Dopo il Festival di Sanremo (dove ha presentato il brano Il cielo non mi basta), Lodovica Comello è tornata in tv. Conduce su Tv8 Singing in the car (dal lunedì al venerdì alle 20,30) e Italia’s got talent (il venerdì in prima serata).
Quando incontri Lodovica Comello, la prima cosa a cui pensi è: da dove cominciare? In tv conduce i programmi Italia’s got talent e Singing in the car, entrambi su Tv8. Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Il cielo non mi basta, ha un nuovo disco in uscita a primavera, cui seguiranno 2 concerti: il 19 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 26 al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Non bastasse, vanta 3 milioni di fan su Facebook e 2 milioni di follower su Instagram.
All’inizio dell’intervista è reduce da una giornata di registrazioni e non ho nemmeno il tempo di chiederle se sia stanca: «Non sto ferma un attimo: la fortuna è che mi diverto come una pazza» dice. Nata a San Daniele del Friuli (Udine), la 26enne Lodovica ha già all’attivo più impegni e metamorfosi di quelli che chiunque di noi potrà collezionare in una vita. Ecco quello che chi ha raccontato.
Lodovica Comello: da Violetta alla tv italiana
Sfogliamo la tua agenda: qual è la priorità?
Al momento la tv, chi l’avrebbe mai detto! Mi ha aperto le porte di un lavoro che non avrei mai pensato di fare: la conduttrice. Invece è il ruolo perfetto per me: mi diverto, mi emoziono, cazzeggio, posso essere me stessa al 100%. A Italia’s got talent incontro tutti i concorrenti prima che salgano sul palco e subito dopo, quando hanno saputo se sono stati presi o no. Entro in contatto con centinaia di persone: hanno le età, le origini e gli obiettivi più diversi, ma tutte ripongono le stesse speranze in quei 100 secondi di esibizione. Mi sono scoperta una bravissima confidente.
Ti immedesimi in loro?
Stare dall’altra parte fa un “effetto La La Land”. Come Emma Stone nel film, anch’io sono passata attraverso mille provini e so bene cos’è un rifiuto. In quei momenti ti chiedi: cosa ho che non va? Voglio trasmettere loro la speranza che non tutto è perduto: per ogni porta che si chiude, un’altra si può spalancare.
La copertina dell’album di Lodovica Comello, Il cielo non mi basta
Qual è la porta che si è spalancata per te?
L’audizione per Violetta. Studiavo a Milano in un’accademia stile Saranno famosi: 8 ore al giorno di lezioni tra canto, ballo e recitazione. Un giorno il direttore mi dice che vuole propormi per un casting. Accetto senza nemmeno sapere per cosa sarebbe stato. Dopo una settimana, il verdetto: mi aspettava una produzione Disney in Argentina. È lì che mi sono detta: forse ci siamo.
Nessuna paura?
Non ci ho pensato un secondo. Sarò dall’altra parte del mondo? Non me ne frega, vado. Ad avere paura erano i miei genitori, che però si sono rivelati coraggiosi: non hanno messo nessun bastone tra le ruote alla figlia che partiva per l’America Latina. Fin da quando ero piccola mi hanno accompagnata ai corsi di canto e chitarra: sapevano che era quella la mia strada.
Oggi non sei più solo “l’italiana di Violetta”: è un’etichetta che ti ha pesato?
Per anni è aleggiato su di me questo pregiudizio. Le radio non hanno passato i miei primi 2 dischi. È stato frustrante immaginare che pensassero: «Questa fa le canzonette per bambini, non ce la filiamo». A cantare ci provo ancora, rimane il mio sogno. Non rinnego Violetta, è parte di me, e se ora sono qui è merito di quella palestra pazzesca: 3 anni sul set per 10 ore al giorno, tour mondiali di 6 mesi… Ma poi si cresce, gli interessi cambiano.
È cambiata anche la percezione del pubblico nei tuoi confronti?
Oggi non mi fermano per un selfie solo le ragazzine. Essere arrivata agli adulti è un riscatto personale.
Lodovica Comello sul palco di Italia’s got talent
Per i più giovani che ti seguono sui social sei un esempio.
Non mi sento un modello, ma mi fa piacere quando sotto i miei post scrivono: “Mi sono iscritto a un corso di canto”. Se la mia esperienza può spronare anche solo un ragazzo a inseguire i propri sogni, è già un grande risultato.
Anche nel privato sei andata velocissima: le nozze a 25 anni sono in controtendenza.
È strano, ma è così. I 20enni tendono a scappare dalle catene e il matrimonio è visto come qualcosa di definitivo. Per me è stata una scelta libera, dettata dal cuore. Tobias (Goldschmidt, produttore conosciuto sul set di Violetta, ndr) ha preso la decisione di lasciare l’Argentina per seguirmi in Italia. A 30 anni è ripartito da zero, ha fatto la stessa cosa che ho fatto io a 20, con la differenza che in patria aveva una carriera già avviata.
Avere accanto una persona che aveva già mollato tutto l’ha aiutato?
Di sicuro ha pensato: «Lodovica ha passato 4 anni da me, ora è giusto che faccia io un passo verso di lei». Sposarci è stato gettare le basi per un nuovo futuro insieme.
Nel tuo curriculum già fittissimo, c’è qualcosa che manca?
Mi sono formata con un’idea in testa: il musical. È la forma d’arte che mette insieme tutto quello che ho studiato. Se posso sognare in grande, allora dico una stagione in un teatro di Broadway. Chissà, forse non è un progetto così irrealizzabile.