Uscirà il 9 gennaio “Dare la vita“, il libro postumo di Michela Murgia edito da Rizzoli. Nelle ultime settimane di vita la scrittrice, scomparsa a Roma il 10 agosto 2023, ha raccolto i suoi pensieri racchiusi poi in questo pamphlet densissimo in cui racconta – partendo dall’esperienza personale – un altro modello di maternità.
“La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino” dice Michela Murgia che in “Dare la vita” sviscera l’essenza della maternità, come si possa dare la vita senza generare biologicamente, come i legami d’anima possano corrispondere ai legami di sangue.
La queerness familiare come necessità politica
Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta per Michela è naturalmente “sì”. La queerness familiare è una realtà e affrontarla è ormai una necessità politica. Murgia si è occupata di questo per anni e ora queste pagine intimissime ci permettono di entrare nelle infinite sfaccettature degli affetti e di comprendere come aprire all’altro non riduce ma amplifica l’amore.
Tra i titoli più attesi del 2024
Consegnato poco prima della sua morte, “è un libro toccante, sulla famiglia. Doveva essere solo sulla gestazione per altri ed è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e parentela“, racconta Alessandro Giammei, docente di Letteratura a Yale, “figlio d’anima” nella famiglia queer che la scrittrice si era felicemente scelta, e ora curatore della sua opera.
“Michela era orgogliosa di essere arrivata alla fine con la forza e lucidità di chiudere il progetto del libro che uscirà per Rizzoli. Nel corso della sua vita ha mantenuto sempre tutte le sue promesse, sia quelle editoriali sia quelle politiche con grande dispendio di se stessa“, continua Giannei.
Un nuovo progetto con gli inediti?
Michela Murgia lascia anche “un ricco patrimonio di file scritti in tanti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite” – ricorda ancora Alessandro Giammei -. C’è anche un progetto di libro che lei aveva cominciato a curare, vediamo se si potrà completare. È un libro di cui Michela stava parlando, per cui ha fatto interviste e racconti“.
Murgia “ha avuto un cantiere molto attivo per tutta la sua vita e ha sempre scritto tanto. È come se avesse avuto una gratuità. Metteva giù, metteva via. Certe cose non le piacevano, altre le scordava. Mi aveva chiesto da tempo di avere un occhio filologico sulle sue carte e così sarà in accordo con tutti quelli che la amavano”, aggiunge infine Giammei.
Chi era Michela Murgia
Intellettuale, attivista e scrittrice, Murgia è stata tradotta in oltre venticinque paesi, in tre continenti, e ha ricevuto numerosi premi – tra cui il Campiello, il SuperMondello e il Cavalierato delle Arti e delle Lettere del ministero della cultura francese. Tra i suoi libri si ricordano “Accabadora” (2009), “Ave Mary” (2011), “Chirú” (2015), “Istruzioni per diventare fascisti” (2018), “Stai zitta” (2021), “God Save the Queer” (2022) e “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi” (2023).