Lo stile di Maria Callas
Il 16 settembre del 1977 moriva Maria Callas. Una voce, un carisma e uno stile diventati leggenda. Eppure la penna affilata di Camilla Cederna la bollava come una matrona dal look tremendo. Allora come ha fatto a entrare nella top ten delle donne più eleganti del mondo e a vincere l’Abito d’oro, premio per la più chic di Milano? Il merito va a un sodalizio speciale: quello tra la soprano di origini greche e la sarta milanese Elvira Leonardi Bouyeure, per tutti “la Biki”.
È a lei che si deve la nascita dello stile di Maria Callas attraverso pochi capi, essenziali ed eleganti, che imparò ad abbinare anche da sola, in tournée o in crociera sul Christina (lo yacht di Onassis, che nel ’59 ospitò lei e il guardaroba cruise più bello che una diva potesse desiderare), seguendo appunti salvifici stilati dalla stilista e dal genero Alain Reynaud, fidato collaboratore. Era Biki l’àncora a cui la Callas si aggrappava per presentarsi in società ed essere sempre all’altezza del suo personaggio. E allora ricordiamo questa storia di amicizia.
L’amicizia tra la Biki e Maria Callas
Tutto cominciò con un’esclamazione della Biki: «Se dovessi mettermi a vestire una donna così, diventerei pazza». Poi ne restò ammaliata e la trasformò nella Divina. Ma partiamo da Biki. Giacomo Puccini, che ne aveva sposato in seconde nozze la nonna materna, la chiama “Bicchi”, diminutivo di “Birichina”, ma è Gabriele D’Annunzio a trasformare il nomignolo in soprannome esotico. Elvira Leonardi Bouyeure, “la Biki”, nasce a Milano nel 1906 e vive in un ambiente aristocratico e colto fin dall’infanzia. Frequenta il bel mondo, bazzica musicisti e artisti e matura un gusto naturale per l’eleganza.
Dopo aver aperto con Gina Cicogna un atelier di biancheria intima d’imitazione francese (di cui il Vate fa incetta per le sue amanti), si mette in proprio creando abiti da gran sera: sfila per la prima volta il 5 maggio 1936, diventando la sarta delle signore “bene” milanesi.Biki. La sua casa, negli anni ’50 e ’60, è frequentata da personalità della cultura, dello spettacolo, della finanza. Lei stessa è presenza fissa agli eventi più esclusivi. Anche al dopoteatro di quel fatidico giorno di Sant’Ambrogio.
Il 7 dicembre 1951 alla Scala…
È il 7 dicembre 1951, serata inaugurale del Teatro alla Scala. Wally Toscanini ha organizzato il solito incontro dopo la Prima. I Vespri Siciliani hanno visto il debutto della 28enne Maria Callas. Biki resta impressionata dalla voce della soprano ma, scrutandola nel salotto di via Durini, il suo aspetto sgraziato la colpisce ancor di più: giacca troppo stretta per quel petto prosperoso, gonna longuette che non dona alle gambe, scarpe con cinturino che taglia le caviglie, borsa grossa quanto una sporta, orecchini voluminosi, dozzinali. E un cappello a tesa larga di velluto nero (di sera, in casa!). È chiaro che le serve qualche consiglio, eppure Biki ne resta affascinata. Ha qualcosa, quella dea giunonica, che sconcerta: una passione forte, un temperamento indecifrabile in bilico tra la fragilità della persona e la potenza imperiosa dell’artista.
La settimana dopo, nell’atelier della sarta al 3 di via Sant’Andrea, squilla il telefono: Giovanni Battista Meneghini, marito della Callas, chiede un appuntamento. «Lei sa come tenere il palcoscenico, signora Callas, ma per vestirla al meglio ho bisogno che perda qualche chilo». Così le dice la Biki, senza giri di parole. L’altra apprezza e promette. Torna sei mesi dopo, trasformata. Le due diventano amiche e danno avvio a una metamorfosi. Via le mises provinciali: servono modelli strutturati, drappeggi in punti strategici, scolli concepiti per minimizzare il seno, pettinature raccolte che allunghino, tacchi alti.
Maria Callas: da brutto anatroccolo a regina
Per Maria Callas inizia una nuova era: non è più un brutto anatroccolo ma una regina vestita di raso porpora, turchese, miele, di lunghi abiti leopardati, di cappe avvolgenti profilate di zibellino, di maxi maniche a farfalla, di abiti con strascico dal taglio quadrato che perfino Yves Saint Laurent ammira, rammaricandosi di non averlo inventato lui. E poi borse, scarpe, cappelli, guanti, foulard, gioielli… Così Biki crea la Divina Callas e diventa anche sua confidente, le insegna a creare da sé uno stile raffinato. Maria si dimostra talentuosa e ferrea anche in questo: impara a vestirsi bene come se lo avesse fatto da sempre con gusto innato. Insieme a lei diventano famose nel mondo tutte le sue mises, proiettando Biki nell’Olimpo delle sarte d’élite: la Callas è la più grande testimonial che potesse desiderare.
Maria Callas: icona di talento, fascino ed eleganza
Un sodalizio in nome della perfezione. La Biki veste Maria Callas anche quando, negli anni ’70, il cigno, ferito, si prepara per ritirarsi: la vita piena di niente non ha mai fatto per lei. Maria Callas se ne va un giorno di metà settembre, nella sua casa parigina, a soli 53 anni. Nulla resta dei suoi abiti, dispersi o venduti all’asta, ma lei è entrata per sempre nell’immaginario collettivo come icona di talento, fascino ed eleganza intramontabili.
Ecco, a noi piace ricordarla così: non avvolta dai mantelli di volpe di Anna Bolena o dai kimono di seta di Madama Butterfly, ma con una gonna a matita e una giacca stretta in vita da un’alta cintura, con un manteau di tweed e la parure di perle, con un abito anni ’50 dalla gonna vaporosa, con una T-shirt e un foulard di voile al collo, con l’eyeliner marcato e le labbra rosso scuro. Così la Biki l’aveva aiutata a sbocciare, per affrontare la vita di tutti i giorni. Perché non si è divine per caso: la ricerca della perfezione non ha mai fine, ma avere il carattere adatto per interpretarla conta ancora di più. Presenza scenica, pare si chiami. Anche giù da un palco.