La nostra intervista del 2020

Letizia Battaglia il 5 marzo compie 85 anni eppure ha più grinta di frotte di ragazzine. Prima fotoreporter donna di un quotidiano italiano, la “fotografa della mafia” ha raccontato Palermo fotografando tanti morti, ma lei è un inno alla vita. «La vita è bella!», ci dice al telefono con voce roca ed enfasi che convince. «Dobbiamo vivere con il piacere di vivere, senza lamentarci. E rischiare».

La mostra sui nudi femminili a Firenze

Il governo, come misure di prevenzione contro il coronavirus, invita gli over 65 a muoversi il meno possibile da casa. Ma Letizia Battaglia ha la valigia pronta, rotta Palermo-Firenze: «Non voglio essere intrappolata neanche da un virus. Devo partire e parto, vado a Firenze alla mostra sul nudo dalle mie tre meravigliose galleriste donne». La galleria fiorentina Crumb, infatti, dal 7 marzo al 7 aprile ospita la sua mostra Corpo di donna. Lì porterà parte del suo progetto in corso: Letizia ha chiesto a donne comuni della sua amata città, Palermo, di spogliarsi per lei e di fotografarle.

«Si tratta di un discorso politico, che non ha a che fare con la seduzione e la vanità» ci spiega. «È un invito a spogliarci per come siamo, senza soccombere ai trucchetti del mercato, al corpicino che deve essere levigato con Photoshop. A Firenze porto la foto di una donna di 70 anni: ho preso il meglio di lei. Un uomo, di fronte a una settantenne nuda, reagirebbe con orrore, invece questa immagine è molto gradevole perché il corpo di lei è amato e rispettato. Perché la vita la dobbiamo amare tutta, fino alla fine, fino a quando siamo coperti di piaghe. Io amo la mia vita, la voglio amare e rispettare fino alla fine. E voglio che sia così anche per le altre donne. E pure per gli uomini».

La vita di Letizia raccontata in un documentario

Prima fotoreporter donna di un quotidiano italiano, tra gli anni ’70 e ’90 Letizia Battaglia correva con la macchina fotografica al collo per testimoniare le uccisioni di mafia per il giornale palermitano L’Ora. Fu la prima ad arrivare in via della Libertà, dove fu ammazzato Piersanti Mattarella, e immortalò il fratello Sergio, l’attuale presidente della Repubblica, mentre ne abbracciava il cadavere. È stata anche la prima donna europea a ricevere, nel 1985, il Premio Eugene Smith a New York, istituito per ricordare il fotografo di Life.

Ora sta vivendo un periodo di grande fervore. A settembre 2019 è stata tra i protagonisti del documentario satirico La mafia non è più quella di una volta (Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia), in cui il regista Franco Maresco si interroga su cosa sia rimasto degli ideali di Falcone e Borsellino nella Sicilia di oggi. Al cinismo disfattista di lui, si contrappone la passione da militante antimafia di Letizia.

Tra fine 2019 e inizio 2020 Milano l’ha omaggiata con la monografica a Palazzo Reale Letizia Battaglia – Storie di strada: in mostra 300 suoi scatti, foto di omidici di mafia e lutti, ma anche ritratti di donne, uomini e bambini, sguardi su Palermo e sul suo contesto politico, argomenti che hanno costruito la sua cifra espressiva e l’hanno portata a farsi voce profonda di critica sociale.

Presto, inoltre, la fotografa palermitana sarà raccontata, anche nei suoi aspetti più privati, dal documentario Letizia Battaglia – Shooting the Mafia della regista britannica Kim Longinotto, già applaudito al Sundance Festival e a New York. In Italia sarà al cinema come uscita evento dal 22 al 25 marzo, in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti delle mafie (che ricade il 21 marzo).
Intrecciando interviste e testimonianze d’archivio, il film inquadra la sua vita da fotoreporter e da artista coraggiosa e irriverente, impegnata in prima persona per il sogno di una Sicilia sciolta dalle catene della mafia. Nel raccontarsi, Letizia riapre un ricordo commovente: lei, che è sempre corsa sul posto a fotografare i morti di mafia, quando è stato ucciso Giovanni Falcone, che tanto ammirava e amava, non ce l’ha fatta, non è andata. Non ne ebbe la forza. Ma oggi se ne pente.

Letizia Battaglia
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– Foto di Letizia Battaglia dal film “Letizia Battaglia – Shooting the Mafia”
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– Autoritratto di Letizia Battaglia dal film “Letizia Battaglia – Shooting the Mafia”

Lo sprone a mettersi in gioco

Idealista ma anche realista, appassionata, tostissima e schietta, Letizia è l’esempio che non c’è un’età per riconoscere la propria strada: lei ha trovato la fotografia, il mezzo che l’ha liberata e fatta finalmente sentire se stessa, a 39 anni, dopo essersi emancipata da un matrimonio che soffocava le sue aspirazioni.

E ora è fonte di ispirazione per tutte le donne, che tanto ama: «Ho molta fiducia, oltre che solidarietà, verso di loro. C’è un mondo che sta andando sottosopra, dal punto di vista ambientale e politico. È gestito in modo violento, molto maschile. Ecco, noi donne abbiamo il dovere, non il diritto ma il dovere, di metterci in gioco, di andare ad amministrare le cose, di non far sciogliere i ghiacciai, di esserci. Credo che gli uomini, da soli, non ce la facciano. Ed è giusto che non ce la facciano, perché noi siamo l’altra parte del mondo: dobbiamo governare insieme».

Il suo sprone è senza fronzoli: «Dobbiamo assolutamente capire che è ora di alzare la voce, di entrare dentro le cose. Dobbiamo metterci la faccia, la volontà, la nostra rabbia gentile e fragile».

Il progetto con le donne di Palermo

Poco prima di mettersi al telefono con noi, Letizia, che è un vulcano di idee e di fatti, stava lavorando all’impaginazione di un volume fotografico, correlato a una nuova esposizione.

Come anima del Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, ha invitato le donne del posto a un corso per imparare a fotografare, gratuitamente. «Si sono presentate in 100, ora sono 57; dei loro scatti facciamo una mostra e un libro dal titolo Palermo bellissima in programma il 24 aprile. Ci sono foto molto buone, altre un po’ bruttine: tutto ciò mi emoziona molto, più delle mie foto».