Comico, attore, regista, poeta. Massimo Troisi è stato tante cose, soprattutto un personaggio che è rimasto nel nostro immaginario per la sua umanità e tenerezza.
Massimo Troisi: l’uomo e l’attore
Difficile dimenticare il suo modo di parlare cadenzato dal dialetto napoletano, quasi una melodia con le sue pause, i tartagliamenti, le mani che si muovevano sempre, a toccare la faccia, il sopracciglio, il suo corpo lungo e magro. E poi la timidezza che traspariva, il sentirsi fuori luogo, la leggerezza delle sue battute, sempre misurate e intelligenti, l’ironia sottile.
Massimo Troisi: 70 anni il 19 febbraio
Di Massimo Troisi, che il 19 febbraio avrebbe compiuto 70 anni (è nato a San Giorgio Cremano, in provincia di Napoli il 19 febbraio 1953) se il suo cuore non l’avesse fermato a 41, è stato detto tanto perché la sua presenza nella storia del cinema è stata dirompente: per la prima volta un comico e attore dava voce alla Napoli dei giovani, quella creativa e anticonformista, la stessa in cui si muovevano Pino Daniele e La Nuova compagnia di canto popolare.
Il doc su Rai 3 il 17 febbraio e poi su Rai Play
Per celebrarlo, Rai Documentari propone il 17 febbraio alle 21,15 in prima visione alle ore 21.25 su Rai Tre (e poi su RaiPlay dal 19 febbraio) il film documentario “Buon compleanno Massimo” di Marco Spagnoli. Racconta la vita e la carriera di Massimo Troisi attraverso le testimonianze e le voci di chi l’ha conosciuto: dalla sorella Rosaria a Eugenio Bennato, da Enzo De Caro a Lello Arena, da Renzo Arbore a Fabio Fazio. A far da guida lo scrittore Maurizio De Giovanni che quella Napoli da ragazzo l’ha conosciuta. Tra spezzoni delle sue prime gag con il gruppo La smorfia ai film che ha girato anche come regista e che l’hanno consacrato – Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Non ci resta che piangere con Roberto Benigni, Pensavo fosse amore… invece era un calesse il documentario ci regala il ritratto di un uomo che amava la vita e il cinema, Napoli e la sua cultura, capace di ridere ma anche di grande profondità. E che non sopportava i luoghi comuni. Fino al capolavoro da Oscar Il postino, con la regia di Michael Radford (lui collaborò ma non fu accreditato) che ha girato al fianco di Philippe Noiret nel ruolo del poeta Pablo Neruda. Magro e affaticato ma intenso, Massimo Troisi morì il giorno dopo avere concluso le riprese e ricevette poi una candidatura postuma all’Oscar.
Il film su Massimo Troisi
Appena presentato al Festival di Berlino, Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone esce nei cinema il 23 febbraio.
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Anche questo è un omaggio affettuoso a un genio, un amico, un viaggio personale compiuto da un regista anch’esso napoletano. C’è la storia, la vita e la poesia di Massimo Troisi ma ci sono anche i suoi riferimenti cinematografici: l’assonanza con la Nouvelle Vague, il modo di muoversi e di vivere dietro alla macchina da presa come l’attore amato da Francois Truffaut, Antoine Doinel, l’eredità di Totò, Eduardo De Filippo, Buster Keaton, Charlie Chaplin per il modo di recitare fatto di limature, sottrazioni piuttosto che aggiunte. Molti ne sono stati influenzati, come Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone, che qui raccontano in che modo, molti lo hanno amato e lo hanno studiato.
La coppia Troisi-Pavignano
«Massimo amava le donne» ha detto Renzo Arbore. E qui Martone chiede a Anna Pavignano, sua compagna per un certo periodo, e con cui Massimo Troisi ha scritto tutti i suoi film, a eccezione di Non ci resta che piangere. Con lei si confrontava, grazie a lei ha saputo regalarci nei suoi film un’immagine di donna e di coppia moderni. Non più femme fatale accanto all’uomo tutto d’un pezzo, ma una donna decisa di fianco a un uomo con i propri dubbi e le proprie debolezze, incapace di staccarsi dalle proprie tradizioni e messo in crisi dal femminismo . Mario Martone con Anna Pavignano riguarda appunti, ascolta cassette, sfoglia pagine di diario e foglietti sparsi per farci scoprire insieme a lui come scaturivano le idee, nascevano i film e come si è formato un personaggio che ancora oggi riesce a farci sorridere ed emozionarci.