Alessandro Mahmoud, vince Sanremo 2019 dopo aver conquistato Sanremo Giovani a dicembre. Nato a Milano nel 1992 da mamma sarda e papà egiziano. Con Einar Ortiz, è il secondo vincitore delle due serate di Sanremo Giovani, trasmesse a dicembre. Entrato tra i Big grazie al brano “Gioventù Bruciata” ha portato all’Ariston “Soldi”, «la storia di una famiglia non tradizionale». Una canzone super ballabile che in radio si avvale dell’autotune, effetto per la voce che invece, per scelta, Alessandro non ha usato durante il Festival, dimostrando di avere ottime qualità canore.
Già concorrente di X Factor per una sola puntata nel 2012, aveva partecipato anche a Sanremo Giovani nel 2016. Ha collaborato in questi anni con Fabri Fibra e Gué Pequeno. Ha messo la sua firma su “Nero Bali”, hit dell’estate scorsa cantata da Elodie e Michele Bravi e su “Hola” di Marco Mengoni. Il suo album “Gioventù Bruciata” esce il 1° marzo. Nella serata dei duetti ha scelto di esibirsi con Gué Pequeno.
L’abbiamo intervistato alla vigilia del festival
Ci racconti “Soldi”?
È la storia di una famiglia non tradizionale. È nato più o meno nello stesso periodo in cui ho scritto Gioventù Bruciata, il brano con cui ho vinto a Sanremo Giovani.
Quanto ti rappresentano la parole che canti?
Io sono ciò che canto.
Come stai vivendo questo improvviso salto nei Big? Senti di dover dire “finalmente”?
Lo sto vivendo con molta felicità ma anche con molta consapevolezza, una delle cose che spero di riuscire a fare nella settimana del Festival è di non dare nulla per scontato ma apprendere più cose possibili per il futuro, perché d’altronde la mia “carriera” in un certo senso sta iniziando ora.
Pronto all’esposizione enorme che dà il Festival?
Sono molto carico e voglio dare il massimo. L’unico timore che ho è di non essere capito da tutti, non rientro come “mood” negli standard classici della canzone italiana, ma ho sempre amato le sfide.
Per Baglioni il tema di questo festival è l’armonia. Cos’è per te?
Per me l’armonia è quando una cosa sta bene dove sta e lo si percepisce subito. Credo che in questo Festival l’armonia si trovi proprio nella diversità sia generazionale che musicale.
Come stai preparando la voce?
Per la preparazione vocale mi aiuta da anni Pachy Scognamiglio, vocal coach ma in primis amico.
Una cosa da non dimenticare assolutamente a casa in quella settimana?
La “cazzimma”.
Serata dei duetti, come mai Gué Pequeno?
Essendo fan del Gué mai avrei sperato un feat con lui su quel palco. Ha scritto una strofa che appena l’ho sentita mi ha ribaltato dalla sedia, alla fine c’è poco d’aggiungere…È il Gué.
Quanta Milano, quanta Sardegna, quanto Egitto in te?
Essendo nato a Milano Sud mi sento ben radicato in questa città, quasi come fosse un’amica. A casa parlo sardo ma sono comunque molto legato alla cultura araba.
Il tuo pregio e il tuo difetto più grande?
Pregio, lavoro sodo per ciò in cui credo. Difetto, memoria a breve termine.
Ci racconti un aneddoto che ti riguarda?
Al karaoke “One love” dei Blue mi viene benissimo.
Esprimi un desiderio.
Fatto. (Se ve lo dico poi non si avvera).
Cosa dobbiamo aspettarci nei tuoi progetti post Sanremo?
Tante date in giro per l’Italia.
La tua canzone preferita di Claudio Baglioni.
“Avrai”.
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