Con il suo viso da indiano e le ferite nel cuore Luciano Ligabue è tornato sulla strada, l’unico posto dove una rockstar si sente davvero a casa. Il cantante emiliano sta festeggiando, anima e corpo, i 20 anni di vita artistica. L’anima è nella raccolta di vecchi successi appena uscita: il cd “Ligabue – Primo tempo” contiene, tra l’altro, gli inediti Niente paura e Buonanotte all’Italia, proposti senza sosta dalle radio. Il corpo, invece, si agita nei concerti di questi giorni a Roma e dal 12 al 21 dicembre a Milano. Lui, il Liga, 47 anni, uno che fa bilanci esistenziali da quando ne aveva 20, risponde alle domande sul tempo che passa. Ma anche il suo fisico parla, e il cantante trasmette energia e reattività, come un ragazzo. È pronto, ancora una volta, a imbracciare la chitarra.
Da zero a dieci che voto ti dai per questi 20 anni?
«I voti alla musica li lascio ad altri. Alla mia vita, invece, do un dieci. Il rock mi ha regalato emozioni uniche. A partire dai concerti, che sono il massimo del godimento».
Più del sesso?
«Quello è il più bel parco giochi che sia stato messo a disposizione. Meglio sommare le due cose».
In “Niente paura” hai una voce più morbida, quasi non sembra la tua.
«Sto lavorando per recuperare il timbro caldo dei primissimi dischi. Col tempo ero passato a un tono aggressivo che rischiava di diventare monocorde».
Addio al rock?
«Non so se voglio essere più o meno rock. Di sicuro resterò sempre fedele all’ispirazione del momento».
A 47 anni hai paura di invecchiare?
«Non sono cieco, gli specchi di casa mostrano i segni dell’invecchiamento. Se rifletto sui numeri, la mia età mi fa senso. Poi però dico cose che piacciono anche ai ragazzini, e allora torna l’ottimismo. Anche il corpo regge al passare del tempo…».
Nonostante la vita da star?
«Guarda che faccio molto jogging e sto attento a quel che mangio. Sono un appassionato di vino ma ho eliminato i superalcolici. Un corpo trattato bene permette di provare emozioni più nitide».
Ligabue un salutista?
«Il lato maledetto del rock, che ho sperimentato per un breve periodo, non fa per me. Ho un altro stile: sono uno a cui piace correre in bicicletta per la sua Correggio».
Però nelle tue canzoni c’è sempre un sentimento sofferto del tipo: «La vita poteva andar meglio, facciamoci coraggio». È così?
«Lo riconosco, sono un uomo predisposto alla malinconia. Ricordo con amore esagerato gli anni Settanta, forse mitizzandoli. Ma con il tempo il rimpianto si è attenuato di brutto».
Cosa ti sta succedendo?
«Sto attraversando il periodo più bello della mia vita. È come se di colpo mi fossi reso conto della qualità e quantità dell’affetto che ricevo dagli altri. Che stupido a non accorgermene prima».
In “Niente paura”, parlando delle donne della tua vita, dici che “qualcuna è partita ma non se ne va”. È un riferimento alla tua ex moglie?
«Lei c’è di sicuro. La mia ex compagna è una donna speciale che ha saputo gestire la nostra separazione con serenità».
Come va la vita da padre separato?
«Finora bene, toccando ferro. Mio figlio Lenny passa metà settimana con me e metà con la madre, senza quelle assurde guerre sugli orari tipiche di molte coppie separate. Vado a prenderlo a scuola e a fine anno non manco alla festa di classe. Speriamo duri».
Cos’è per te la fedeltà?
«A me è capitato di essere infedele. E mi piace pensare che quelli non fossero momenti in cui calava la mia qualità umana, ma un periodo di crisi in cui avevo bisogno di qualcos’altro».
L’infedeltà ti ha creato dei problemi?
«Ne crea quando viene scoperta. Ma anche quando una persona vive forti sensi di colpa. E io sono uno che non la fa franca con se stesso».
La nuova canzone “Buonanotte all’Italia” descrive un Paese senza navigatore. Sei deluso dalla politica?
«Chi non lo è? Sono uno di quelli che hanno fatto in tempo a sperare che la politica cambiasse le cose. Ovvio che sia deluso».
Hai aderito con un video al V-Day di Beppe Grillo: dici “vaffa” ai partiti?
«No. Chi in questo momento fa politica si trova in un girone infernale, stretto tra le pastoie della burocrazia e la sfiducia della gente. Non lo invidio. Però condivido l’idea di Grillo di impedire ai corrotti l’ingresso in Parlamento».
Francesco De Gregori, testimone di nozze di Veltroni, ha detto che il segretario del Pd non lo convince.
«Giudicherò Veltroni quando avrà fatto qualcosa di buono per il Pd. A chi mi chiede cosa penso del nuovo partito, rispondo che oramai valuto le persone dopo averle viste al lavoro».
E cosa pensi della tua imitazione fatta dall’attore Neri Marcorè?
«Non sono entusiasta, però lo vedono in molti e questo significa che funziona (si sforza di sorridere). Mi dispiace solo che mi abbia portato sul palco del Festival di Sanremo… io che ero orgoglioso di non esserci mai stato!».
Dopo i concerti, cosa farai?
«Deciderà l’ispirazione. Il problema è incanalare il traffico. In 17 anni ho realizzato dischi, film, racconti, poesie. Come avrò fatto, nei miei primi 30 anni, a tenere tutto per me?».
Luciano Ligabue nasce il 13 marzo 1960 a Correggio (Re). Nei primi anni alterna la musica ai lavori più disparati, dal bracciante agricolo al conduttore radiofonico. Nel 1990 viene eletto consigliere comunale per il Pci. Si esibisce per la prima volta in pubblico nel 1987, ma la carriera da rockstar decolla solo nel 1990 con l’album “Ligabue”. L’anno dopo sposa Donatella Messori. I due hanno un figlio, Lorenzo Lenny, che frequenta la quarta elementare, e sono separati dal 2002. Il cantante è attualmente legato a Barbara Pozzo, da cui tre anni fa ha avuto una bimba, Linda.
I suoi successi
Ligabue ha molti talenti: rockstar, regista, scrittore. Nel 1996 l’album Buon compleanno Elvis vende un milione di copie e resta in classifica per 70 settimane. L’esordio al cinema avviene nel 1998 con Radiofreccia, che vince tre David di Donatello. Nel 2002 l’artista è di nuovo alla regia con il film Da zero a dieci. Nel 2004 pubblica il suo primo romanzo, “La neve se ne frega” (Feltrinelli), presentato da Fernanda Pivano. Nel 2005 è ospite della trasmissione Rockpolitik di Adriano Celentano. Nel 2006 trionfa al Festivalbar.