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Duran per sempre
Gli show, le limo, gli alberghi, gli stadi, gli aeroporti, i tour infiniti, le fan. Racconta l’anno dell’ascesa dei Duran Duran, il 1984, il libro fotografico di Denis O’Regan appena uscito per Rizzoli Lizard. Quando tutte sognavamo di sposare Simon Le Bon e il loro terzo album, Seven and the Ragged Tiger, schizzava in testa alla classifiche. Un anno memorabile per i Fab Five, come veniva chiamata la band inglese, riecheggiando i Beatles. Colpiscono non solo i ritratti costruiti ad arte per dare forza al mito, ma anche gli scatti rubati negli intervalli di stanchezza: Simon Le Bon addormentato sull’aereo, John Taylor mentre legge un libro, Roger Taylor che si tuffa da una barca. Tutti e 5 mentre mangiano una pizza nel retro di un teatro o abbandonati sui divani con gli amici.
Avevano 20 anni. Ed erano come noi, nonostante la fama e il pubblico adorante. «Non vedo l’ora di tornare da mamma e papà. Di guidare la mia auto, di vedere un po’ di brina, di indossare un cappotto bello pesante. Ho voglia di Natale» confida John nel bel mezzo di un tour. Erano belli, avevano carisma, i loro concerti erano epici. In quel 1984 conquistarono gli Usa e si parlò della seconda “British Invasion” dopo i Beatles.
Cosa ricordano loro, adesso, di quegli anni? «È già tanto che mi ricordi qualcosa!» dice Andy Taylor. «Durante la prima tappa del tour negli Usa non avevo sentito una nota durante tutto il concerto, perché le urla di 15.000 fan ci avevano assordati». Da quel tour nacque l’album Arena. E la loro storia non è ancora finita: il 5 novembre entreranno nella Rock and Roll Hall of Fame.
a cura di Isabella Fava