La visibilità per un’attrice è fondamentale, eppure nemmeno ora che è contemporaneamente protagonista di 4 metà (film su Netflix) e della serie tv Doc – Nelle tue mani (dal 13 gennaio su Raiuno), Matilde Gioli identifica la felicità con la popolarità. Tanto meno ritiene essenziale passare più tempo possibile su un set. Al contrario: a regalarle gioia sono i momenti trascorsi «con i cavalli e con persone concrete, che non bramano attenzioni e che non chiedono alla vita più di quello che hanno» ci racconta in una pausa delle riprese di Doc.
Matilde Gioli è la protagonista del servizio di moda di Donna Moderna in edicola il 13 gennaio 2022:
Intervista a Matilde Gioli
Come sei arrivata a questa conclusione, non proprio da star dello spettacolo?
«È stata una scoperta progressiva. Da piccola, per un anno intero, mio fratello Filippo e io abbiamo vissuto in montagna con nostra madre. Ricordo con struggimento la libertà di quel periodo, la bellezza di ritrovarsi a pranzo la domenica, tutti e quattro i fratelli con i nostri genitori, la poesia delle piccole cose, le risate… Poi nel 2018, per il film I moschettieri del re di Giovanni Veronesi ho imparato a cavalcare e mi sono innamorata dell’equitazione. Ho iniziato a trascorrere ore con il mio cavallo per pulirlo, accarezzarlo, guardarlo. E un giorno ho provato una sensazione irripetibile, di armonia e completezza. Troppo a lungo mi sono riempita di impegni: sai, quando non hai molta autostima, cerchi di evitare i tempi vuoti per non affrontare te stessa. Invece lì, per la prima volta mi sono sentita al mio posto, e ho capito di avere bisogno di vivere in una dimensione dove non si dipende dal giudizio e dallo sguardo altrui».
Fino a quel momento te ne importava?
«Molto: sono sempre stata insicura. Ma dopo l’incidente che ho subito in Inghilterra (a 16 anni l’attrice ha rischiato di rimanere paralizzata, ndr), mi sono resa conto di quanto tempo avessi perso dietro a cose stupide come il giudizio degli altri. Quell’episodio ha ridefinito le mie priorità e mi ha reso più libera. E molto ha inciso anche la malattia di mio padre, morto a 55 anni di tumore. Per quanto abbia la tendenza a rimuginare, i ricordi tragici mi fanno dire: “Tira su la testa e piantala di lamentarti. Non si può piacere a tutti”».
«È merito del mio cavallo se, per la prima volta, mi sono sentita al mio posto e ho trovato una dimensione in cui non si dipende dal giudizio degli altri»
Hai iniziato a recitare per caso, ma ti sei aggiudicata vari premi. Sei ambiziosa come attrice?
«Lo sono diventata. Al mio debutto nel 2014 con Il capitale umano di Paolo Virzì non avevo esperienza e potevo attingere solo ad alcuni tratti del mio carattere, ma ora ho accettato che questo sia il mio mestiere e mi impegno a livello tecnico, coltivo l’idea di eccellere. È un’aspirazione, però. Non una malattia» (ride).
Parlando di aspirazioni, è vero che volevi fare il medico?
«Sì e sarei stata brava perché resto calma anche sotto pressione! Ma non ho passato il test di Medicina e mi sono iscritta a Filosofia. Curiosamente, per prepararci a Doc, Luca Argentero e io abbiamo passato alcune giornate insieme a veri medici nel reparto di Medicina interna del Policlinico Gemelli. Come se fossimo dei tirocinanti, con il consenso dei pazienti, abbiamo assistito alle visite e seguito il giro del primario. Io non venivo riconosciuta spesso, Luca sempre».
Quindi le pazienti lo fermavano?
«Macché. Erano le dottoresse ad assillarlo!».
Parlando di belli, com’è il tuo uomo ideale?
«Ho frequentato persone differenti. Tuttavia una costante tra tutti, che ritrovo anche nel mio fidanzato Alessandro, è una galanteria che non è bon ton, ma un atteggiamento rispettoso verso le donne in generale. Alessandro non ti parla sopra, ti osserva mentre fai le cose e se ti vede in difficoltà ti aiuta senza che tu glielo debba chiedere. Ho finalmente la sensazione di potermi appoggiare a qualcuno. E poi mi ascolta. Erano anni che dicevo di volermi buttare con il paracadute. Solo lui ha capito che ci tenevo. E mi ci ha portata».
Come vi siete conosciuti?
«Per caso. Otto mesi fa ero a Roma e ho cercato online un posto dove fare una gita a cavallo. Lui era il mio istruttore durante quell’escursione: non me ne sono più andata dal maneggio. Alessandro ha tutti i tratti che cercavo in un partner. Ho trovato in lui quello che in altre storie mi mancava: il suo lato “bambino”, la capacità di meravigliarsi per i piccoli incanti quotidiani come una spaghettata venuta da dio o un paesaggio inaspettato».
Sei sportiva, ok, ma la moda ti piace?
«Sì, ma mi scateno soprattutto per le felpe con il cappuccio. Anche perché, grazie al mio lavoro, ho il privilegio di indossare splendidi abiti firmatissimi. Sul set, invece, il mio momento più basso in fatto di look è stata la serie Di padre in figlia: ero una ragazzina con un’enorme testa riccia, di moda negli anni ’80, e tremende tute paillettate indossate con gli stivali. Mi trovavo inguardabile io, figuriamoci il pubblico!».
Servizio di Nicolò Milella – foto di Davide Nova intervista di Elisa Venco
testi moda di Elena Banfi
Hairstyle Domenico Papa @ The agency Aldo Coppola using L’Oréal Professionnel.
Make up Raffaele Schioppo for Simone Belli make up.