Cos’è l’amore? «Che domandona!» risponde Matteo Bussola. Eppure sull’amore ha appena scritto un romanzo, L’invenzione di noi due (Einaudi), in cui scandaglia, quasi come farebbe uno scienziato, il terreno della coppia, del matrimonio, delle dinamiche che inevitabilmente si creano nelle relazioni di lunga data. «L’amore è la reazione a qualcuno che è riuscito a superare tutti i nostri muri. La risposta accogliente a una potenziale minaccia che ha valicato il confine. L’accettazione di un rischio» scrive.

La trama del libro

I personaggi principali, Milo e Nadia, sono in bilico su un burrone: stanno attraversando quelle tempeste che di solito decretano la fine di un amore, «ma sono capaci di lottare per riuscire di nuovo a guardarsi, seppur con delle maschere». Milo è convinto che Nadia, dopo 15 anni di vita in comune, non lo desideri più, che si sia spenta. «Si sono allontanati, ma stanno insieme ugualmente, un po’ per inerzia e un po’ per paura che quello che c’è là fuori nel mondo sia più terribile rispetto allo stare in 2 senza amore».

E così Milo comincia a mandare delle mail alla moglie, utilizzando un altro nome, una maschera, per riconquistarla. Scrivere d’amore non è facile. Si rischia di cadere nel melenso e, se invece si affronta il tema seriamente, si può rimanere invischiati in domande senza risposta.

Spunti autobiografici

Matteo Bussola prende spunto dalla vita, la sua, come ha già fatto con i libri precedenti. Qui il riferimento autobiografico è all’inizio della storia, quando Milo e Nadia sono adolescenti. «Al liceo, durante l’anno della maturità, ho avuto una relazione epistolare con una ragazza perché c’erano dei lavori di ristrutturazione e l’aula era utilizzata a metà: alla mattina c’ero io con la 5a B, mentre al pomeriggio c’era lei con la 5a A. Un giorno, sul banco, ho trovato una scritta a matita che diceva: “Chi sei?”. Ho risposto a questo messaggio e abbiamo cominciato a scriverci sul banco per 2 mesi senza mai vederci». Solo molti anni dopo, durante una festa a Verona, si sono incontrati. «Ma, a differenza del romanzo, la scintilla non è scattata».

L’amore nella vita vera

Nella vita di Matteo Bussola da 15 anni c’è Paola Barbato, scrittrice come lui: hanno 3 bambine, come lui racconta nel suo primo libro Notti in bianco, baci a colazione. «Paola scrive di notte, perché non ha interruzioni e riesce a concentrarsi meglio. Io invece mi alzo prestissimo, ho degli orari da panettiere. E quando mi sveglio a volte trovo alcuni suoi messaggi, perlopiù di quotidianità spicciola, altre volte più lunghi e articolati. La parola scritta, così come succede nel romanzo, ci ha permesso di chiarire qualche screzio o incomprensione. La scrittura, se ti sforzi di usarla bene, concentra. Per noi è stato uno strumento utilissimo per uscire da certe situazioni complicate».

Ma alla fine l’amore che cos’è? «È un atto di coraggio, di fiducia visionaria che ti consente di stare accanto a una persona in attesa di quei giorni in cui accadrà qualcosa tutto insieme, perché nella maggior parte dei giorni non succede niente. Ha a che fare con lo stare, con l’accogliere le cose della vita che non ti aspetti. E poi c’è lo sguardo: riuscire a guardare sempre la persona che ami, anche quando diventa difficile».

IN LIBRERIA

L’invenzione di noi due (Einaudi) è il quarto libro di Matteo Bussola. Racconta l’amore tra Milo e Nadia, la loro crisi dopo 15 anni di matrimonio e il modo in cui riescono a ritrovarsi.