Lino Guanciale è in ritardo: la nostra video chiacchierata su Zoom comincia quando è ancora in macchina diretto verso casa. Maglione a collo alto, molto sorridente, diventa ritroso appena provo a chiedergli della sua vita privata. Mentre si infila nel portone assisto alla reazione entusiasta di una passante che gli ha chiesto un’informazione e poi l’ha riconosciuto.
Metà romano e metà abruzzese, 41 anni, Lino Guanciale è uno di quegli attori che mettono d’accordo tutti: il pubblico mainstream della fiction Rai e quello raffinato dei teatri. Ha recitato Brecht ed è stato il fidanzato di Alessandra Mastronardi in L’allieva, ha fama di intellettuale consacrato al lavoro e piace alle donne. Su Rai 1 ha appena debuttato nella serie Il commissario Ricciardi, regia di Alessandro D’Alatri, tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni (pubblicati da Einaudi) e ambientata a Napoli negli anni ’30. Il suo commissario è un uomo serissimo col ciuffo tirabaci, rubacuori suo malgrado.
Ricciardi quanto ti assomiglia? (Ride, ndr)
«Abbastanza. La qualità che mi ha più affascinato è la sua grande empatia: è uno che non giudica mai gli altri e cerca di comprenderli anche in ciò che non condivide. Anch’io mi sforzo di essere così».
Ricciardi ha il dono di vedere i fantasmi, mentre il commissario che hai interpretato ne La porta rossa era un fantasma lui stesso: il soprannaturale ti perseguita.
«L’ironia è che io sono un razionalista convinto e non ci credo. Però è un aspetto che mi ha molto divertito e aggiunge magnetismo al personaggio, che si muove in una Napoli popolata di vivi e di morti».
Un credo religioso ce l’hai?
«La religione è una cosa seria che deve essere abbracciata per fede, io non ne ho e mi sembra più coerente professare un onesto agnosticismo. Tuttavia ho una grande ammirazione per chi è credente».
La serie ha come sfondo gli anni del fascismo, tu ti interessi di politica?
«Molto e mi arrabbio quando sento qualcuno dire: sono apolitico. Perché la politica è una parte essenziale del nostro essere uomini e animali sociali, tutto è politico, e sarebbe bene avere opinioni chiare».
Le tue?
«Sono un uomo di sinistra e un antifascista convinto, dove per fascismo intendo qualunque via che passi attraverso una affermazione violenta, a prescindere dal suo colore».
In Rai è il momento dei romanzi di De Giovanni, di cui è in onda anche la fiction tratta da Mina Settembre. Lo hai conosciuto?
«Sì, ed è stato un incontro bello. Maurizio non solo è un autore di valore, ma anche una persona che ha rivoluzionato la sua vita: lavorava in banca, ha cominciato a scrivere a 48 anni. Mi ha conquistato».
Tu sei molto amato dal pubblico femminile, eppure ti definisci “un tipo da tappezzeria”.
«Essere apprezzato dalle donne è gratificante, tuttavia mi sorprende sempre, perché sono timido, e in certi contesti continuo a rasentare i muri. E poi non amo chi si compiace del fascino che esercita sugli altri, meglio restare al riparo dalla vanità, che in questo mestiere è sempre un rischio».
Negli anni hai fatto coppia con attrici molto popolari. Di Alessandra Mastronardi, per esempio, che cosa puoi dirci?
«Alessandra è una persona estremamente generosa dal punto di vista personale e professionale. Il che può diventare un problema, nel senso che qualcuno può approfittarsene».
Vanessa Incontrada?
«Molto empatica, una forza della natura, capace di metterti a tuo agio in 5 minuti. Se proprio devo trovarle un difetto direi che lavora troppo, un po’ come me».
Miriam Leone?
«Nel 2015, quando abbiamo girato La dama velata, aveva una enorme determinazione, ma tante insicurezze. Le dicevo di avere più fiducia in se stessa, e la sua carriera mi ha dato ragione».
Ora stai girando Sopravvissuti, una coproduzione internazionale tra Italia, Francia e Germania.
«Racconta di una squadra partita per una traversata transoceanica che affronta un naufragio: dopo un anno vengono rintracciati i superstiti. Un progetto ambizioso e per me una grande sfida: interpreto uno skipper, gran parte delle scene sono in mare aperto e ho dovuto imparare a governare una barca. Da montanaro abruzzese ho capito che andare per mare significa dialogare con una forza molto più grande di te».
«Mi sono sposato a luglio. E ora sogno di allargare la famiglia»
Lo scorso luglio hai sposato la tua compagna Antonella Liuzzi, manager universitaria. Come procede la vita matrimoniale?
«Alla grande! Io e Antonella siamo molto felici di costruire un percorso insieme. Credo che allargare la famiglia sia il sogno di tutti quelli che decidono di stare in coppia, poi vedremo che cosa succederà. Di certo, i bambini ci piacciono molto».