Lo Stato Sociale, piacevole sorpresa di quest’edizione, è una band composta da cinque ragazzi bolognesi tutti nati negli anni 80: Alberto “Albi” Cazzola, Francesco “Checco” Draicchio, Lodovico “Lodo” Guenzi, Alberto “Bebo” Guidetti e Enrico “Carota” Roberto. Suonano insieme dal 2009 e la loro Una vita in vacanza è un brano dal suono allegro che lascia uno spunto di riflessione. Inserito nell’album Primati, che esce il 9 febbraio e raccoglie i singoli più importanti della storia del gruppo che non si aspettava di arrivare sul palco del Festival di Sanremo, è un tormentone annunciato.
La faccia che avete fatto quando avete sentito il vostro nome tra i big di Sanremo?
Abbiamo fatto la faccia di quelli che non ci credevano. Eravamo al bar, sparsi fra Bologna e Milano quindi abbastanza distratti. Abbiamo capito che era vero solo quando abbiamo visto I telefoni intasati di notifiche.
Una frase che vi descriva, per presentarvi a chi ancora non vi conosce?
Belli e ingestibili.
Una vita in vacanza sarà il tormentone del festival?
Sicuramente noi saremo i “tormenti” del festival. Da qui a diventare tormentone la vediamo abbastanza difficile e imprevedibile. Noi ci speriamo ma non è assolutamente detto.
Quando avete scritto la canzone e quanto è importante per voi?
La canzone è stata scritta nell’estate del 2017 al ritorno da qualche giorno in Puglia e quando ci siamo accorti che molto spesso il primo pensiero quando si ritorna dalle vacanze è “quando ripartiamo”? Rappresenta il nostro modo per cercare di parlare in maniera divertente e divertita dell’antagonismo che c’è fra il lavoro e il mondo del non lavoro… e soprattutto perché il lavoro è vissuto in questa maniera in una società come la nostra che fa di tutto per renderlo sgradevole.
Sperate nell’effetto Gabbani?
Speriamo nell’effetto Stato Sociale. Siamo più bravi a fare Lo Stato Sociale!
Tra tutte le professioni elencate nella canzone, qual è quella che vi dà più i nervi?
Quella che ci da più sui nervi è una delle “non professioni” elencate… La disoccupazione che è uno dei problemi maggiori del nostro Paese e uno dei problemi affrontati in modo meno risoluto e convincente.
La paura più grande, pensando al palco dell’Ariston?
Di non essere all’altezza di quello che sappiamo fare cioè un bel live, essere divertenti, capaci di portare qualcosa su quel palco che fino a quel momento non c’era stato. La paura ovviamente è quella di sbagliare come tutte le volte che vai su un palco.
Cosa vi dite (o direte a Sanremo) prima di salire sul palco?
Tanta tanta tanta tanta tantissima merda.
Rituali scaramantici o oggetti portafortuna ne avete?
Sì, però se poi li racconti smettono di essere efficaci!
Chi è il leader fra di voi?
Nessuno ed è una bellissima fortuna.
Il più puntuale e il più ritardatario?
Tutti ci diamo il cambio fra puntualità e grandi ritardi. Siamo piuttosto democratici anche in questo.
Dopo le esibizioni nottate di festa o “bravi ragazzi” che andranno a dormire?
No, quali serate brave? Solo grandi grandi grandi nanne.
Il segreto per andare d’accordo è?
Volersi bene e rimanere uniti. Poi le cose si affrontano e si passano insieme… è questa la forza della band.
A chi piace di più rilasciare interviste?
A nessuno in particolare ma “Bebo” è quello che ne fa di più quindi è sicuramente il più allenato!
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