Michael J. Fox: il nuovo libro

Le fan e i fan di Ritorno al futuro esulteranno alla notizia dell’imminente uscita del libro Il futuro è stato bellissimo. Considerazioni di un ottimista sulla mortalità (Tea ed.), la quarta biografia di Michael J. Fox che racconta con i toni della commedia la sua non facile convivenza con il morbo di Parkinson.

Michael J. Fox ha presentato il suo libro in diretta in tv nella trasmissione CBS Mornings.

Ricco di aneddoti e considerazioni sulla vita, il libro di Michael J. Fox propone ai lettori l’esperienza di un uomo che ha conosciuto il successo planetario e l’inferno della malattia senza mai smettere di aver fiducia nella vita.

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– Con la moglie Tracy Pollan
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Michael J. Fox

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Michael J. Fox ha compiuto 50 anni nel 2011. Nella foto è insieme alla moglie Tracy Pollan, che ha un anno più di lui.

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Michael J. Fox e la moglie Tracy Pollan con cui si è sposato nel 1988.

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Michael J. Fox in una foto recente (ottobre 2015).

Castle Rock Entertainment/LaPresse
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Nella foto Michael J. Fox è al congresso sul Parkinson nel 2005 a New York. L’attore ha anche creato la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research.

Della sua malattia ha detto: “Il Parkinson mi ha salvato la vita. Prima vivevo a 100 all’ora e bevevo, ora mi sono avvicinato alla famiglia”.

LaPresse/Startraks
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Nel 2000 Michael J. Fox ha annuncia il suo ritiro dalla serie tv Spin City, nella quale interpretava il protagonista, a causa dell’aggravarsi della sua malattia.

Qui lo vediamo durante le riprese a Central Park con un cerbiatto.

Ansa/EPA/PAUL BUCK
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Fox è sposato dal 1988 con l’attrice Tracy Pollan, dalla quale ha avuto quattro figli: un maschio, due gemelle e un’altra femmina.

Nella foto è con lei nel 2009 ai 61esimi Primetime Emmy Awards al Nokia Theater di Los Angeles.

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– Nel 2017
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– Nel febbraio 2011 a Berlino, ai Golden Camera Awards.
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Da Ritorno al futuro (1985) per Michael J. Fox è stato l’inanellare di una serie di film di successo, una carriera sempre in ascesa, frenata però da una grave forma del Morbo di Parkinson, che l’ha obbligato praticamente a ritirarsi dalle scene nei primi anni del 2000.

Da allora però è diventato un importante sostenitore e raccoglitore di fondi a favore della ricerca sulle cellule staminali, nella speranza che un giorno possano aiutare chi soffre del morbo di Parkinson o di altri disturbi debilitanti.

Canadese naturalizzato statunitense, ai XXI Giochi olimpici invernali di Vancouver ha partecipato con un monologo alla cerimonia di chiusura della manifestazione (nella foto)

Universal Pictures/LaPresse
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Non poteva mancare un’immagine di scena di Ritorno al futuro (1985), a cui poi seguì Ritorno al futuro Parte II e Parte III.

Nel 2010 in occasione del 25° anniversario dall’uscita nei cinema dell’indimenticabile pellicola, Michael J. Fox ha vestito di nuovo i panni di Marty McFly rigirando il trailer del film e annunciando la partecipazione agli Scream Awards 2010. Le nozze d’argento della pellicola sono festeggiate in tutto il mondo. Specialmente a New York il cast principale si riunì davanti ad una folla di fan in visibilio.

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Archivio Mondadori
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Tra gli altri film che hanno visto protagonista l’attore sbarazzino Michael J. Fox ci sono Il segreto del mio successo di Herbert Ross (1987), Le mille luci di New York di James Bridges (1988), Vittime di guerra di Brian De Palma (1989)

Warner Bros/LaPresse
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Nel 1991, a trent’anni, mentre gira il film Doc Hollywood, Michael J. Fox si accorge che le sue dita tremano senza che lui riesca a controllarle: gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson, notizia che renderà pubblica soltanto nel 1998.

Castle Rock Entertainment/LaPresse
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– Negli anni ’90 ha partecipato a film come Il presidente – Una storia d’amore di Rob Reiner (1995) (nella foto), si è fatto dirigere da Peter Jackson in Sospesi nel tempo, altro riuscito film della coppia Spielberg/Zemeckis (1996), fa un cameo di pochi secondi in Mars Attacks! di Tim Burton (1996).

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Michael J. Fox: dal successo alla diagnosi di Parkinson

Prima di diventare una star mondiale nel ruolo di Marty McFly nella saga cult Ritorno al futuro diretta da Robert Zemeckis e prodotta da Steven Spielberg, Michael J. Fox debutta nel 1982 come uno dei protagonisti della serie tv statunitense Casa Keaton, di grande successo anche in Italia. In questa circostanza conosce l’attrice Tracy Pollan che sposa nel 1988. Dal matrimonio nascono quattro figli: Sam Michael (1989), le gemelle Aquinnah Kathleen e Schuyler Frances (1995) ed Esmé Annabelle (2001).

La diagnosi di Parkinson nel 1991

Dopo le pellicole degli esordi la sua carriera di attore brillante decolla con Voglia di vincere (1985) diretto da Rod Daniel e Il segreto del mio successo (1987) di Herbert Ross. Tutto sembra proseguire a gonfie vele, almeno finché il vento inizia a soffiare in una direzione avversa. È il 1991 e Michael è impegnato nelle riprese del film Doc Hollywood – Dottore in carriera, quando si accorge di un tremore incontrollabile alle dita della mano: gli viene diagnosticata la malattia di Parkinson, notizia che renderà pubblica soltanto nel 1998.

La recitazione durante la malattia e l’outing sul Parkinson

Michael J. Fox non si perde d’animo e continua a recitare, ma stavolta i ruoli più difficili della sua carriera sono quelli accanto alla malattia. Nel 1996, nonostante la salute precaria, colleziona un tris di successi: è il protagonista della commedia horror diretta da Peter Jackson Sospesi nel tempo, si fa dirigere da Tim Burton in Mars Attacks! e inizia a lavorare nella sit-com Spin City nei panni del protagonista, il vanitosissimo ma efficiente Mike Flaherty, vicesindaco della città di New York. «Il mio personaggio non aveva il Parkinson perciò, alla fine della seconda stagione è diventato difficile farlo risultare fisicamente integro in maniera credibile» – scrive l’attore – «Dal momento che ero sempre più preoccupato che i miei movimenti involontari confondessero quella parte di pubblico che non sapeva della mia malattia e che risultassero invece stranianti per coloro che ne erano a conoscenza (mi troverebbero ancora divertente se sapessero che ho il Parkinson?), nel 1998 ho deciso di rendere pubblica la mia diagnosi. Devo dire che i miei fan si sono rivelati di mente molto aperta e hanno mostrato grande supporto».

Nel 2000 Michael J. Fox lascia la recitazione

Ma nel 2000, dopo tre premi Golden Globe, Michael J. Fox si trova costretto a lasciare la serie per l’aggravarsi della malattia. Nello stesso anno fonda la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research, la più grande organizzazione al mondo per la ricerca contro il Parkinson.

La convivenza di 30 anni con la malattia di Parkinson

Dal giorno in cui Michael J. Fox ha reso pubblica la sua diagnosi, la sua vita sembrerebbe essersi affacciata su un secondo e fruttuoso atto. La Fondazione che ha costituito ha raccolto cifre astronomiche, le sue biografie sono andate a ruba e ha continuato a recitare in ruoli importanti. La sua vita famigliare è serena e appagante ma anche in questo quadro idilliaco non sono mancati i momenti bui: «Dopo trent’anni di Parkinson, ho sviluppato una sorta di distensione nei confronti della malattia. Ne abbiamo passate tante insieme, io e lei. Ho capito molto tempo fa che l’idea di esercitare una forma di controllo è fuori questione, quindi mi sono accontentato di un accordo che prevede un misto di adattabilità e resilienza. Il Parkinson somiglia al jab sinistro di un pugile: se mi metto di buona volontà a fintare e schivare un po’, è gestibile» rivela Michael, che ce la fa sempre a risollevarsi dopo ogni caduta, trovando nella famiglia e negli amici la spinta più vitale ad andare avanti e oggi racconta il suo personale e commovente punto di vista sul potere dell’amore, con l’invito a guardare al futuro con gioia e gratitudine.

La ultime cure per il Parkinson

La forma di Parkinson giovanile che ha colpito Michael J. Fox, è un raro ceppo della malattia neurodegenerativa che colpisce in media la popolazione maschile dai 55 anni in su. I sintomi si manifestano in tremori e disturbi motori a cui si sommano disturbi cognitivi ed emotivi. Come tutte le malattie neurodegenerative non si cura, ma una diagnosi precoce consente di intervenire farmacologicamente così da rallentarne il decorso, spiega il dott. Antonio Cerasa, neuroscienziato del Cnr – IRIB di Messina, Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica: «I principi attivi impiegati stimolano l’attività dopaminergica che è stata compromessa a livello cerebrale, e coadiuvano il ripristino delle funzioni motorie» – spiega l’esperto – «La ricerca più avanzata propone la Deep Brain Stimulation, un trattamento chirurgico volto a ridurre i sintomi motori debilitanti caratteristici del morbo di Parkinson. Si tratta di neurostimolatori che vengono impiantati da neurochirurghi e servono per ripristinare in maniera elettrica e non solo neurologica l’attività dei neuroni del sistema motorio. Questa tecnologia ha sicuramente un effetto molto importante sui sintomi della malattia, può togliere il tremore e può eliminare il rallentamento motorio» conclude l’esperto.

Le strutture italiane di riferimento per il Parkinson

IRCCS San Raffaele di Milano: è in collegamento diretto con altri centri nazionali ed internazionali specializzati con i quali vengono effettuati protocolli di ricerca in ambito riabilitativo. Qui si selezionano e gestiscono pazienti in fase complicata che necessitano di terapie non convenzionali (terapie infusionali sottocutanee, intradigiunali).

Ospedale Policlinico San Martino di Genova: il Centro per la Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento dell’IRCCS San Martino di Genova si dedica alla cura di pazienti con malattia di Parkinson e disordini del movimento dal 1988. È stato inoltre riconosciuto dalla Regione Liguria come Centro di riferimento per la diagnosi e cura della malattia di Huntington e di malattie rare (Malattia di Huntington, Distonia, Parkinsonismi atipici). Il Centro offre cinque ambulatori dedicati alla cura di pazienti con disordini del movimento (250 visite circa al mese).

Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma: La Fondazione Santa Lucia è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), specializzato nel settore delle neuroscience e dotato di un ospedale di neuroriabilitazione di alta specialità (Codice 75) per il trattamento di pazienti con gravi deficit di origine neurologica. Eroga percorsi di neuroriabilitazione di alta specialità per pazienti che presentano gravi deficit neurologici provocati principalmente da cerebrolesioni di origine traumatica, eventualmente accompagnate da periodi di coma, ictus cerebrale, malattie neurodegenerative come Parkinson e Sclerosi Multipla, lesioni del midollo spinale.