato con la figlia di un milionario di Hong kong, Ming See Lau detta Mitzi) le rivolge un approccio tremendo: «Mi piacciono i tuoi capelli» le dice, forse per far dimenticare che la bravura del seduttore sta proprio nel non sembrare tale.
Oggi Kravitz loda pubblicamente l’ex moglie e si dichiara amico del suo nuovo compagno, il gigante Jason Momoa, ma soprattutto esalta di continuo la terza grande donna della sua vita: la figlia Zoe, attrice e modella. Per capire come, a dispetto della separazione, l’amore continui a governare la vita del cantante e dei suoi cari, occorre attendere il prossimo volume. Questo termina con la release del primo album: «E all’improvviso c’è stata questa risposta globale per me: la mia musica veniva spinta a livello mondiale, ovunque. Ero una persona molto semplice e molto aperta e di colpo sono diventato qualcosa su cui le persone proiettano le loro idee preconcette» scrive Kravitz. Difficile dargli torto: la fama ha un notevole impatto sulle persone, che si aspettano dalle star cose precise. Chi scrive, per esempio, pur apprezzando le rivelazioni del libro, avrebbe preferito qualcosa di diverso: meno retroscena e più foto. Let love rule, lasciare che regni l’amore, vuol dire considerare che, quando uno ha il fisico di Lenny Kravitz, un’immagine vale più di mille parole.
Il re del cool
Let love rule, la biografia di Lenny Kravitz, scritta con il giornalista David Ritz, uscita negli Usa il 6 ottobre