“Bisogna cambiare il nome a questa statuetta, perché Oscar? Chiamiamolo con un nome di donna, chiamiamolo Anna“. È con queste parole che Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spañol von Braueich – i lunghissimi titoli dei suoi film rispecchiano la lunghezza del suo nome – in arte Lina Wertmüller, ritira il premio tanto agognato alla carriera. Non solo perché la regista e sceneggiatrice è stata la prima donna a essere candidata alla regia (con la pellicola “Pasqualino Settebellezze” nel 1977), ma soprattutto perché di donne vincitrici ce ne sono state talmente poche nella storia, che la sua statuetta durante i Governors Award dell’Academy che si sono tenuti a Hollywood è stata davvero un successo non solo per il cinema, ma anche per l’Italia e per il mondo intero.
Si tratta dell’11esima edizione degli Awards, che cadono sempre tra la fine di ottobre e gli inizi del mese di novembre: contrariamente ai Premi Oscar “originali”, per i quali tutti i membri dell’Academy sono tenuti a votare, i vincitori dell’onorario sono scelti invece dal Consiglio di amministrazione dell’Academy stessa. E siamo ben contenti che il premio di questa edizione sia andato alla “regina bianca” che all’Hollywood and Highland Center di Los Angeles ha stretto con orgoglio ed emozione la statuetta.
92 anni compiuti lo scorso 14 agosto (è nata a Roma nel 1928) Lina è stata accompagnata sul palco da altre due icone del cinema italiano, Sophia Loren e Isabella Rossellini che ha contribuito, grazie al suo vestito viola e alla scaramanzia della Wertmüller, a far sì che il momento della consegna della statuetta diventasse un siparietto divertente con corna, battute e sorrisi. Accanto a lei, anche due delle sole cinque donne fino ad oggi candidate all’Oscar, Jane Campion (nel 1995 per Lezioni di piano) e Greta Gerwig (nel 2018 per Lady Bird). La Wertmüller ha dedicato l’Oscar (anzi, l’Anna alla carriera) a suo marito Enrico Job, scenografo e costumista e grande amore della sua vita: “Dedico l’Oscar a mio marito Enrico ea mia figlia Maria Zulina, che mi è venuta molto bene. E ringrazio l’America. L’America è una cosa seria, noi siamo un piccolo stivaletto“.
Ride e gioca ripercorrendo i ricordi di una carriera segnata da più di trenta film mentre tante colleghe e colleghi, per omaggiarla, inforcano i suoi mitici occhiali con la montatura bianca, parte di una ormai famosissima collezione (ben 5000) e diventati vero e proprio marchio di fabbrica.
“Vorrei dire che la statuetta è importante, ma soprattutto sono eccitata all’idea che entrerò per sempre nella storia del marciapiede delle stelle, la Walk of Fame, sull’Hollywood Boulevard, con la mia impronta, non lontana da quella del caro amico Ennio Morricone. Testimonierà nel tempo la mia convinzione che sullo schermo è possibile mescolare commedia e dramma“.